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Raymond Carver: scrivere con realismo

Da Marcofre

Raymond Carver affermava che bisognerebbe sempre cercare di scrivere utilizzando la lingua che parliamo. È difficile essere in disaccordo.
La difficoltà nasce un po’ dopo, forse; almeno per me. Non solo perché le cose più ovvie sono le più complicate da realizzare, e soprattutto da scrivere.

Spesso mi sono trovato a fare i conti con delle parole che mi sembravano belle; però stonavano. Non erano adatte al personaggio. Lui (o lei), non è me. Viviamo una relazione certo, ma in realtà abitiamo in continenti differenti. Se ci incontrassimo saremmo degli sconosciuti. Non avremmo molto da dire, non ci parleremmo neppure.

Scrivere con realismo. Senza però dimenticare che le persone spesso sono superficiali, parlano in modo approssimativo. Sono volgari, stupide. E scrivere con realismo non vuol dire fare il copia&incolla di quello che si sente, o si vede.
Forse deve essere un realismo costruito a tavolino. Frutto di osservazione, interrogativi, cancellazioni e riscritture. Non deve tradire la propria artificiosità; deve essere efficace.

Sembra facile.
Per fortuna non lo è. Lo so, è un discorso per molti odioso perché mette alla porta un mucchio di persone che vogliono solo scrivere. Che lo facciano. Ci sono dei mezzi gratuiti per pubblicare. Ormai viviamo in un periodo dove il miraggio della pubblicazione (almeno online) si è tramutato in una solida realtà.

Però dobbiamo per forza affermare che esiste una sorta di spartiacque tra Garcia Marquez, e le centinaia di autori che scrivono. Sottolinearlo, celebrarlo, è doveroso. Non vale affermare: “Siamo tutti uguali, purché si scriva con passione”. DeLillo o Garcia Marquez sono meglio, abitano ad altezze siderali. Basta leggere le prime tre pagine di “Cent’anni di solitudine” per rendersene conto. O leggere “Rumore bianco”.

Vuoi scrivere? Accomodati. Evita per piacere di pagare dei tipografi che si fanno passare per editori: puoi ottenere di più con il Kindle Store, e lavorando duro attraverso un blog, per esempio. Spendendo zero Euro. Però devi crederci: nella scrittura, in quello che fai. Non basta pensare di aver scritto qualcosa di buono. Occorre avere la consapevolezza che c’è sempre da imparare, e che la prima idea di cui ti devi liberare, è il guadagno. Se parti con questo in testa, meglio che ti fermi alla prima area di sosta.

Torniamo all’argomento del post.
Non so dire come si riesca a ottenere un simile obiettivo. Con una battuta immagino si possa liquidare la faccenda dicendo: è magia. Non è solo una battuta. Perché anche la magia necessita di lavoro, impegno e determinazione. È solo in questo modo che si riesce a scrivere con realismo. Immagino pure che sia collegato anche allo sguardo di chi scrive. Non si tratta di essere originali, ma di osservare meglio.

Che abbia a che fare con il talento? E cos’è il talento? Forse vedere dove altri nemmeno scorgono qualcosa da vedere? Può darsi. È una qualità che l’esercizio (la lettura, e poi la scrittura), affinano. Però immagino che debba esserci. Non credo che Stephen King sarebbe un bravo musicista (anche se suona: io intendo autore di musica e parole, come Bruce Springsteen), e non riesco a vedere Leonardo Sciascia nelle cave di marmo di Carrara a scegliere il blocco per la sua prossima opera. Sì, deve essere qualcosa di unico…


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