Solfato di bario in crescendo ...
Potrebbe sembrare incredibile, ma quaranta anni dopo il celebre colpo di grazia inferto da Louis Pasteur alla teoria della generazione spontanea nel 1864, accadde un evento che turbò il mondo scientifico, rimettendo tutto in discussione e donando nuova linfa vitale, tanto per usare una locuzione pertinente, alla schiera di creazionisti rimasti orfani dalla prova schiacciante che il celebre biologo riuscì a realizzare con un semplice esperimento riproducibile con estrema facilità.
Creare la vita dalla materia inanimata è sempre stato il sogno recondito di molti scienziati nel corso della storia, e nemmeno i clamorosi fiaschi di coloro che ci provarono individuando nell’elettricità la proverbiale “scintilla”, l’elemento vivificatore della materia in pieno stile shelleyniano, riuscì a scoraggiare i più entusiasti, tanto che la scoperta della radioattività, insieme agli elementi luccicanti manipolati dai coniugi Curie, allora sembrarono i candidati perfetti per quello scopo.
A farne le spese fu proprio il neoarrivato radio, l’effimero elemento che qualche anno più tardi fruttò il premio Nobel ai suoi scopritori. A quei tempi il radio era una vera e propria meraviglia della scienza, da alcuni equiparato ai titoli delle case automobilistiche nelle borse delle speranze scientifiche degli inizi del novecento, sempre in rialzo, manco fosse uno spread impazzito ante litteram. Povero radio! Nel mercato della scienza diventò come il prezzemolo, fu introdotto come elemento miracoloso per la cura di ogni malattia incurabile, con medicamenti, lenti radioattive per rinforzare la vista, improbabili creme per la pelle, supposte, pastiglie, acque minerali terapeutiche e perfino come ingrediente sopraffino nel cioccolato, giusto per non farsi mancare nulla, ma questa è un’altra storia e l’ho già raccontata qualche tempo fa.
Il 20 giugno del 1905 John Butler Burke, un giovane fisico irlandese che lavorava nei laboratori di Cavendish a Cambridge, annunciò alla comunità scientifica che nel corso di alcuni esperimenti sulla formazione di aggregati molecolari instabili, aveva ottenuto qualcosa di inaspettato e sorprendente.Burke, tuttavia fu saggiamente cauto, nelle sue lettere all’editore pubblicate su Nature ammise di non aver scoperto un metodo per la generazione spontanea, ma solo un curioso effetto ottenuto su un brodo di coltura opportunamente sterilizzato e successivamente trattato con cloruro di radio, che si manifestava con la produzione di una sorta di corpuscoli microscopici, aventi inizialmente la forma di un bastoncino, quindi man mano che “crescevano” assumevano la forma di palline, e che peraltro non assomigliavano alle solite formazioni cristalline, inducendo il sospetto che fossero qualcosa a metà strada tra la vita e la non vita.
La "crescita" di un cristallo di fluorapatite
I radiobii, o radiobes in inglese, come vennero battezzati, secondo Burke erano un fenomeno con le caratteristiche peculiari degli esseri viventi, nascevano, crescevano, si scindevano e si moltiplicavano, tuttavia non era chiaro come mai non morivano, anche se questo particolare non fece altro che accrescere la meraviglia intorno a questa scoperta che oggi noi sappiamo essere impossibile. Come se ciò non bastasse, a differenza delle cellule viventi, questi pseudoesseri possedevano la caratteristica di essere solubili!
I metafisici del materialismo non si fecero scappare questa ghiotta occasione, e ne trassero tutto un nuovo sistema di cosmogonia. Ecco che un nuovo vangelo dell’abiogenesi prendeva forma, i creazionisti erano in fibrillazione, vaneggianti di un nuovo paradigma che vedeva il radio come causa scatenante della vita stessa, mediatore innaturale dell’opera divina, e altre amenità sulla falsariga dell’anima della materia.
Fortuna volle che ben presto il raziocinio e la scienza presero il sopravvento e, con la complicità di veri scienziati e nonostante la stampa sensazionalistica di tutto il mondo fece di tutto per montare a modo suo l’allettante e pretestuoso fenomeno, si riuscì a svelare non senza qualche difficoltà il curioso arcano.
I radiobii in una delle illustrazioni dell'epoca
Qualche mese dopo l’annuncio di Burke infatti, il professor W.A.D. Rudge dimostrò che le presunte formazioni viventi altro non erano che precipitati finemente suddivisi di sali di bario insolubili, generati dalla presenza di ioni solfato, un’impurezza difficilmente eliminabile dal procedimento di estrazione del radio, a causa dell’affinità elettiva che accomuna i due elementi nello stesso gruppo del sistema periodico.
Durante i primi tentativi di riprodurre l’esperimento di Burke, egli non fu in grado di osservare nulla di simile ad una divisione cellulare, credendo che gli occasionali raggruppamenti delle particelle a coppie fossero del tutto fortuiti. L’apparente crescita dei radiobii poteva essere spiegata tramite la diffusione del precipitato attraverso la gelatina da un punto in cui il sale di radio si concentrava e si arricchiva proprio grazie al particolare stato fisico colloidale del gel. Sali di bario, piombo e stronzio producevano effetti molto simili a quelli ottenuti con il radio.
Ulteriori approfondimenti dimostrarono che i radiobii non si generavano quando la gelatina animale sterilizzata veniva sostituita con agar preparato aggiungendo acqua distillata, mentre utilizzando acqua tal quale il fenomeno si riproduceva debolmente, pur senza dfficoltà. L’aggiunta di ioni solfato infine, generava una “crescita” decisamente rigogliosa.
L’analisi chimica dimostrò, lasciando poco spazio ai dubbi, che il precipitato era composto proprio da solfato di bario, e la riproduzione del fenomeno non si verificava quando gli ioni solfato erano assenti, nemmeno utilizzando sali di uranio, torio o altri estratti dalla pechblenda, indicando con chiarezza che non vi era nessuna correlazione tra la formazione dei radiobii e la radioattività.
Secondo Rudge, la forma cellulare di questi precipitati era probabilmente dovuta alla circostanza che la gelatina veniva parzialmente liquefatta dall’azione del sale, e ogni particella del precipitato si aggregava intorno ad un nucleo della stessa gelatina, in modo da formare uno strato di solfato di bario somigliante ad una sorta di sacchetto, una simulazione della “parete cellulare” circondata dalla soluzione salina nella gelatina liquida. Questa parete permeabile alla soluzione, permetteva il passaggio del liquido al suo interno provocandone l’espansione, limitata a questo punto da qualche effetto fisico come la tensione superficiale. Nessuna traccia di nucleo o mitosi venne riscontrata, nemmeno con i microscopi più potenti dell’epoca, e le presunte cellule imprigionate nei vetrini sigillati non subivano alcuna alterazione nel tempo.
Lord Kelvin
Le straordinarie dichiarazioni di Burke e di coloro che approfittarono dell’evento, vennero così sconfessate definitivamente, e Lord Kelvin, celebre opinionista scientifico di quei tempi, non risparmiò la sua critica implacabile, con un monito perentorio e quanto mai attuale da me tradotto e interpretato come segue:
“Cercate di non lasciarvi ingannare da ogni gioco di prestigio a base di elettricità o di liquidi viscosi che generano esseri viventi. Opere splendide e interessanti sono appena state congeniate in questa dottrina che recentemente è stata battezzata chimica inorganica, grazie all’iniziativa di un celebre chimico francese. Questa non è l’occasione per una conferenza sul confine tra ciò che si chiama biologico e quello che viene chiamato inorganico, ma è interessante sapere che i materiali appartenenti alla classe generale delle sostanze organiche, come lo zucchero o l’alcool, sono composti da elementi chimici. Ma non lasciate che le vostre giovani menti vengano abbagliate dall’immaginazione dei giornalisti, che descrivono la generazione della vita come un mero processo da laboratorio. Esiste una differenza assoluta tra i cristalli e le cellule. Tutto ciò che cristallizza può essere prodotto dal chimico, ma nulla che si avvicina ad una cellula di una creatura vivente è mai stato creato dall’uomo. Il risultato generale di una quantità enorme di indagini estremamente complesse e approfondite in corso da Huxley e Hooker ed altri di questo secolo, e da alcuni dei loro predecessori in entrambi i secoli XIX e XVIII secolo, è che nessun processo artificiale possa riprodurre la materia vivente dalla materia inanimata. Questo è di gran lunga al di là della portata del laboratorio chimico, molto oltre la mia stessa concezione della fisica o dell’energia elettrica, e assolutamente estraneo alla profondità di significato della scienza e dell’interesse umano.”
(La citazione originale di Lord Kelvin in inglese si trova in fondo a questa pagina)
BURKE, J. (1905). On the Spontaneous Action of Radio-active Bodies on Gelatin Media Nature, 72 (1856), 78-79 DOI: 10.1038/072078c0
BURKE, J. (1905). Action of Radium on Gelatin Media Nature, 73 (1879), 5-5 DOI: 10.1038/073005b0
THE PINE-BARRENS OF BABYLON AND ISLIP, LONG ISLAND
By Roland M. Harper
The origin of life by John Butler Burke, 1906