In queste settimane di mercato i Toronto Raptors hanno ormai definitivamente perso la loro nomea di “international team” della NBA. I tempi in cui calcavano il parquet Delfino, Nesterovic, Belinelli, Turkoglu sembrano finiti… che il GM Bryan Colangelo abbia deciso di cambiare trend, investendo su giocatori americani e non provenienti dal vecchio continente? Partiamo innanzitutto da chi non ha il passaporto statunitense, e rimane alla corte di coach Casey.
Il pilastro rimane ovviamente il nostro Andrea Bargnani, che per il settimo anno consecutivo rimarrà in Canada. Nell’ ultima stagione è stato colpito da un brutto infortunio al polpaccio, ma è l’unico che ha sempre mantenuto una certa continuità. Dato il suo enorme talento, la dirigenza canadese continua a perdonargli la poca “fame” di rimbalzi e di difesa, ma in giro è impossibile trovare un 7 piedi con delle opzioni cosi vaste nella metà campo offensiva.
Si arriva poi al duo lituano, appena formatosi: Linas Kleiza e Jonas Valanciunas. Entrambi stanno disputando delle discrete Olimpiadi con la propria nazionale, e saranno due elementi chiave per i Raptors. Linas potrebbe essere il sesto uomo della squadra con punti facili nelle mani, mentre per Jonas il discorso è leggermente più complesso. Ha passato l’ultima annata al Lietuvos Rytas, è un classe 1992, e deve ancora entrare in contatto con il duro ambiente NBA, ma in Canada sono convinti che possa essere la spalla ideale per Andrea, avendo buoni movimenti in post passo e un ottimo timing per i rimbalzi, il vero problema dei Raptors, anche ai tempi di Bosh.
In cabina di regia è ancora sotto contratto Josè Calderon, ma dai rumors dei giorni scorsi il suo futuro a Toronto non è più scontato. Il corteggiamento dei Dallas Mavericks nei suoi confronti si fa sempre più asfissiante, ma potrebbe finire in Texas solo se amnistiato dalla franchigia canadese. In questo caso dal salary cap sparirebbero gli oltre 10 milioni di dollari che il regista spagnolo percepirebbe in questa stagione.
I Raptors non si sono fermati qui: alla corte di Casey è arrivato anche Landry Fields, ala ex Knicks, che senza alcuna esitazione non hanno pareggiato la lucrosa offerta economica di Toronto da quasi 19 milioni di dollari per tre anni. Fields può garantire un’ottima difesa sul perimetro, ma le sue opzioni offensive a New York erano molto limitate. Il tiro da tre è inaffidabile (25% di media in stagione) e spaventa anche la sua percentuale ai liberi (56%). E’ comunque un classe 1988, e l’ambiente di Toronto (sicuramente meno oppressivo di quello della grande mela) potrebbe essere un vantaggio per colmare queste lacune.
L’inversione di marcia sugli “internationals” si è notata molto anche durante l’ultimo draft. Se negli anni precedenti molte scelte erano state spese per talenti extra-americani, con fortune alterne (vedi Rafael Araujo, brasiliano, ottava scelta assoluta nel 2008… sparito dalla circolazione), Colangelo ultimamente ha voluto invertire la rotta. Da giugno sono dei nuovi Raptors il sophomore da Washington, Terrence Ross (anche lui ottava assoluta, che sicuramente spera di non replicare la “carriera” di Araujo) e il mezzo lungo muscolare ex Baylor, Quincy Acy, scelto al numero 37 del secondo giro. Se per quest’ultimo molti prospettano un più che dignitoso futuro alla Reggie Evans (che da non draftato è sempre riuscito ad ottenere una maglia NBA), da Ross ci si aspetta ovviamente qualcosa di più. Con i Washington Huskies al college ha tenuto sempre cifre notevoli, specialmente nell’ultimo anno da sophomore (16 punti e ben 6.5 rimbalzi di media) e magari a Toronto riuscirà a far cancellare le critiche che sono arrivate alla franchigia canadese per averlo scelto cosi in alto, con a disposizione gente ancora libera come Austin Rivers o Kendall Marshall.
Diciamo che la squadra, rispetto alle ultime pessime annate, sembra essere strutturata molto meglio. Ogni ruolo è infatti coperto da giocatori di qualità, e le soluzioni dalla panchina sono più numerose. Facendo una piccola previsione, il quintetto base potrebbe essere formato da Lowry-DeRozan-Fields-Bargnani-Valanciunas, con Lucas III, Ross, Amir Johnson e Kleiza pronte a garantire comodi punti dalla panca. La squadra è molto giovane, e il resto del roster non dà molta sicurezza (Gray, Davis e Alan Anderson), ma il duo Colangelo-Gherardini si è sicuramente mosso molto bene. L’Atlantic Division è sempre stata tosta, ma con la guida di Casey i playoff non sono un miraggio irrangiungibile.