Rassegna stampa dedicata all’esordio del nuovo talk di approfondimento politico di Gianluigi Paragone intitolato La Gabbia, in onda da mercoledì 11 settembre su La7. La prima puntata ha sfiorato il 4% (3.97%) di share con 808 mila telespettatori mentre l’hashtag #lagabbia è stato top trend italiano su Twitter. Il programma, che ospitava tra gli altri Daniele Santanchè e Marco Travaglio, ha toccato picchi del 5.97% (alle 23:42) e 1.5 milioni di telespettatori (1.541.464 alle 21:45). Nonostante il risultato modesto, La Gabbia ha comunque superato il talk concorrente di Rai2, ossia Virus condotto da Nicola Porro che ha raggiunto appena 768 mila telespettatori (3.31%). Il critico tv Aldo Grasso ha stroncato sul Corriere della Sera il programma di Paragone, affermando che La Gabbia “ha il singolare merito di essere il più brutto talk politico mai visto finora”:
A far televisione così sono capaci tutti. Metti due che si sbranano, giusto per vedere l’effetto che fa, e se i due sono Marco Travaglio e Daniela Santanché la rissa, lo scambio di insulti, le peggiori volgarità sono assicurati. Mai visto un livello così penoso di discussione (mercoledì, ore, 21.10). La7 è in cerca di una linea identitaria (motivo per cui Enrico Mentana ha storto il naso per Miss Italia) e sarebbe interessante capire quale apporto può fornirle «La Gabbia» di Gianluigi Paragone, che ha il singolare merito di essere il più brutto talk politico mai visto finora. L’ex leghista Paragone è diventato nel frattempo grillino (o qualcosa del genere) e, sotto altra veste, può sfogare tutto il suo populismo d’accatto, il suo odio per il presidente Giorgio Napolitano, la sua avversione per la casta e le larghe intese. Resta il fatto che il suo modo di fare tv è primordiale, costruito com’è secondo i principi atavici del pollaio. Come se non fosse già stucchevole la zuffa fra Travaglio e la Santanché (i bambini dell’asilo, quando litigano, hanno più argomenti), la grande idea di Paragone è stata quella di invitare alcuni ospiti particolarmente dediti allo scontro verbale. Li ha messi in circolo, in piedi, davanti a un microfono radiofonico e ha aperto le danze: il sindaco Michele Emiliano, la simpatica Laura Ravetto, il pokerista Mario Adinolfi, il re dei complottisti Giulietto Chiesa (se ne sentiva la mancanza) e poi ancora Chicco Testa (da presidente di Lega Ambiente a presidente dell’Enel, il più grande salto del canguro della politica italiana), Alberto Bagnai, Myrta Merlino. Risultato? Gente che fa a gara a chi la spara più grossa, dandosi sulla voce, litigando. Che miseria! Un’idea non può imporsi se non a spese delle altre idee e, possibilmente, delle teste che le sostengono. Manca solo il sangue. È questa la nuova identità di La7?
Gianluigi Paragone ha risposto a Grasso con un post pubblicato sul blog del programma:
All’ottimo commento di Aldo Grasso oggi sul Corriere della Sera a proposito della Gabbia (commento che condivido al mille per mille per lucidità, originalità e coraggio) manca un pezzo. Un pezzo che sicuramente Grasso condividerà perché è conseguente al suo scritto. La parte mancante è la seguente: “Paragone fa il più brutto talk, per questo mi sorprende che il Corriere.it ne abbia stralciato la parte più vergognosa, cioè lo scontro tra Travaglio e la Santanchè. Perché lo ha fatto? Per aumentare gli accessi al sito (infatti ieri era uno dei video più visti ndr). Per chiudere. Paragone fa il più brutto talk e il sito del Corriere lo segue a ruota con i contenuti peggiori”. Ovviamente, questa parte, Aldo Grasso non l’ha scritta. L’ipocrisia di Grasso è la stessa di chi condanna le prostitute per strada e poi la notte ci va appresso. Per una sveltina.
Il critico televisivo de La Stampa Alessandra Comazzi ha posto l’attenzione soprattutto sugli ospiti scelti per il debutto, “talmente esasperanti e scontati da inficiare qualunque altra originalità, qualunque piglio battagliero”, ricordando che ormai “l’offerta dei talk politici sta diventando esorbitante, direttamente proporzionale all’insofferenza dei cittadini nei confronti della politica stessa”. Comazzi ha invece apprezzato l’editoriale “rappato” di Paragone, accattivante, che “nel novero dei talk, che si chiamano così perché si parla, molto a vanvera, uno dove invece si traducono i concetti in sing and song è stata una delle poche novità di questi tempi timorosi”. Stefania Carini, nella sua rubrica Teledipendente su Europa Quotidiano, ha scritto che La Gabbia “è stato un talk pollaio con i soliti noti”, precisando che se l’orizzonte non è più l’informazione ma il varietà, Paragone va promosso. Infatti:
Divertire diverte qua e là, informare chissenefrega. Certo, diverte nel peggiore dei modi, sobillando gli istinti di pancia degli spettatori. Ma è solo un gioco, almeno per gli spettatori più avveduti. Paragone prende per filo e per segno la formula de L’ultima parola e la copia-incolla sul corpo di La7 (usa pure brani di quella trasmissione in un servizio! Ma Cairo lo sa?). Qualcuno storcerà il naso, ma pure Santoro mica è tanto distante da questo tipo di linguaggio (il nuovo promo è dedicato al cagnolino di Berlusconi da “liberare”, l’anno scorso lo slogan era “Loro rubano, tu che fai?”). Così il populismo di destra e quello di sinistra, entrambi un po’ grillini e quindi effettivamente oltre certe distinzioni, sono ormai riuniti nella stessa rete-casa, con buona pace di Mentana che in collegamento dal tg con Paragone un po’ soffriva. Così ecco Travaglio, ed ecco la Santanchè: si inizia subito con la sitcom, tra un delinquente e un poveraccia, tra un «Travaglio e le donne figuriamoci» e un «Non avrà mai modo di provarlo». La nuova Casa Vianello! Paragone è la tata. C’è un po’ un servizio simil Iene, un altro che pare tratto da Voyager o Mistero su quell’inciucione di Napolitano, uno sul “povero” inviato non accreditato perché “scomodo”. Poi la rissa verbale, tutti in piedi dietro microfono stile anni 60 (come su Raidue), e se ne evince infine che “tutti rubano, il popolo soffre, usciamo dall’euro”. Il finale è per Hendel, il comico. Solo che visto l’andazzo, pare il più serio di tutti. Paragone scamiciato sfoggiava braccialetti frou frou. Ha aperto al solito con la sua band Scassakasta: è evidente che si vuole showman a tutto tondo. Dategli un codino, o almeno un corpo di ballo. È sempre bello danzare sulle macerie del paese.