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Rapporto sullo Sviluppo Umano 2014, il Sud rallenta

Creato il 29 luglio 2014 da Gianfrancodv @Gdv1964
Rapporto sullo Sviluppo Umano 2014, il Sud rallentaL'UNDP ha pubblicato di recente il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2014, l'annuale appuntamento che fotografa lo stato delle nazioni del pianeta confrontandole tra di loro con un Indicatore di Sviluppo Umano. Un indicatore macroeconomico, alternativo e "meno freddo" del semplice PIL, inventato nel 1990 dall'economista pakistano Mahbub ul-Haq. 
Tale indicatore si basa su parametri relativi all'aspettativa di vita alla nascita, alla scolarizzazione e sul reddito pro capite.
Il rapporto fotografa dal 1990 (anno in cui fu pubblicato il primo rapporto) la situazione del sistema mondo, indicandone tendenze e possibili scenari futuri.
Il rapporto 2014 pone l'attenzione sul concetto di vulnerabilità, ovvero quello stato di precarietà sociale ed economica in cui, oramai sempre più, ampie fasce di individui nel mondo si trovano ad essere. Le conquiste degli ultimi decenni non hanno portato ad una situazione stabile, per cui sempre più intere popolazioni si trovano sull'orlo del baratro della povertà. Se è vero, come sostiene il rapporto, che sono 1 miliardo e 200 mila i poveri del mondo (15% della popolazione) che vivono sotto la soglia di povertà (1,25 dollari al giorno), vi sono altri 800 mila individui che sono molto vicini a questa soglia. Del resto dopo i progressi evidenziati nel passato, negli ultimi anni i rapporti sottolineano come lo sviluppo generale continua, ma a ritmi molto più lenti.

Naturalmente il rapporto analizza nel dettaglio cause e risvolti di ogni situazione e le possibili azioni per ridurre le cause della vulnerabilità e più in generale della povertà.Il rapporto evidenzia come la sistematica violazione dei diritti umani, che frenano e bloccano lo sviluppo, sono determinate da politiche che tendono ad ampliare la forbice tra ricchezza e povertà ed a creare grande disuguaglianze tra i popoli.


Il rapporto identifica 49 nazioni a livello di sviluppo  molto alto (erano 47  lo scorso anno),  52 ad alto livello di sviluppo, 41 a medio livello di sviluppo e infine 43 paesi a basso livello di sviluppo.
La classifica mondiale vede la Norvegia al primo posto (ovvero la posizione del Paese più sviluppato), seguita da Australia, Svizzera, Olanda, Stati Uniti, Germania, Nuova Zelanda, Canada, Singapore e Danimarca
Da segnalare che dal gruppo dei primi 10, rispetto al 2012, sono usciti Svezia, Irlanda e Giappone a favore di Canada, Singapore e Danimarca. 
L'Italia si colloca al 26° posto (lo scorso anno era 25°).
E' da segnalare che solo in 16 paesi del mondo gli indicatori sono uguali per uomini e donne. Tra questi paesi c'è molto est europeo (Bielorussia, Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Slovenia). La disuguaglianza tra i generi è un altro aspetto delle ingiustizie del nostro mondo, in cui le differenze geografiche si incrociano con quelle di genere, creando situazioni al limite della sostenibilità.
Per i paesi africani la questione appare sempre molto difficile. Gli ultimi 18 paesi in classifica del mondo sono stati africani (la classifica si chiude con il Niger, poi la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centroafricana). Dei 43 paesi a basso livello di sviluppo 35 sono africani (che diventano 37 aggiungendo Somalia e Sud Sudan, che non vengono calcolati).

Il primo paese africano in classifica è la Libia (55°), ma è una classifica viziata (alcuni dati precedenti al conflitto) e comunque il paese ha perso 5 posizioni nell'ultimo anno). Il primo paese dell'Africa Sub-Sahariana è il Botswana che è collocato al 109° posto, tra i paesi a medio sviluppo.


Analizzando lo storico della classifica emerge con chiarezza che sono i paesi asiatici a crescere maggiormente nell'ultimo decennio, mentre altrettanto chiare risultano le difficoltà della vecchia Europa.
Rapporto sullo Sviluppo Umano 2013

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