L’intervento di Luca Ferrari inserisce la situazione drammatica dei servizi sociali cremonesi in un contesto più ampio. È la dura realtà. Urgono molte domande in proposito. Non si chiude fra le altre la questione del rapporto LGH-Aem-Comune-servizi sociali di cui hanno parlato recentemente sia Filippo Locatelli, Giacomo Bazzani, lo stesso Luca Ferrari.
La vicenda del signor Bajram e di Mangiafuoco (così come quella di Sandro Merli) sono certo emblematiche dello stato di cose di questa assurda, paradossale contemporaneità post-capitalista. Scrive bene lei quando sostiene che ci sono macchine costose a Cremona, eppure non ci sono opportunità di lavoro e assistenza per le persone più disagiate. Quello che non condivido della sua sacrosanta denuncia (che ricorda le autobiografie della leggera del grande, misconosciuto Montaldi…) è la critica surrettizia, continua, univoca ai Servizi Sociali. Mi sembra ancora una volta strumentale e miope. E non lo scrivo, le ripeto, per difendere la mia “cadrega”…
Una critica feroce, frontale, dura io la muoverei al Comune di Cremona nel suo insieme (rispetto alle logiche di sistema, alla ripartizione delle risorse, alla scelta delle priorità su cui investire i soldi dei cittadini contribuenti), all’economia cremonese (i fantomatici imprenditori locali), alle aziende erogatrici privatizzate. I servizi sociali hanno subito un taglio colossale, quest’anno, di 600mila euro. Un’enormità, converrà. A fronte di un aumento esponenziale dei problemi delle persone le risorse sono diminuite, il personale preposto all’assistenza è insufficiente e ancora in parte precario.
Lei può pensare che anche i servizi sociali, parte di questo sistema alla deriva, siano responsabili del degrado o siano addirittura, come sostengono certe posizioni antagoniste e anarchiche, uno dei “cani da guardia del potere”. Potrei essere anche d’accordo con lei, ma mi creda: poiché ci lavoro da molti anni, conosco la qualità umana e professionale di molti dei colleghi e le garantisco che i più agiscono in assoluta buona fede, con passione e deontologia. Non c’è alcuna volontà di ignorare o minimizzare i problemi delle persone che si rivolgono ai servizi. Respingere una richiesta di aiuto, quando motivata e reale (perché può anche capitare che non losia) provoca frustrazione e impotenza in molti di noi operatori del sociale. Nessuno vive questa esperienza a cuor leggero.
Se fossi in lei, per avere un quadro il più possibile esaustivo della situazione, proverei ad esempio ad intervistare altri assessori della giunta comunale, tipo l’assessore al Bilancio. Documentare i tanti drammi di cremonesi in grave difficoltà imputandone le ragioni ai soli servizi sociali non rende giustizia della crisi profonda di sistema che stanno attraversando le società occidentali e Cremona tra queste. E’ una crisi di sistema da cui è possibile non si esca se non con tragedie ancora più grandi. I servizi sociali a Cremona, in tutto questo, sono solo una piccola parte in un gioco ben più grande in cui rischiano di essere fatte a fette intere classi sociali (dal vecchio lumpenproletariat alla classe media…).