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“Buono come il pane”.
Una delle espressioni più usate. Però non sai davvero quanto è buono finché non lo fai con le tue mani.
Ho 7 anni e gioco in giardino.
“Elena!”.
È mia nonna. Ha macchie di farina sul viso.
“Voglio insegnarti a fare il pane”. Fiuu, l'ho scampata.
“Il pane? Ma è difficilissimo!”
Non finisco la frase che mi ritrovo in cucina. Una seria, di quelle di una volta: grande, con un tavolo di marmo per impastare.
Nonna mi porge la farina e mi mostra come fare: prima una montagnola, magicamente trasformata in vulcano. Il cratere al centro serve ad accogliere acqua e lievito madre. Non quello schifo di lievito di birra che si usa oggi. Il lievito madre è il segreto per un pane fragrante, profumato e che dura giorni.
Niente sale. Il pane casereccio nel Centro Italia si fa “sciapo”, per gustarlo coi salumi, che per contrasto sono molto saporiti.
Guardo nonna e la imito: con la forchetta sposto un po' di farina verso il centro, fino a farla diventare tutt'uno con acqua e lievito. L'operazione è sempre più complicata. La densità aumenta e l'acqua è quasi del tutto assorbita. È arrivato il momento di abbandonare la forchetta.
Ah, che piacevole sensazione! La pasta prende vita tra le mie mani e devo metterci davvero tutta la mia forza per domare quella palla da bowling.
“E ora nonna?”
“La nostra parte è terminata: ora tocca a lievito, umidità e aria. Copri la palla con un canovaccio e andiamo a vedere cosa fa il nonno”.
A sera torniamo al tavolo.
La palla è diventata un pallone! Non credo ai miei occhi.
Un'altra veloce impastata e mettiamo il pane sulla pala e poi nel forno a legna. Non prima di aver assaggiato un pezzo di pasta cruda però: gnam!
“Quanto ci vorrà nonna?”
“Te ne accorgerai cara”.
Sono le mie narici ad accorgersene. Il profumo riempie la casa. Il pane è pronto.
Nonna mi aiuta a sfornarlo perché non mi scotti.
Io mi fiondo all'attacco di quella prelibatezza, ne taglio una grossa fetta e la divoro avidamente. Brucia da morire. Ma che buono!
Non ho mai mangiato nulla di simile in vita mia.
Ci credo: è il mio pane. E lo è tutt'ora, trentatre anni dopo.
Buono come il pane di Valentina Cosimi
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