Magazine Scienze
Questa settimana Annamaria Testa parla di storie, o meglio dell'importanza di raccontarle e del perche' ci piacciono. E allora a me sono venute in mente queste parole di Marie Curie:
Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate. Dobbiamo avere un mezzo per comunicare questo sentimento all'esterno, non dobbiamo lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine e ingranaggi. L'umanità ha bisogno di uomini d'azione, ma anche bisogno di sognatori per i quali perseguire disinteressatamente un fine è altrettanto imperioso quanto è per loro impossibile pensare al proprio profitto.(Convegno della Cultura del 1933).
Perche' anche nella scienza la comunicazione e' importantissima, perche' e' bello raccontare anche il backstage delle scoperte scientifiche, perche' ogni invenzione ha dietro la sua storia, ogni singola osservazione e' un viaggio, e anche gli esperimenti con risultati negativi in verita' danno tante informazioni. Quando spiego agli studenti che iniziano in laboratorio come analizzare i dati faccio loro presente che rivedere i dati registrati di un esperimento e' come entrare in un racconto, e bisogna tenere conto anche delle sfumature, della variabilita' biologica, del fatto che alla fine ogni cellula in ogni singolo esperimento ha una propria storia. Per comporre il puzzle ci vogliono pazienza e innumerevoli prove, poi si tratta di rielaborare tutto, sintetizzare e trasmetterlo agli altri possibilmente cercando di essere concreti e leggeri insieme, una faticaccia insomma. Ne vale la pena? E' un po' come chiedersi a che servono le storie.
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