Magazine Cultura

RACCONTO DOMENICALE “Amanda”

Da Federbernardini53 @FedeBernardini

Image

(Premio Ruggero II 2005 – Patrocinato dal Pontificium Consilium de Cultura)

Amanda faceva la vita da quasi vent’anni. Aveva cominciato nel ’60, ai tempi delle Olimpiadi, un’annata d’oro per molte sue colleghe. Poi venne l’Anno Santo, quello del ’75, e anche allora fu una vera manna: parecchie riuscirono a mettere da parte quanto bastava per aprire una stireria o un negozietto qualunque e si tolsero dal marciapiede. Lei no, era ormai vicina ai cinquanta e continuava a fare quel mestiere per necessità. Amanda non era bella e aveva anche un difetto, era zoppa.

Erano gli anni in cui sui lungotevere, alla stazione Termini o alle Terme di Caracalla, si incontravano ancora quelle puttane nostrane, sguaiate e grassocce, che ormai vivono solo nei ricordi di chi non è più giovane. Alcune avevano un che di materno, con le loro grosse tette debordanti dai reggipetti. Le vedevi, a volte, sedute su un paracarro, che si massaggiavano le gambe gonfie e stanche e ti apostrofavano con quel loro: -Allora…bel moretto? Andiamo?- E per diecimila lire ti accoglievano tra le loro braccia amorevoli ed erano anche disposte a starti a sentire e a consolarti, se ce n’era bisogno…ma torniamo ad Amanda.

-Brutto stronzo, figlio di puttana!- urlò Marisa, lanciando una scarpa contro il finestrino della Cinquecento che procedeva a passo d’uomo. Il conducente dette una brusca accelerata e filò via.

-L’hai visto?- disse rivolta ad Amanda saltellando su un piede, mentre andava a recuperare la sua calzatura. –E’ quello stronzo che passa ogni tanto e me ne dice di tutti i colori-.

-E ti spaventi per così poco?- rispose lei, -Non è di quelli che devi aver paura, ma di quelli che cacciano il coltello!- Amanda  lo sapeva benissimo, perché l’aveva provato più volte sulla pelle. I suoi clienti erano quelli della peggior specie: quelli che pagano poco e pretendono molto. Ne aveva paura,  ma  doveva  rischiare perché gli altri, “i signorini”, andavano con quelle più giovani e piacenti. Lei, ormai, era anziana e bella non lo era mai stata…e poi era zoppa.

-Guarda!- disse Marisa, -Sta arrivando l’amore tuo!-

Era Tarcisio, un ometto sui sessanta, che aveva un banco a Porta Portese, dove vendeva cianfrusaglie d’ogni sorta. Si sarebbe potuto definire un ricettatore, per usare una parola grossa, ma in realtà era soltanto un poveraccio che tirava avanti alla meno peggio, senza guardare per il sottile quando qualche lazzarone gli proponeva per pochi spiccioli un oggetto di dubbia provenienza. Conosceva Amanda da anni: aveva cominciato a frequentarla come cliente, ma poi erano diventati amici. L’andava a trovare spesso, in ore tarde, con un thermos di caffè caldo e una busta di cornetti appena sfornati. Era una festa per lei, e anche per le sue amiche, che gli si facevano intorno e, immancabilmente, lo alleggerivano del suo carico.

Si fermò, con la sua 127, davanti alle due donne e abbassò il finestrino. Subito Marisa allungò una mano sulla busta dei cornetti e lui, afferrandola per un polso: -A Marì, lo sai, questi so pe’ Amanda!-

-Dammene uno…ti prego!- disse lei facendo la gattina.

-E va be’, ma uno solo! e meno male che stasera ce stai solo te!-

Fece montare Amanda e la baciò sulle guance, come faceva sempre, poi versò il caffè nel tappo del thermos e tirò fuori della busta un cornetto alla crema: le piacevano tanto e quando li mangiava lo guardava con occhi ridenti, come una bambina.

Arrivò un’Alfa e Marisa salì subito, senza contrattare, era un cliente abituale. –Buon appetito!- disse ad Amanda strizzandole l’occhio.  L’Alfa ripartì sgommando.  Erano rimasti soli,  sotto la luce liquida che colava da un lampione, in quella notte brumosa di metà dicembre.

-Beh…come va stasera?- le chiese Tarcisio.

-Non si batte un chiodo!- rispose lei sconsolata, -Sarà che c’è poca gente in giro, sarà che ormai sono vecchia!-

-Ma che vecchia!- la consolò accarezzandole una guancia, -è che ormai siamo rimasti in pochi ad apprezzare le donne vere!- Quando si rivolgeva ad Amanda si sforzava di parlare in perfetto italiano: lei era nata a Trieste.

-Ma dai…non prendermi in giro, lo so che sono vecchia e poi…- si dette una pacca sulla gamba matta. Tarcisio la prese fra le braccia e la strinse forte.

-Beh…grazie per il caffè e i cornetti, sei proprio un amico! ma ora fammi scendere, se no va a finire che mi fai scappare i clienti!- Nel frattempo, infatti, erano passate un paio di macchine, avevano rallentato un po’ e se n’erano ripartite a tutto gas, vedendola in compagnia di Tarcisio.

-Ma come? te ne vai così? mi lasci solo?-

-Perché? cosa vorresti fare?- gli rispose con un sorrisetto ironico.

Da un bel po’, ormai, Tarcisio si intratteneva con lei solo per fare due chiacchiere e raramente le chiedeva di appartarsi. Quella notte aveva voglia.

-Dai…andiamo!-

-Sì, poi mettiamo in conto!-

Era l’unico uomo da cui non si facesse pagare: quando faceva l’amore con lui, per una volta, si sentiva una donna e non una bestia, come coi clienti. E Tarcisio, poi, la trattava con rispetto, con amore, si sarebbe detto, come avrebbe fatto con sua moglie, se l’avesse avuta, e non con una puttana. Se ne andarono al solito posto e dopo dieci minuti erano di nuovo sotto il lampione. Prima che Amanda scendesse, l’uomo le allungò ventimila lire.

-Ma che fai? Non sono mica una puttana!- fece lei fingendosi offesa e respingendo il denaro con un gesto della mano.

-Ma dai…prendili…non fare la scema, lo so che ti fanno comodo. L’ho capita che stasera sei andata in bianco e…con l’aria che tira…-.

Amanda esitò un poco e poi prese le due banconote e gli scoccò un bacio. –Grazie, Tarcisio, sei proprio un amico, a buon rendere!-

-Esatto! quando sarai ricca me li renderai con gli interessi!- Non era la prima volta che le faceva un regalo, sapeva che non se la passava bene e gli faceva un po’ pena.

Proprio in quel mentre, l’uomo dell’Alfa scaricò Marisa, che tremava dal freddo.

–E’ ora di accendere il fuoco- disse, e si accovacciò davanti a un grosso barattolo dov’erano già sistemati degli sterpi e delle assicelle, insieme a fogli appallottolati di giornale. La notte era gelida, le due si accostarono all’improvvisato focherello sfregandosi le mani intirizzite. Erano l’una di fronte all’altra e un piacevole calore cominciava ad avvolgerle, si guardarono negli occhi e si sorrisero.

-Stasera si va in bianco!- disse Marisa.

Non passava una macchina. Verso le due il freddo si era fatto  insopportabile: decisero che per quella notte poteva bastare. Mentre Amanda se ne tornava a casa, poco più di una baracca, a cinquecento metri dal suo lampione, fu accostata da due ragazzotti in moto.

-A fata!!!- le gridò uno dei due sghignazzando.

Si allontanarono a tutta manetta e lei, senza scomporsi, continuò per  la sua  strada con  la sua  andatura  sbilenca, mentre nell’aria brumosa si dissolvevano, come la scia di un petardo, gli echi delle risa sguaiate dei due balordi.

***

La casa di Amanda era tutta lì: la cucina, la camera da letto, dove non riceveva mai i clienti, e un minuscolo gabinetto senza la vasca da bagno. Quanto le sarebbe piaciuto averla: ogni volta che passava davanti alle vetrine dei negozi di impianti sanitari, si fermava estasiata a guardare quelle belle, grandi vasche con l’idromassaggio, nelle quali aveva sempre sognato di immergersi, in una nuvola di schiuma profumata, come le attrici del cinema. Non c’era una sedia, in quella povera casa, che fosse uguale ad un’altra, l’aveva arredata così come aveva potuto, alla rinfusa: la maggior parte dei mobili glieli aveva regalati Tarcisio, compreso il letto con la spalliera di ottone sul quale era l’unico uomo ad aver mai giaciuto. Ognuno di essi le ricordava un anno disgraziato della sua vita, perché erano stati regali di compleanno. Quella casa era lo specchio della sua miseria, ciò nonostante era il luogo dove l’abiezione del suo stato meno le pesava: il luridume della strada e del mondo rimaneva fuori della porta.

-Mah…anche stasera è andata così!- pensò Amanda, -Meno male che Tarcisio mi ha regalato queste ventimila lire…poveraccio, come dev’essere solo per farsela con una come me…mah!- Si preparò una tazza di latte caldo: il gelo della notte le era entrato nelle ossa e ne aveva assolutamente bisogno prima di andare a dormire.

In camera da letto, sopra il comò, gliel’aveva regalato Tarcisio per il suo quarantesimo compleanno, c’era una fotografia in una cornice d’argento: era il ritratto di un giovane marinaio con una divisa straniera, l’aveva sposato a diciott’anni. Lui se l’era presa non perché l’amasse e tanto meno perché fosse bella, ma solo perché  non  voleva  tornare al  suo  paese e aveva  bisogno  di un asilo; lei l’amava, perché era bello e forte ed era stato il primo uomo della sua vita. Avevano vissuto insieme per pochi mesi, nella casa del padre, che faceva il facchino al porto di Trieste. Quando il vecchio morì, il marinaio se ne andò senza neanche salutarla e non si fece più vedere. Lei continuò ad amarlo lo stesso perché durante tutto il tempo che erano stati insieme non le aveva mai detto una parola che non fosse gentile e non l’aveva mai picchiata, mentre il padre, quando tornava a casa ubriaco, la massacrava di botte.

Da un giorno all’altro si era trovata sola al mondo, senza una casa, senza una lira e senza un lavoro. Si mise a fare la serva, come aveva fatto per suo padre da quando era bambina, ma aveva la gamba matta e non sopportava i lavori pesanti così, dopo essere passata da una casa all’altra e da una città all’altra, arrivò a Roma, dove finì a lavorare in una casa di tolleranza. Era un buon lavoro, per nulla faticoso: doveva soltanto servire le “signorine”. Com’erano belle e come le invidiava, fosse stata come loro, che potevano permettersi il lusso di servirsi dalle migliori modiste e dalle migliori sarte e quando uscivano coi loro amanti per fare il giro dei negozi se ne tornavano cariche di roba finissima. Ma i casini vennero chiusi e anche lei si ritrovò in mezzo alla strada. Avrebbe ricordato quegli anni come i migliori della sua vita.

Fu la fame a spingerla sul marciapiede, lo fece senza convinzione, quasi senza speranza: sapeva benissimo quale fosse il genere di donne che piaceva agli uomini e chi mai sarebbe stato disposto a pagare le grazie di una ragazza non bella e per di più zoppa? E invece ce n’erano e della peggior specie. Spesso, dopo una notte di lavoro, se ne tornava a casa distrutta, disgustata di sé e del mondo,  senza  più  voglia  di vivere.

Più  di una volta aveva pensato di farla finita, ma la madonnina di gesso che la guardava dalla parete, sopra la spalliera del letto di ottone, gliel’aveva impedito. Quella notte non aveva guadagnato una lira, i soldi di Tarcisio erano stati il regalo di un amico, eppure si coricò quasi contenta perché, almeno, ogni bruttura le era stata risparmiata.

***

La notte seguente, appena arrivata al suo posto, Amanda si rese conto che la sua amica stava male.

-Ma tu scotti, hai la febbre- disse dopo averle toccato la fronte, -Non puoi lavorare così, vattene a casa o ti verrà una polmonite!-

-No, non sto troppo male, voglio provare a farmi qualche macchina se ci riesco. Ma oggi mi sembra peggio di ieri, non gira un’anima!-

-E’ vero, è una notte da lupi- soggiunse Amanda.

-Hai proprio ragione, guarda un po’ chi arriva?-

I fari di una Lancia, che si era fermata a una cinquantina di metri da loro, attraversarono il cuore di Amanda.

-Speravo che l’avesse capita, dopo quello che è successo l’altra volta, che non voglio più saperne. Gliel’ho detto che mi sono segnata il numero della targa e che se si faceva rivedere lo denunciavo-.

La Lancia ripartì lentamente e andò a fermarsi sotto il lampione. L’uomo che era alla guida abbassò il finestrino e si rivolse  ad Amanda dicendo: -Allora?….-

-Allora cosa?- rispose lei con voce stizzita.

-Lo sai, cosa…sali!-

-Vattene! lasciami in pace! te l’ho detto che con te non ci vengo più!-

-Se non ci vieni con le buone ti ci faccio venire  con le  cattive, lo sai che non scherzo!-

Guardando nello specchietto retrovisore, l’uomo si accorse che stava arrivando una volante.

-Ciao cara, ci vediamo dopo!- le disse, e si allontanò senza fretta, per non dare nell’occhio.

La macchina della polizia, in servizio di pattuglia, passò davanti alle due donne senza fermarsi. Amanda stava per richiamare l’attenzione degli agenti ma l’amica la trattenne.

-Lascia stare, non ti conviene denunciarlo, magari te la fa pagare con gli interessi-.

-Ma io quello lo devo denunciare, lo sai cosa mi ha fatto, lo devono mettere dentro, se no mi ammazza!- Appena poche sere prima l’aveva minacciata con un punteruolo: –Ti spacco il cuore!- le aveva detto.

Marisa, intanto, si sentiva sempre peggio.

-Non ce la faccio più, ormai anche questa è andata, me ne torno a casa, anzi andiamocene insieme, stanotte tira una brutta aria-.

Proprio in quel mentre, si fermò una Giulietta con un giovanotto a bordo, aveva una faccia pulita.

-Ciao, bella!- disse rivolto a Marisa, -Quanto vuoi?-

E lei alzò il prezzo.

-Ma è il doppio di quello che chiedono le altre!- rispose confuso il giovanotto.

-Non lo so quello che chiedono le altre, io sono Marisa e il mio prezzo è questo! se non hai i soldi vatti a fare servire da tua sorella!-

Il giovanotto alzò il finestrino e ingranò la marcia. Aveva una faccia così pulita, era bello e Marisa se lo sarebbe fatto anche gratis. Stava malissimo e il colpaccio non le era riuscito, doveva almeno rimediare un passaggio. Gli fece un cenno e il giovanotto abbassò nuovamente il finestrino.

-Senti, tesoro, se mi dai un passaggio fino a casa ci divertiamo un po’-.

-Sali!- rispose lui con entusiasmo.

-Però devi accompagnare anche la mia amica-.

-Va bene, salite tutt’e due-.

-Ma no, me ne torno a casa da sola, abito a due passi- fece Amanda.

-Dai…non fare la scema, monta! potrebbe essere ancora in giro!-

-No, non credo, è un vigliacco: hai visto com’è scappato quando ha visto la volante? Almeno per stanotte posso stare tranquilla, poi si vedrà-.

-Beh…fai un po’ come ti pare! ciao! ci vediamo domani-. E se ne andò col suo bel giovanotto.

Quando giunse Tarcisio, con un thermos di caffè caldo e una busta di cornetti appena sfornati,  trovò la povera Amanda riversa per terra, a metà strada fra il suo lampione e la sua povera casa. Si inginocchiò davanti a lei e la prese fra le braccia, aveva una ferita mortale.

-Amanda, cos’hai fatto?!- le chiese con voce di pianto.

-Nulla, Tarcisio, sto bene. Me li hai portati i cornetti?-

Tarcisio l’adagiò nuovamente per terra. Tornò col cornetto, la riprese fra le sue braccia e glielo diede.

-Ah…bravo Tarcisio, sei proprio un amico!- Amanda lo guardò con occhi ridenti, come una bambina, la sua mano scivolò per terra e un bioccolo di crema dorata, prima di spegnersi nel fango, illuminò come un lampo  quella PIETA’ MALEDETTA.

( e-Book http://www.goccedipoesia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=43950:amanda-fbernardini&catid=133&Itemid=19   )

Federico Bernardini

Illustrazione: Prostituta che contratta con un cliente, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:10.3010_Torino-nightlife.v2.jpg



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :