La proiezione delle percentuali, dal lontano 12 maggio 1974 al più recente 21 giugno 2009, induce allo sconforto: una caduta decisa di votanti, dall' 87,7% di italiani che si espresse sul divorzio nel 1974, fino al misero 23,5% raccolto dai quesiti "elettorali" del 2009 (premio di maggioranza e innalzamento della soglia di sbarramento, abrogazione delle candidature plurime dello stesso candidato).
È vero che ci fu un'inversione di tendenza nel '93, con il 76,9% (chi se li ricorda? Eccoli: Competenze USL, Stupefacenti e sostanze psicotrope, Finanziamento pubblico dei partiti, Casse Risparmio e Monti Pietà, Ministero delle partecipazioni statali, Elezione Senato della Repubblica, Ministero agricoltura e foreste, Ministero turismo e spettacolo).
Ma già un paio di voti dopo, nel '97, si era di nuovo giù al 30,2%.
E da allora nessun referendum ha più raggiunto il quorum.
Questa volta potrebbe essere diverso. Sull'onda del tema del nucleare, particolarmente sentito dopo l'incidente di Fukushima, e del risveglio di entusiasmo generato nella non-destra dalle ultime comunali, la percentuale di votanti sarà sicuramente maggiore.
Provo a fare una stima. Vediamo le motivazioni di voto e l'effetto che potrebbero avere:
- voto perché lo sento come dovere civico --> 20%
- non voto, me ne infischio, ho altro da fare --> 20%
- motivabili al voto: 100% - 20% - 20% = 60%
- no al nucleare: 60% dei motivabili --> 36%
- no a mr. B --> 20% dei restanti motivabili --> 4,8%
- Totale: 20% + 36% + 4,8% = 60,8%
Domenica vedremo. C'è solo da sperare in alcuni accadimenti:
- siano pochi, pochissimi quelli che restano a casa per dire NO (è un "mezzuccio", il vivere civile è un'altra cosa)
- dovesse prevalere il SI su qualche quesito, i nostri politici non si attivino subito per aggirare l'ostacolo
- al contrario dei referendum del '93, tra cinque anni ci si ricordi dei temi su cui abbiamo votato il 12 e 13 giugno del 2011, e cosa ha fatto la politica di conseguenza