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Re della terra selvaggia – Benh Zeitlin, 2012

Creato il 16 gennaio 2013 da Paolo_ottomano @cinemastino

re_terra_selvaggiaAvamposto di una natura selvaggia in decomposizione, La Grande Vasca è un agglomerato di persone che vivono in dimore di fortuna ma che rivendicano il diritto di rimanerci, non curandosi della civilizzazione che, prima o poi, li fagociterà. Anche le intenzioni umanitarie, però, sono talvolta arroganti: ognuno ha diritto di essere un re (beasts) nella propria terra selvaggia.

Hushpuppy, piccola protagonista e voce narrante della storia, vive – sopravvive – con suo padre e un mucchio di amici in quest’isoletta, La Grande Vasca. Lo scioglimento di un ghiacciaio mitologico e metaforico, dal quale rinascerebbero dei feroci facoceri primordiali, minaccia l’esistenza della comunità ma non mina il loro carattere e l’armonia con cui, nonostante tutto, riescono ad animare la loro vita di sussistenza. Nessuno può strappare loro la propria terra. Quello che il film mostra, in uno stile di ripresa documentaristico senza fronzoli e senza sentimentalismi per quasi tutta la sua durata, è proprio la disperata voglia di vivere nonostante condizioni primitive, lontane dalla concezione di agio o dignità di chi, come noi, è abituato a un certo stile di vita cosiddetto civile. Ma l’ingegno non manca: è la mancanza di mezzi spesso necessari, invece, a costringere con successo tutti i personaggi ad arrangiarsi; a uscire vivi dalle macerie inondate delle loro case già prima distrutte; a ricostruirsi un tetto, davvero l’ultimo baluardo del proprio regno. Hushpuppy è la capofila: è troppo saggia per la sua età ma conserva ancora l’ingenuità infantile che coglie il cuore delle cose, che le permette di leggere lucidamente la natura di un’esistenza selvaggia e crudele. Di farsi amico l’orrore e la sovente assenza di pietà della natura: un pregio, nell’economia della storia e nell’ambiente in cui si trova. Fingere di non sapere che il padre burbero è malato e che sua madre non c’è, e anche se ci fosse il posto di Hushpuppy rimarrebbe comunque al fianco della sua vera famiglia, nella Grande Vasca. A proteggerla – è qui, nel finale, che la metafora rischia di scivolare nella retorica, in senso negativo – dalle bestie primordiali che per istinto la distruggerebbero.

Ho già pubblicato quest’articolo su Cinema4stelle



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