Recentemente è defunta una nota cantantessa britannica, dalla vita piuttosto intensa.
Ammetto che nemmeno sapevo come fosse fisicamente, né avevo idea di che roba avesse creato.
Credo di aver sentito solo Rehab, alla radio, una volta, mentre ero dalla parrucchiera (ventidue mesi fa), ma nemmeno sapevo di chi fosse quella voce.
Ora, sui social nètuorc di massa ci sono tutti i cinici che fanno osservazioni del tipo “Prima che morisse non se la cacava nessuno, e adesso sono tutti suoi fan”.
A me personalmente, una morte così ha fatto un po’ effetto. Un misto di ansia, mistero, e paura.
Però non è che dico “Poverina, aveva una voce magnifica, proprio ieri avevo ascoltato una sua canzone, che spreco di talento, mi mancherà, ero sua fan”.
No.
Ho dovuto ascoltare mezzo youtube per collegare Rehab alla sua persona.
Non voglio fare il falso fan improvvisato che si mette in mostra e piange false lacrime solo perché è successo e tutti ne parlano.
Ma forse è ancora meno nobile (?) dire che l’ho scoperta in virtù del suo trapasso, e che, se fosse rimasta in vita, io avrei continuato a ignorare (involontariamente) la sua produzione.
Ma non è che io l’apprezzi per pietà, perché poverina-è-mmorta-e-allora-bisogna-apprezzarla-per-rispetto-verso-i-morti. L’apprezzerò (in futuro) perché gradirò i suoi brani (se succederà).
Che fino a ieri non conoscevo, e che avrò tutto il tempo di conoscere.
Tanto, non credo che usciranno nuovi album.