Leggo su questo "retroscena" di Carmelo Lopapa su "Repubblica" che Bersani starebbe trattando discretamente la possibilità di offrire candidature connotate non già dalla statura dei candidati, ma dalla loro etichettatura "cattolica", in cambio di un via libera alla formazione del suo governo.
Spero ardentemente di essere smentito dai fatti e dall'interessato. Marini? Mattarella? Castagnetti? Persone incensurate, per carità... Ma roba da Quirinale??? Dini????? Un nome indecente alla Mario Monti. Uno che è stato dovunque, comunque, "ma anche".
No, caro Bersani. Pensi davvero che Berlusconi ti farà fare il minimo che la decenza impone (legge elettorale, legge anticorruzione, lotta all'evasione, legge antitrust, legge sulla incandidabilità, patrimoniale), se gli darai Mattarella al Quirinale??? Caro Pierluigi, più che un pericolo, una certezza: faresti la fine del pollo come D'Alema col suo accordo di scambio "Bicamerale/Riforme". E sarebbe, per sempre, la fine del PD (che già non scoppia di salute).
Questo il retroscena di Carmelo Lopapa. Sarebbe un sogno, ricevere - anche indirettamente - una "secca smentita"... Ci sarà? Tafanus
Rosa di cattolici per il Quirinale: l'ultima offerta di Bersani
La proposta del segretario Pd per chiudere sul governo. Marini e Mattarella in pole. Ma nel Pdl spunta Dini. Il 15 aprile in teoria si va in Aula per votare per il Colle, ma le regionali in Friuli del 21 aprile costringeranno allo slittamento a fine mese
E' l'ultima offera offerta targata Bersani per chiudere la
doppia partita governo-Quirinale. Una rosa di tre moderati per la corsa
al Colle, che consenta di coinvolgere il Pdl. E di mettere allo stesso
tempo spalle al muro i 5 Stelle, come avvenuto per i presidenti di
Camera e Senato. Tre autorevoli ex parlamentari, tutti con incarichi di
prestigio alle spalle. Tratto comune: la matrice cattolica che dia
comunque il segno della discontinuità.
Un sottile filo bianco che
porta ai nomi di Franco Marini, Sergio Mattarella e Pierluigi
Castagnetti. Eccola la squadra a tre punte sulla quale il segretario dei
Democratici e i suoi "ambasciatori" si stanno spendendo nelle
trattative assai riservate che vanno avanti sotto il manto delle
consultazioni ufficiali. Le due partite del resto si intersecano,
impensabile chiudere quella per Palazzo Chigi tenendo fuori il Colle. E
lo schema di gioco non può prescindere da un accordo di massima con
Berlusconi e i suoi, ma anche con Maroni e la Lega. Con l'obiettivo di
strappare la loro "non sfiducia", la mancata partecipazione al voto che
consenta a Bersani di strapparla, quella benedetta fiducia al Senato, e
salpare. Ipotesi che ancora in queste ore, a sentire dirigenti di prima
fascia Pdl come Maurizio Lupi o Mariastella Gelmini, non vengono prese
nemmeno in considerazione dal Pdl.
In casa democratica sono
convinti invece che sulla tattica del Cavaliere "pronto alle urne"
prevarrà il suo istinto di sopravvivenza, la voglia di non essere
tagliato fuori dai giochi che contano.
Ritorniamo ai nomi seri. Ritorniamo a personaggi come Zagrebelski, e lasciamo perdere il poker di nomi che si sentono in giro. E che gli altri "prendano o lascino". Ci accuseranno di aver preso tutto il piatto? Bene, è esattamente ciò che hanno fatto loro. Con Berlusconi, che già chiede la poltrona di vice-premier per il suo cameriere siciliano, non ci sono trattative possibili.
Napolitano non si impunti con la faccenda della "maggioranza numerica certa" al Senato. Sa bene che Bersani non la avrà. Tutto ciò che possiamo avere da questa missione impossibile è che Bersani vada - come da programma originario - in Parlamento, senza maggioranza precostituita, a chiedere la fiducia SUL PROGRAMMA. Ci sono punti sui quali i grillini non possono dire di no (vedi Grasso), e ci sono punti sui quali TUTTI (Grillo, Berlusconi, Monti) dovranno spiegare molto bene il loro eventuale no.
Se non ci sarà la fiducia, Napolitano non proponga pastrocchi: si dimetta in anticipo, onde por fine al semestre bianco - che impedisce lo scioglimento delle camere. Si voti per il Quirinale un nome di prestigio (Draghi, Zagrebelski, Rodotà?), e si lascino perdere i cascami della prima Repubblica - per quanto onorevoli - di cui sono stati fatti i nomi. E che Berlusconi sbraiti pure (tanto lo farebbe comunque).
Se il tentativo di Bersani fosse destinato al fallimento, che la caduta di Bersani trascini verso il basso Berlusconi, Monti e Grillo. Bersani, faccia un accordo indecente col PdL, e cadrà lo stesso, ma proiettando verso Palazzo Chigi, in pochi mesi, la "Casaleggio & C."
Tafanus