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Raffreddore? Ad agosto?!?!

Da Suster
Raffreddore? Ad agosto?!?!
Ebbene sì. Io e la pupa siamo raffreddate, che in estate è un tormento.
Chissà, forse è stato l'ultimo pomeriggio in spiaggia, dentro l'acqua, fuori dall'acqua, bagno di sabbia, di nuovo dentro, di nuovo fuori, e venticello assassino, che lei alla fine diventa blu e tremante e deve ancora fare la doccia.
O forse qualche bimbo moccicoso che ci ha infettato ai giardini.
O forse la punizione del mio vantarmi di non ammalarmi mai, che poi non è un vanto, è abbastanza vero: non è che non mi ammali mai, ma un'influenza a letto da mattina a sera saranno cinque anni che non me la faccio. E non che me ne dolga nemmeno, ma questo mi rende piuttosto scettica sui malanni altrui: possibile che la gente in media si faccia due-tre malanni stagionali l'anno e la sottoscritta se la cavi con un paio di giorni di naso gocciolante?
Ma comunque ora siamo in due a gocciolare. Felice di essermi ammalata insieme a lei, così è più facile per me interpretarne le sue esigenze da malata. Come ieri che volevo portarla fuori intorno alle quattro del pomeriggio, ma poi sono uscita in terrazza e stavo per stramazzare dal caldo e dal mal di testa e mi sentivo il sangue pulsare dolorosamente nelle orecchie e nelle tempie, e i bulbi oculari che mi esplodevano.
E stamani stendevo i panni e un altro po' rimango stesa pure io dal sole forte, con lei seduta accanto che giocava con gli animali infilandoli in corteo sul muretto basso smoccicando ed ansimando, e allora le ho fatto vedere come si soffia dal naso e lei mi imitava e rideva, smoccicando nel lavandino in bagno.
La mattina mi alzo con la gola secca e ruvida, che mi brucia a respirare, e il naso pure mi brucia a furia di smoccicare sempre negli stessi fazzoletti, svegliandomi di notte sento lei che rantola e la tiro su con due cuscini sotto la testa a controbilanciare la congestione nasale.
Sudiamo come matte e aspettiamo che passi per tornare a fare il bagno nella piscina gonfiabile in terrazza.
Il Ramadan è iniziato per il beduino e mi rendo conto che sarà dura.
A volte mi incazzo da sola pensando e ripensando cose, poi mi scazzo, quasi automaticamente sempre da sola, o se no sbotto e dico cose che lo so che lui lì per lì pare che se ne freghi, ma dopo me ne accorgo che le ha interiorizzate e ci sta più attento, e godo e goisco interiormente, stando ben attenta a non insuperbire, ché lo so che è solo una battaglia vinta, e che poi piano piano si ricomincia tutto come prima e mi sfibro.
E mi chiedo se per tutti amore è questo, o solo per me che sono troppo cerebrale e che raramente mi abbandono all'estasi dei sensi, anche perché se dovessi affidarmi a loro più che respiri rantolanti e moccicosi in questi tempi non ne trarrei.
Altre volte parto del tutto con la testa, ipotizzando futuri assai poco probabili, di me che dico e mo' mi hai rotto, tu e la tua Libia, il tuo Dio, il tuo bollettino di guerra e le tue telefonate interminabili mentre tua figlia ti cerca, e cosa credi, che di te non possiamo fare a meno noi due? Penso alle distanze, a cose che lessi tempo fa, sui punti di vista incompatibili e su quanto tollerare l'altro significhi assecondare, su quanto possano essere veri i discorsi di chi snocciola frasi da baci Perugina, che l'amore supera tutte le barriere, quando poi li vedi, tutti infatuati all'inizio, e invece poi si accorgono che "Non mi faceva sentire speciale", come se amare significhi aspettarsi che qualcuno ti faccia sentire speciale.
Ché se non l'hai acquisita da solo la coscienza della tua individualità, stai fresco ad aspettartela da altri. L'altro ti può dare solo se stesso, e tu lo devi prendere così com'è.
Qui nessuno è speciale, ma tutti siamo particolari. A parte che poi c'è gente che è proprio ordinaria, e manco se ne accorge, e per loro va sempre tutto bene così, tutte queste storie non se le fanno. E chissà che non siamo noi sbagliati, sempre a pensare a come sarebbe se, avrei potuto, avrei dovuto, avrei voluto, potrei, vorrei, dovrei.
Non sapere ciò che si vuole credo sia la peggiore delle cose, giacché è la volontà che ci contraddistingue dalla bestie, come esseri capaci di autodeterminarsi, almeno in teoria. Leggere Saramago non mi ha fatto bene.
Ma poi tutto questo volere altro da te, dove ti porta?
Dov'è che l'ho visto scritto, che la libertà assoluta non esiste? Esiste la libertà di fare una scelta e portarla avanti. Ah, già, sempre su quel libretto di nozze (ah ah! Risolino sarcastico).
Come quando sei su un treno e devi decidere dove scendere. Prima o poi devi scegliere, se no non scenderai mai, e arriverai al capolinea senza aver visto niente. E però se scendo qui, poi non posso scendere più lì. E più vai avanti più le possibilità diminuiscono, e forse è meglio avere meno opzioni che ti mandano in crisi, specialmente se sei indeciso cronico come me, ma poi non farti venire rimpianti e rimorsi che tanto non serve a nulla.
E piano piano le scelte che fai ti autodeterminano, e tu diventi quello che hai scelto. Come ora che sono la mamma della pupa, ed è meglio che non mi arrovello troppo che fuori fa caldo e non va bene il rovello quando si arroventa, e non va bene soprattutto per chi non si accontenta.
Se bastasse un elettrodomestico per sentirci soddisfatti di noi stessi!
Tranquilli, che poi mi passa, così com'è venuta. E' che siamo una generazione forse un po' troppo abituata ad avere tutto, e ci hanno insegnato che avremmo potuto fare tutto, diventare tutto, e invece magari ci siamo sopravvalutati, delusione. E che è importante essere egoisti, come se fosse difficile, dannata psicoanalisi spicciola, da reality. E invece non ci hanno insegnato come si fa ad amare, e che è quella la cosa difficile. Amare l'altro da noi è faticoso, e non richiede aspettative di qualsiasi genere. Che poi siamo bravissimi restare delusi dagli altri, indulgenti con noi stessi e a trasformare tutto ciò in senso di colpa.
Suderò via questi rovelli assieme al malanno e torneremo fresche come rose.

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