Quando ero ragazza non mi pesava andare a scuola, non mi è mai pesato stare sui libri, leggere, scoprire cose nuove, pormi delle domande, perché la mia natura è senza dubbio curiosa e riflessiva.
Al magistrale pensavo: “Potrei portarmi il letto da casa e dormirei volentieri qui, perché qui gira il mondo, qui è il centro del movimento…”
Erano gli anni 70, anni caldi, anni terribili; forse questa mia serietà caratteriale mi ha tenuta lontana dal finire in qualche movimento pericoloso che a quel tempo non era difficile incontrare ma mi ha anche
“ impedito” di potere iscrivermi a Brera per coronare le mie qualità artistiche. Mia madre, santa donna ma che del mondo non capiva nulla, temeva per me, temeva potessi finire in qualche giro di droga o di perdizione…ed io sono stata troppo ubbidiente per sapermi ribellare.
Come tutti i bravi giovani del mondo, da adolescente al massimo ho sognato, sognavo di fare o l’attrice o la cantante, insomma dei lavori creativi, che sapevano stimolare la mia fervida fantasia ed immaginazione.
In me non vibra la linfa del genio, ormai su questo mi sono rassegnata, che altrimenti non ci sarebbe stato incidente di sorta o destino recondito che m’avrebbero potuto tenere lontano dall’essere e dal fare quello che amavo e che amo sempre, ma una cosa devo comunque riconoscermela, a dispetto di ogni cattiva ventura: alla fine quello che uno è e pensa e vuole viene fuori, forse ci vorrà per alcuni più tempo, forse certe cose nel cammin facendo vengono anche irrimediabilmente perse, ma che centra, che importa perdere le briciole o se si vuole anche tutto l’antipasto…? L’importante è essere al tavolo della festa quando arriva, io credo, almeno la torta.
C’è sempre tempo per dire: “Adesso ci sono anch’io…”
Mi rivolgo ai giovani che si sentono già vecchi e non riescono a spiegarsi il perchè, o ai non più giovani che credono d’avere sacrificato inutilmente gli anni migliori al servizio di qualcuno che a malapena ricordava il loro nome, o ai vecchi che non hanno mai vissuto una vita vera e che non hanno nessuna intenzione di farsi mettere da parte solo perché la loro data anagrafica così lo chiederebbe.
Ragazzi, siamo tutti nella stessa barca. Rifiuti dell’umanità ribellatevi? No, certo che no, non rifiuti dell’umanità ma esseri semplici che fino ad oggi siete semplicemente stati per le più varie ragioni in silenzio, fate da oggi sentire la vostra voce.
In genere, i giovani hanno a loro vantaggio una montagna di energia di cui certamente un fisico che comincia ad avere accumulato qualche decade di lavoro si trova a dover difettare, ma questi ragazzi ormai attempati possono avere dalla loro qualche cellula cerebrale più collaudata e dunque possono riuscire a sopperire alla mancanza di dinamismo fisico con la presenza di dinamismo intellettuale (sempre che il loro cervello abbia saputo non solo svilupparsi ma educarsi all’esercizio della riflessione).
Poi ci sono quelli che anche da giovani hanno qualche problema non solo di rendimento fisico ma soprattutto di rendimento mentale, e questo è un altro discorso, è il problema della società che non educa, della religione che è morta nel senso che non è viva dove dovrebbe vivere, e della politica che è corrotta…
Sempre in genere, non parliamo poi dei vecchi che sono diventati le vere superstar della nostra bella società, loro che ormai sulle soglie della pensione riscoprono quanto è bello tornare a vivere ed avere di nuovo tanto tempo a disposizione per sé, loro che scoprono di non avere nessuna intenzione di lasciare la cadrega, ossia il loro diritto di stare nel mondo, di avanzare il loro spazio e tutto il resto, a dispetto di chi quel posto, sinceramente, potrebbe occuparlo a maggior titolo…
Quando sento parlare di vita ultracentenaria garantita per tutti mi vengono i brividi; io amo la vita, e non ho particolari problemi verso nessuna fascia del genere umano, ma c’è una categoria (forse più di una) che mi fa per istinto irritare: è la categoria di quelli che quando incontrano il prossimo dice loro con aria pia e sottomessa “Prego il Signore che mi faccia morire perché intanto ho già vissuto abbastanza…” e poi in realtà pensano “Tutti devono crepare prima di me, almeno la soddisfazione di vedermeli passare davanti, nella loro fossa…”
Come sarebbe bella l’umanità che dice sempre quello che pensa, non lo trovate? E se proprio non può dirlo che almeno sappia tacere! Ma forse è più divertente scoprire quanto noi uomini sappiamo essere mendaci, che altrimenti con troppa trasparenza in circolo la filosofia potrebbe finire in soffitta…
Partiamo allora dal punto primo sopra esposto: la società non educa, e perché non educa? Perché non investe sulla cultura. E perché non investe sula cultura? Perché è governata da logiche di puro profitto. E perché è governata da tali logiche? Perché ci sono i monopoli dei grandi business e dei grandi marketing…e la politica è solo un luogo dove andare a fare scempio del denaro pubblico, e la religione rimane una questione molto molto privata che agisce nel privato dei singoli, come è giusto che sia.
In tutto questo scenario l’unico dato che mi sembra positivo è proprio quello del dover confermare che la religione è sì non solo morta, ma anche sepolta, se per religione si vuole intendere quel tempo in cui la chiesa teneva soggiogata l’umanità nel dire ad essa cosa doveva pensare, cosa doveva votare, come doveva fare sesso, perché si doveva sposare, perché doveva accettare di soffrire e così via…
Proprio per questa sua insopportabile invadenza e per questa sua arroganza e per questa sua onnipresenza non richiesta e non gradita, il mondo moderno ha degnamente saputo metterla a tacere. Non che per questo luna parte di essa oggi abbia a sentire la nostra mancanza, giammai, piuttosto questa parte avrebbe solo un grande piacere che si potesse tornare correndo tra le sue amorevoli braccia piagnucolando “Quanto avevi ragione, noi siamo cattivi e solo tu ci sai governare…”
E invece il mondo reale, questo nostro cazzutissimo mondo pieno di morte e di lordume di ogni genere, com’ è rassegnevole che sia, non ha nessuna intenzione di correre dalla mamma, visto che le madri o si amano perché sanno farsi amare, o si ammirano quando si impara a conoscerle, o si detestano incondizionatamente.
Quando dico rassegnevole, intendo dire che occorre essere obiettivi; ma un conto è la rassegnazione, un conto è la resa. Posso rassegnarmi a che un assassino tale rimanga per il resto della sua vita, ma non per questo mi devo arrendere all’idea che ogni uomo sia o possa diventare un assassino.
Dunque ecco il ruolo straordinariamente vitale della filosofia oggi; come da una lente di ingrandimento vengono osservati attraverso di essa i vari pezzi della questione, magari smontati per poterli analizzare meglio. Essere filosofi non è che essere osservatori della realtà, così come lo scienziato osserva la natura nelle sue leggi fisiche, meccaniche, dinamiche e via discorrendo…
Quando mi sono iscritta all’università non ho pensato per un solo istante a un bel corso di economia, o di lettere, o di storia, o di ingegneria (per l’ingegneria non mi avrebbero nemmeno ammesso visto che nessuno ha saputo farmi amare la matematica, che invece credo sia una scienza straordinaria) , tutte materie interessantissime e pregevoli, ma a mio avviso ancora troppo specifiche e circoscritte.
Ho pensato al sapere di tutti i saperi, ossia a cosa porta l’uomo al pensiero e cosa porta il pensiero all’uomo. L’uomo va al pensiero per il suo innato bisogno di sapere il suo senso ed il pensiero sta nell’uomo perché oltre la materia di se stesso, destinata alla fine, sta in lui il suo desiderio di sopravvivere alla morte. Quindi in poche parole sono diventata filosofa perché amo l’immortalità.
Oggi credo che grazie a questa mia scelta speculativa strettamente legata alla sua scienza gemella, ossia la psicologia, io possa essere in grado, meglio di ieri, di governare il mio mondo e di inserirmi nel governo del mondo. Credo che il pensiero non abbia mai ad invecchiare; è l’unica forma di espressione umana non sottoposta alle leggi impietose del tempo.
Ciò che mina le facoltà mentali degli anziani non è il pensiero invecchiato ma il loro cervello ed il loro sistema nervoso a rischio di involuzione e di indebolimento, e non certamente la limpidezza della forza speculativa che non conosce arresti fisici di sorta essendo lei stessa afisica, distaccata dal contingente.
Come altrimenti spiegare l’assoluto vitalismo di esseri che pur nel totale immobilismo hanno una vita cerebrale florida ed incontenibile? Mi si dirà che sono un’eccezione che confermano la regola e che l’uomo medio vuole per sé la normalità e non la straordinarietà, tuttavia è l’eccezione che detta i principi e non certamente il contrario.
Oggi mi posso sentire e ritenere senza più fardelli. Senza più zavorre.
I fardelli e le zavorre sono stati un lungo periodo che mi hanno impedito di voleggiare, come mi hanno temprato nel carattere e nel sapere dare il giusto peso alle cose. Nulla è perduto. Tutto ritorna utile.
Ma è la leggerezza, è la libertà liberata che mi fa conoscere e mi farà riconoscere i vitalismi e le volontà costruttiviste degli esseri, comprese le mie.
0.000000 0.000000