Leggendo il testo del quinto Conto Energia emergono due elementi a mio parere indiscutibili. Chi ha scritto il decreto 5 luglio 2012 (il c.d. quinto Conto Energia) ha in mente gli eccessi del passato in termini di incentivi, non a caso il 30% dei pannelli fotovoltaici prodotti nel mondo nell’anno passato sono stati installati in Italia ma soprattutto (e purtroppo) non conosce la geografia.
L’Italia è il Paese del Sole ma non è lo stesso Sole a baciare Milano o Cagliari o Palermo.
A fronte di un Nord del Paese già ricco di produzione elettrica che ha fatto man bassa dei primi conti energia, le Isole italiane e alcune parti del Meridione, da sempre, soffrono per i pochi investimenti. Questo non solo è un problema occupazionale e di sviluppo, ma anche energetico.
L’Italia infatti risente di una mancata distribuzione della produzione che è in grado di coprire il 200 per cento del fabbisogno di punta, ma non è equamente ripartita secondo i consumi delle zone di programmazione.
Perché incentivare il fotovoltaico in Regioni che hanno già un eccesso di produzione annullando cosi l’effetto di impianti a fonti tradizionali magari efficienti e moderni, per lasciare la Sardegna in condizioni di grave deficit?
Queste disparità infatti si riflettono per il meccanismo gestito da Terna sulla rete di alta e altissima tensione con congestioni che portano a costi elevati del costo dell’energia. Solo nel mese di luglio la Sardegna sta portando, per effetto della borsa elettrica, che ripartisce sul prezzo unico nazionale i costi zonali dovuti a inefficienze e congestioni, un aumento del costo dell’energia del 10%.
Le rinnovabili potrebbero riequilibrare questo deficit, rilanciare ripresa e sviluppo e non andare a sovrapporsi alle centrali tradizionali. Oltretutto le zone più critiche del nostro territorio per produzione sono anche quelle più adatte a eolico e idroelettrico, e anche quelle con maggior crisi dell’impiego, pertanto non si comprende bene l’obiettivo che aveva in mente il legislatore.
Gli stessi soldi investiti a Milano darebbero un 50 % di remunerazione in più se lo fossero stati impiegati a Palermo, oltre a produrre il 50% in più.
La logica del fotovoltaico come evidente dai numeri del quinto Conto Energia è oramai un calcolo al profitto e non ai vantaggi dello sviluppo di nuove produzioni e professioni.
Non dimentichiamo che queste norme e questa rapidità di crescita contribuiscono solo a massicce importazioni, senza agevolare lo sviluppo industriale locale.
Una normativa che continua quindi a privilegiare gli interessi dei produttori anziché quello dei cittadini che però pagano: 50 euro a MWh è il solo costo della componente A3 dal 1° maggio 2012, incentivazioni alle fonti rinnovabili, la seconda voce più alta della fattura, seconda solo (e di poco) al costo dell’energia, che oramai vale solo il 50 % della bolletta elettrica degli italiani.