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rapidissimo trattato sull’umorismo

Da Gynepraio @valeria_fiore

Un tempo credevo di non sopportare le persone stonate, che puzzano e che non amano mangiare. A volte dicevo "Guarda quella stronza, caga soldi due volte al dì eppure si veste come la piccola fiammiferaia!" oppure "Pensa te quell'idiota, a stento parla italiano ed invece è il mio capo!". Cose così, capite. Generiche invettive contro i mali dell'umanità.

Mi ci sono voluti 33 anni per capire che c'è veramente uno e un solo limite che non posso perdonare al prossimo: la mancanza di umorismo. Le persone prive di tale caratteristica sono aride come il deserto del Gobi, insipide come gli omogeneizzati per l'infanzia, incolori come la colla dei francobolli. Questa malattia, perchè di fatto è una patologia, si manifesta a due livelli diversi.

mancanza di umorismo reattivo

Chi ne soffre non capisce l'ironia, non ride alle battute, non fa i collegamenti. Nei casi più fortunati, i malati tacciono con un grosso punto interrogativo disegnato sulla fronte, e fanno dimenticare la loro esistenza. Nei casi peggiori, chiedono e approfondiscono. Volete stanarli? Fate un'iperbole. Ad una festa piena di bambini schiamazzanti in età prescolare, dite a voce alta "Erode, dove sei?". Il nostro amico tenterà di ridimensionarvi subito: "Ma no, ma dai, poveri bambini!". E voi giù a spiegare che non volete davvero ammazzarle realmente sul serio, 'ste creature, ma solo che è un modo di dire, capisci, una esagerazione, no? NO. La variante ancora più grave è "il privo di umorismo reattivo e di cultura": costui, di solito, vi chiede chi è Erode.

mancanza di umorismo produttivo

Chi ne soffre può comprendere l'altrui ironia ma, giunto il suo momento, proprio quando ha l'occhio di bue puntato sul volto, fa cilecca. Siccome l'umorismo richiede tempismo, e il nostro ne è sprovvisto, solitamente non è un mago delle battute. Allora cerca di compensare con -ahimè- un'altra specialità: gli aneddoti. Come storyteller solitamente vale poco e tende a peggiorare la situazione con lo scivolone degli scivoloni: ride da solo prima che sia finita ("quando sono ubriaco...cado nell'errore più penoso che un clown possa fare: rido delle mie stesse trovate" H. Böll), in mezzo agli sguardi colmi di riprovazione imbarazzo degli astanti. Potete dire quello che volete, ma quel tipo di gelo che scende attorno a un tavolo quando uno racconta una storiella e nessuno si diverte io non l'ho mai avvertito, nemmeno ai funerali.

Una persona che non ride delle mie battute, probabilmente mi detesta. Si tratta di una posizione legittima (anche se ai miei occhi indifendibile, ndr). Ma se non mi detesta, allora non mi conosce. Umorismo è vedere la cosa A, pensare subito alla cosa B e ridere della cosa B. Se io vedo una che mi sta antipatica che si presenta tutta en-pendent vestita di rosa, io penso al Tenerone e nella mia mente risuona " Pippo Pippo Pippo ". Se tu non lo vedi, magari vedi altro. Non escludo che tu possa portarmi nel tuo mondo, e io possa rinunciare a ridere del Tenerone per ridere, che so, di Peppa Pig. Ma se non vedi niente, non possiamo essere amici, non ci sarà tra noi vera confidenza, non sarò mai così a mio agio da riuscire a fare la cacca a casa tua. Capito? Scordatelo.

E poi mi raccomando, che non vi salti in mente di fidanzarvi con uno che non vi fa ridere. Una volta uscivo con un tizio a modino, angelicato e soprattutto bello: somigliava a Ryan Gosling, e no, non è una iperbole e sì, posso addurre prove fotografiche su richiesta. Mi comprava piccoli regalini. Mi offriva cene, anche di lusso. Si sganasciava dinanzi alle mie battute -forse per compiacermi?- ma in vari mesi non è riuscito a dire una cazzata divertente che fosse una. Ovviamente l'ho dovuto lasciare. Poi ne ho incontrato uno che mi faceva ridere e tirava fuori i miei stessi giochetti di parole, e allora ci sono andata a vivere insieme. Tutte queste esperienze, stratificate e sommate, si riassumono nel seguente flow chart, che spero si rivelerà utile per orientarvi in questo mondo pieno di finti simpatici e di gente divertente-ma-solo-in-apparenza.

rapidissimo trattato sull’umorismo

Il top si ha quando il tuo intelocutore possiede umorismo reattivo, sa fare umorismo produttivo e padroneggia una terza dote: l'umorismo (auto)consolatorio. Consiste nell'attraversare aggraziatamente difficoltà, momenti di stress, abissi di patimento restando ironici: perchè amici, è troooooppo facile ridere quando tutto va bene e le vacche sono grasse. Io, per esempio, nei momenti di sconforto, non riesco a ridere della vita, prendo tutto seriamente, sto raggomitolata nel mio dolore, quando qualcuno mi chiama penso sia per annunciarmi la morte di un parente prossimo. Ho bisogno di essere pungolata, stimolata, se necessario sgridata. Ma vi assicuro che ci sono persone che quando i guai si moltiplicano continuano a divertirsi. Praticamente, ridono dell'ironia della sorte. Siete capaci di divertirvi nelle difficoltà? Volete spiegarmi come ci riuscite? Pagherò qualsiasi cifra a chi mi insegnerà come fare.


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