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Rapporto Eurostat: la povertà in Europa è aumentata!

Creato il 24 marzo 2015 da Allocco @allocco_info
Petrella: "Rapporto Eurostat. Il fallimento della politica europea: dicevano che la povertà sarebbe diminuita della metà, invece è aumentata di 7,3 milioni!".

Una delle "sette bandiere" della "Strategia Europa 2020" (SE2020) appprovata nel 2010, in un momento in cui i dirigenti dell'UE parlavano di crisi ma erano convinti che il ritorno alla crescita sarebbe avvenuto rapidamente, riguarda la riduzione di 20 milioni del numero delle persone "a rischio di povertà", tra il 2010 ed il 2020. Secondo i dati contenuti in Smarter, greener, more inclusive ( il rapporto 2015 dell'Eurostat sugli indicatori in sostegno della SE2020 reso pubblico il 3 marzo scorso), il numero dei poveri è aumentato a metà cammino di 7,3 milioni in più. Difficile pensare che l'UE possa ridurrre di 25 milioni i poveri nei soli prossimi cinque/sei anni.

L'obiettivo fissato per il 2020 resta : 96, 6 milioni di poveri. Situazione al 2014: 124,3 milioni di poveri , 7 milioni in più rispetto al 2010.

Per il vicepresidente della Commissione europea, il finlandese Ijrki Katainen, uno dei duri difensori della politica di austerità, i risultati fallimentari sono attribuibili alla crisi. Per cui, "I principi chiave della Strategia Europa 2020 restano validi come prima". Niente da cambiare, avanti sempre in vista della crescita del PIL. Bell'autocompiacimento.

Il rapporto mostra che delle tre principali componenti sulla base delle quali è costruito l'indicatore di povertà dell'Eurostat (povertà monetaria dopo trasferimenti sociali, miseria materiale, e intensità di lavoro molto bassa).

1.La povertà monetaria dopo trasferimenti sociali resta la forma più diffusa di povertà. Il che solleva dei seri interrogativi sul ruolo delle politiche centrate sulla redistribuzione del reddito e l'aumento di potere d'acquisto da parte delle famiglie povere, in assenza di modifiche strutturali delle altre politiche. Dopo viene la miseria materiale (aumentata negli ultimi anni) e, infine, la disoccupazione e il basso livello d'intensità di lavoro in seno alle famiglie povere,. con conseguenze più gravi per le donne ed i giovani.

2.Tutti gli indicatori evidenziano che le ineguaglianze tra i paesi "ricchi" (paesi scandinavi,...) e i paesi "poveri (Est e sud dell'Europa) non hanno cessato di aumentare. Il che solleva ulteriori interrogativi sugli effetti economici e sociali dell'integrazione finora realizzata sul piano economico (mercato unico, moneta unica).

In questo quadro, l'Italia si situa regolarmente per tutti gli indicatori nella parte medio-bassa, brutta, della classifica. Per esempio, mostra che la settima potenza economica mondiale e la quarta economia più forte dell'UE si posiziona in termini di miseria materiale al 20° posto (EU28) prima della Croazia, Lituania, Cipro, Grecia, Lettonia, Ungheria, Romania e Bulgaria.

Vedi Grafico 5.5:grafici 2

I miserevoli governi berlusconiani, e in parte quello di Monti, al servizio degli interessi della finanza mondiale, sono i principali responsabili dell'impoveritmento italiano. Le misure prese dai governi Letta e Renzi s'iscrivono nella continuità.

Vedi grafico: grafici (1)

da Banning Poverty

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