Ai lettori di questo blog sono sempre stati proposti articoli di approfondimento storico con la finalità essenziale di conoscere, valorizzare e divulgare le plurimillenarie radici del territorio reggino, senza dedicare spazio alcuno ad altri argomenti. Mi sembra tuttavia opportuno, data l’emergenza-spazzatura che negli ultimi mesi sta deturpando l’ecosistema dell’Area dello Stretto compromettendone la salubrità, evidenziare la disperata necessità e la convenienza, in termini di economia ed eco-sostenibilità, della raccolta differenziata. Non ha senso parlare di tutela o conservazione dei beni culturali, di memoria, radici o identità quando poi i centri storici di Reggio-città e della maggior parte dei comuni della Provincia si sono trasformati in immensi immondezzai in cui, spesso e volentieri, le testimonianze materiali del passato si trovano a convivere coi resti putridi della cena del giorno prima.
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La società moderna produce prodotti e beni di consumo, che una volta divenuti obsoleti vengono trasformati in rifiuti. Una cosa è certa: gli esseri umani, sia in città che in campagna e nel corso di ogni epoca, hanno sempre prodotto rifiuti che rifiutavano di tenere dentro o vicino casa. Di norma i rifiuti venivano sempre gettati in luoghi convenzionalmente adibiti a discariche. La Bibbia, per esempio, tramanda la denominazione di una discarica celebre, la Geenna, la valle situata a mezzogiorno del monte Sion in cui venivano accatastati i rifiuti cittadini e i cadaveri insepolti usualmente dati alle fiamme. Si perdonerà all'autore una breve digressione non attinente al tema, semplicemente per sottolineare che proprio dalla Geenna deriva il concetto di “fuoco eterno” e la tradizionale iconografia cristiana con cui si suole raffigurare o immaginare l'inferno. La quantità di rifiuti prodotta dall'uomo aumenta vertiginosamente a partire dal XX secolo, quando la fruizione di grandi quantitativi di prodotti e di beni di consumo, per effetto dei moderni metodi di produzione di massa, è ormai alla portata di tutti. Gradualmente ci si rende conto che i consueti sistemi di raccolta e smaltimento dell'immondizia, discariche e inceneritori, inquinano: nasce dunque l'esigenza di sperimentare e pianificare criteri alternativi ed eco-sostenibili. In Italia si comincia a parlare di raccolta differenziata come sistema speculare alle discariche solo alla fine degli anni Settanta, in riferimento ad alcune tipologie di materiali riciclabili come il vetro, la carta, l'alluminio e la plastica; parallelamente, si afferma la necessità di selezionare i cosiddetti “rifiuti urbani pericolosi” (RUP) come i farmaci scaduti o le pile scariche. Alla fine degli anni Ottanta sia a livello comunitario che nazionale risalgono i primi, esaustivi disegni legislativi volti a regolamentare i rifiuti solidi urbani (RSU) che, in estrema sintesi, incoraggiano la raccolta differenziata secondo l'affermazione del principio “chi inquina paga”, sottolineando la necessità di ridurre l'impatto ambientale e favorire il riciclaggio. In Italia il cosiddetto “Decreto Ronchi” (Dlgs 5/2/1997, n. 22 in attuazione delle direttive europee 91/156/Cee, 91/689/Cee e 94/62/Cee) costituisce attualmente il punto di riferimento in materia, seppur successivi interventi legislativi abbiano complicato il quadro normativo.
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La possibilità di attuare un sistema integrato di raccolta differenziata non può prescindere da una pianificazione preventiva in grado di tenere conto delle peculiarità urbanistiche del territorio, della quantità e della qualità delle tecnologie e delle risorse umane disponibili per il servizio di nettezza urbana, nonché delle abitudini dei cittadini e dei conseguenti flussi di produzione dei rifiuti in loco. Dalla valutazione analitica di queste variabili dipendono la razionalizzazione economica del sistema e il suo livello di eco-sostenibilità. A livello metodologico occorre distinguere fra le diverse tipologie di rifiuti, i quali possono essere selezionati o combinati per materiali. Una volta stabilite le metodologie si passa al sistema operativo vero e proprio, che di solito può articolarsi in raccolta mediante cassonetti stradali, raccolta “porta a porta” o in centri comunali di raccolta (o “isole ecologiche”). La raccolta tramite cassonetti stradali avviene per mezzo di appositi contenitori di varia forma e colore che vengono collocati in aree prestabilite. Sono i cittadini a depositare i rifiuti precedentemente differenziati all’interno dei contenitori. Il metodo di raccolta “porta a porta” consiste nel ritiro, da parte del gestore, dei sacchetti, solitamente distinti per colore a seconda della tipologia di materiale, a domicilio, secondo tempistiche e modalità prefissate. Infine, i centri di raccolta comunali o le “isole ecologiche” sono delle aree dedicate, attrezzate e presidiate dal gestore, dislocate all’interno dei centri urbani. Se tutti e tre i sistemi operativi summenzionati non possono prescindere da una collaborazione attiva e responsabile da parte dei cittadini – basta depositare un sacchetto di rifiuti indifferenziati all’interno di un’area di raccolta per vanificare gli effetti positivi del servizio – e che la convenienza di questa o di quella forma organizzativa dipende soprattutto dalle peculiarità del contesto in cui si opera, si può comunque considerare il “porta a porta” una felice sintesi fra razionalizzazione economica ed eco-sostenibilità: la produzione di rifiuti residuali risulta inferiore, i materiali riciclabili sono di buona qualità e, coinvolgendo maggiormente gli utenti all’interno della propria abitazione, consente di abbattere considerevolmente i costi di gestione. Le statistiche dimostrano che la percentuale relativa alla raccolta differenziata in Italia, nonostante un evidente incremento nel corso degli ultimi anni, è ancora lontana dai risultati ottenuti nel resto d’Europa (l’Austria, capofila fra gli stati “virtuosi” d’Europa, differenzia il 70% dei rifiuti), assestandosi al 31,7% nel 2011 (Fonte Istat), ma con enormi disparità all’interno della penisola: il Nord differenzia oltre il 40% dei rifiuti, il Centro-Sud intorno al 20%, mentre nelle Isole si raggiunge all’incirca il 15%. Al di là dei vantaggi indiscutibilmente apportati all’ambiente sarà opportuno sottolineare che la raccolta differenziata consente di abbattere i costi relativi alle tasse sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in questi tempi di crisi, a patto che i cittadini-contribuenti prendano coscienza delle proprie responsabilità, individuali e collettive, accettando di educarsi ed educare al fine di non lasciare ereditare ai propri figli il peso mortifero di un pianeta avvelenato. Natale Zappalà