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Quote rosa nei Consigli di Amministrazione alle donne. Mi pare una legge stupida

Creato il 13 marzo 2011 da Iljester
13 marzo 2011 | Cultura, Economia, Politica | Permalink

Quote rosa nei Consigli di Amministrazione alle donne. Mi pare una legge stupidaSono ovviamente per la parità tra uomo e donna. Non ho mai pensato che le donne debbono stare a casa a cucinare e a fare figli, mentre l’uomo deve lavorare e portare il pane a casa. Per quanto suggestiva sia l’idea, è chiaro che nei nostri tempi non è più auspicabile né possibile. La donna e l’uomo sono e devono essere messi sullo stesso piano, e devono avere l’opportunità di fare carriera e di arrivare ai massimi vertici della società con le medesime chance. Ma è altrettanto chiaro che questa parità non può alla fine essere raggiunta per legge. Trovo perciò del tutto discutibile la norma che prevede l’obbligo di inserire le quote rosa anche per quanto riguarda i Consigli di Amministrazione delle società quotate in borsa.
E questo perché? Perché è acclarato che l’imposizione delle quote rosa per legge si tramuta alla fine in una sorta di discriminazione al contrario che mina il principio della qualità e del merito a favore dell’appartenenza sessuale.
In altre parole, questa legge ripropone una logica che è naturalmente di sinistra, comunista, o comunque stalinista. Perché non basa la progressione di carriera sul merito e sull’efficienza, ma su una presunta differenziazione o discriminazione sessuale ab origine.
Ritengo perciò l’idea aberrante e inaccettabile. Se una donna deve arrivare ai vertici di una società di capitali, ci deve arrivare perché è capace e perché ha dimostrato sul campo di essere brava quanto un uomo se non di più. E non perché è donna!
Ma poi, se questa è logica, quanto credete che ci vorrà per introdurre ulteriori norme che garantiscono posti in questo o quel ruolo, solo perché si è in un qualche modo diversi? Oggi le donne, domani gli omosessuali. E domani ancora, il criterio sarà il colore della pelle, e poi il disegno degli occhi… Insomma, parametri che non dovrebbero rilevare davanti agli unici criteri che contano: il merito, la capacità e la professionalità. Il valore della persona in quanto tale, e non in quanto donna o gay, nero o bianco, giallo o rosso.
È chiaro perciò che non è così che si tutelano le minoranze. Questa è una logica – come dicevo – tipica della sinistra. Non di una destra liberale e sociale che punta sulla logica della meritevolezza. E del resto, che le donne non abbiano bisogno delle quote rosa, è dimostrato dal fatto che in Italia, il sesso femminile si è ottimamente imposto in settori che prima erano quasi esclusivo appannaggio degli uomini. Prendiamo la Magistratura: un recente sondaggio ha dimostrato che c’è una donna ogni tre magistrati. E non passerà parecchio tempo ancora, prima di vedere le donne ai vertici degli apparati militari o a Palazzo Chigi, ovvero al Quirinale.
Peraltro, il rischio ulteriore rispetto all’introduzione delle quote rosa per legge è il pericolo di una discriminazione surrettizia del sesso maschile. È chiaro infatti che con le quote rosa, il sesso maschile, a parità di merito, avrebbe meno chance di ottenere una carica, e solo perché una legge impone posti «riservati» alle donne. Ma poi, se anche il pericolo fosse infondato, siamo così certi che le donne siano completamente d’accordo con una legge che attribuisce loro un vantaggio predeterminato normativamente? Del resto, la norma acclara ancora una volta l’idea che le donne siano il sesso debole nella società, e che senza una legge che le tuteli specificamente, non arriverebbero agli stessi risultati degli uomini. Personalmente, se fossi donna, non vorrei mai una legge che mi permetta in una gara di partire prima per guadagnare vantaggio rispetto al mio diretto concorrente maschile. Non sarebbe avvilente e la mia vittoria amara?

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: discriminazione sessuale, donna, donne, parità dei sessi, quote rosa, quote rosa consigli di amministrazione, sesso femminile
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  • http://marmando.blogspot.com/ Marmando

    Concordo su tutto.
    Se fossi una donna troverei umiliante ricoprire una carica ottenuta in questo modo.
    E meno male che al governo c’è la destra….

  • http://www.laboratoriomilano-articolo51.blogspot.com angela ronchini

    Non credo che si debba sentirsi umiliate: in tutto il resto d’Europa Norvegia in primis, le donne sono state imposte nei CdA con leggi ad hoc ed è dimostrato che hanno migliorato qualità, competitività e produttività. Per essere pari bisogna avere le stesse possibilità cosa che i maschietti italiani non ci danno, non cedendo nemmeno uno strapuntino, Regione Lombardia docet pur con norme specifiche le donne vengono tenute fiuori, figurarsi se non ci fossero! Poi perchè pretendere il merito solo da noi? Come pensate siano nominati i machietti? Giocando a golf! E poi perchè citiamo l’Europa quando ci fa comodo e la contestiamo se gli uomini devono cedere il passo? La norma ce la chiede l’Europa, perchè noi siamo molto indietro nel favorire l’inserimento di donne nelle posizioni apicali. Ci vuole un cambio di passo culturaòle e solo con le leggi lo otterremo: gli uomini dimostrano con queste posizioni di non voler cedere posti mai, quindi prendiamoceli! Se la norma ha risolto il problema in Francia, Germania, Norvegia…ben venga: ora abbiamo bisogno della quantiutà, poi col tempo verrà la qualità…cosa che gli uomini non hanno ancora applicato alle loro scelte nei posti di…


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