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raccontino in carbolina

Creato il 15 giugno 2011 da Luci

è da quando sono tornata da Berlino che volevo raccontarvi di una cosa ma me lo scordavo sempre, d’altronde fra gay pride, referendum e altre amenità ero distratta.

il racconto di oggi si intitola: tedeschi a caccia di biuste.

lounge di francoforte. a parte che gli steward del lounge lufthansa di francoforte sono cattivissimi e io voglio bene solo a quelli del lounge di monaco di baviera: la mia tessera frequent flyer è stata rinnovata fino al 2015 ma non mi è ancora arrivata: per vedere la data reale basta mettere nel lettore quella vecchia, lo steward la guarda e mi fa “è scaduten”

“nein”

“ja”

“nein”

“ja”

“nein”

“ja”

“tumammaialen, mettila nel lettore, imbecillen!”

“fa pene, può entrare”

“kratzialkà”.

entro nel lounge. mi guardo intorno, internet è a pagamento e io vengo da lucca.

salatini e bira. E banane e mele. E una cremina da mettere sul pane.

E sono finiti i biuste (*).

mi siedo sconsolata, il pane, una birra, il giornale, aspettando l’aereo.

un tedesco ciccionissimo chiappa al volo un cameriere evidentemente indianomorfo dal peso ipotetico di chili ventitrè.

“è uno skandalen! perkè sono finiti i biuste?”

io non voglio neanche sapere cosa deve essere passato nella testa del microindiano, o musulmano o indù che fosse, davanti a un maiale in pantaloni beige e camicia a maniche corte albicocca che reclamava biuste.

ma so che l’indiano si è scusato ed è corso via.

quindi io sapevo.

sapevo che i biuste sarebbero tornati.

io lo sapevo, lo sapeva il ciccione e lo sapeva un microtedesco accanto a me che per darsi un tono leggeva il financial times ma si vedeva che era un dodicenne travestito.

lo sapeva anche il tipo con la barba rossa e gli occhialini tondi, ci avete mai fatto caso? non esiste un luogo in germania dove non ci sia un tipo con la barba rossa e gli occhialini tondi che guarda tutti con aria ironica, come se fosse bello lui.

insomma, lo sapevamo in parecchi.

altri lo sospettavano.

altri lo speravano.

molti, la maggior parte, lo ignorava.

chi lo sapeva sapeva anche che per quanti biuste potevano riportare non potevano essere altrettanti quanto gli occupanti del lounge e che quindi era chiaro: la risorsa era minore della richiesta. scattava la competizione, scattava la gara “io avrò il mio biuste”.

e così, nell’attesa, si creavano alleanze, sguardi complici e si tentavano accordi silenziosi del tipo: “ok, io non frego te e tu non freghi me, però insieme possiamo fregare gli altri”.

io ero esclusa dal gioco, ero femmina, straniera e timorosa. ma il tedesco microscopico, il ciccione e il tipo dagli occhialetti tondi avevano fatto comunella.

dopo qualche minuto arriva il cameriere. armeggia al bancone e torna via.

i tre non partono.

li guardo sorpresa.

decido di partire io.

vado, ogni tanto mi guardo dietro per vedere se qualcuno mi segue.

nessuno.

continuo sempre più incredula.

alzo il primo coperchio e prendo un panino caldo.

alzo il coperchio dei biuste e…

nulla.

avevano portato solo il pane.

loro sapevano, io, accidenti no.

mentre torno indietro accompagnata dallo sguardo sardonico dei crucchi medito vendetta.

avrò il mio biuste, costi quel che costi.

torno ad aspettare.

decido di seguire il ciccione. il ciccione tedesco sa cosa fare, per definizione.

infatti dopo poco si muove, ondeggia, avanza.

lo seguo, col mio panino, freddo.

li hanno portati. il ciccione è il primo, secondo il tedesco bambino, terza io, quarto quello con gli occhialini, che non voleva farsi vedere goloso.

il resto del lounge non capisce la gioia del podio.

(*) non sapete cosa è un biuste? AAARGH!!!


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