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Re Juan Carlos in ospedale. Ora ne abbiamo la certezza: Silvio porta sfiga

Creato il 05 giugno 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Re Juan Carlos in ospedale. Ora ne abbiamo la certezza: Silvio porta sfigaPuò un uomo ritenuto fino a ieri il redivivo Re Mida trasformarsi, in un giro di valzer di Jenny, nel più grosso, importante, ingombrante, imbarazzante, fastidioso, sconcertante iettatore in circolazione? Può un uomo invincibile, ammirato, amato, potente diventare un personaggio che per incontrarlo ci si mettono due spicchi d’aglio (costi quel che costi) nelle mutande e la mano sinistra nella tasca dei pantaloni a rimescolare attributi? È la domanda che ci siamo posti dopo una serie di circostanze che hanno riguardato il nostro presidente del consiglio e che è partita, come sempre, da un fatto di cronaca. Un take dell’agenzia Agi da Madrid, battuto il 3 giugno alle 13:11, riportava: “Di ritorno dall'Italia, il re spagnolo Juan Carlos e' stato ricoverato in una clinica di Madrid per un intervento di artroplastica al ginocchio destro. L'operazione si e' resa necessaria per alleviare il dolore e ridare mobilità all'articolazione del monarca spagnolo”. Inutile dire che della notizia ci ha colpito l’incipit, (“di ritorno dall’Italia”) e da qui a ricordare quello che è accaduto durante la sfilata del 2 giugno sui Fori Imperiali, il passo è stato breve. Il Re era stato “toccato” dall’ex collega Mida, che per questo si era pure beccato la dura reprimenda del presidente Napolitano. Ignaro che i monarchi non si palpano se non espressamente invitati a farlo, Silvio nostro che è nei cieli si era avvicinato quatto quatto a Juan Carlos e, con la solita nonchalance, gli aveva toccato il braccio, sfiorandogli il ginocchio con il suo, per dirgli che in Italia tutti i giudici sono comunisti. Avuta la conferma che non potrà mai fare “popi popi” alla regina Elisabetta, Silvio era poi sprofondato nella poltrona appisolandosi come ormai usa fare quando si trova con Napolitano che, con tutta evidenza, lo annoia da morire con i suoi continui richiami alla patria, all’unità d’Italia, alla Costituzione. L’episodio, che ha avuto come protagonista inconsapevole (lui si) Juan Carlos, fa seguito a quelli avvenuti durante l’ultima campagna elettorale nella quale Silvio ne ha combinate di tutti i colori, fino a farsi la fama di uno che non porta granché bene e che nella Napoli di Gianni Lettieri  si chiama “iettatore”. Questa è la ragione che ha spinto il candidato sindaco di Napoli del Pdl a chiedere in ginocchio, quasi supplicandolo, a Denis Verdini di non far intervenire Silvio a chiudere la campagna elettorale. Ma non c’è stato nulla da fare. L’uomo più intelligente d’Italia (nelle barzellette che racconta lui stesso), ha voluto per forza essere presente sottoponendosi perfino al tour de force che lo ha portato a Napoli direttamente da Deauville. Nessuno ha capito se lo abbia fatto per amore nei confronti di Lettieri o perché è molto tempo che non incontra Noemi Letizia new-look, ma questo particolare non è importante. Così, facendo qualche calcolo di natura storico-giornalistica, siamo riusciti a risalire al momento esatto in cui Re Mida ha cambiato pelle e si è trasformato in Re Sfiga. È il 27 aprile 2009 e Silvio, dopo aver provato una ventina di letti, lascia il Salone del Mobile di Milano per andare a Napoli, o meglio a Casoria, a festeggiare il compleanno di una neo maggiorenne. Si chiama Noemi Letizia e dicono sia la figlia dell’ex autista-confidente di Bettino Craxi, molto amico anche di Silvio visto che alza il telefono, lo invita al compleanno della figlia, e lui ci va di corsa in aereo. Birichino fu il gossip visto che le foto del presidente del consiglio che alza il calice con la Letizia Family, fanno presto il giro del mondo. Iniziano ad attaccarlo tutti e gli attacchi continuano dopo le avventate dichiarazioni della ragazza che non nasconde, minorenne, di aver trascorso molto tempo con il Presidente che da quel momento assumerà l’appellativo di “Papi”. È la chiave di volta, l’avvenimento che determinerà il futuro di una nazione, di un popolo, e che mostrerà a tutti il vero volto di Silvio, iettatore per conformazione e per acclarata abilità. Promette una ricostruzione veloce alla terremotata L’Aquila e, a parte le case regalate dalle regioni, dalle province e dalla Croce Rossa, a L’Aquila è ancora tutto un macello e La Maddalena (sede del G8 prima della scelta aquilana) non è che stia meglio. Va a Napoli e dice che in dieci giorni libererà la città dall’immondizia e la monnezza è ancora tutta lì tanto che i candidati sindaci ci hanno fatto la campagna elettorale sopra. Va a Lampedusa e dice che non ci saranno più sbarchi, tanto che comunica ufficialmente di aver acquistato proprio sull'isola l’ennesima villa della sua collezione, mentre non è niente vero e ieri sono sbarcati altri 235 disperati. Tutte le ragazze che fanno parte dell’harem vengono additate al pubblico ludibrio e chiamate semplicemente “puttane”, che come tutti sanno non è una buona presentazione in un curriculum. Lui combina guai e chi ci va di mezzo sono nell’ordine: il fratello Paolo “Pa”, il ragionier Spinelli, Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti, Sandro Bondi, Gianni Letta, Paolino “Pa” Bonaiuti, Virginia Saintjust (che finisce addirittura in una comunità) e il di lei marito ex agente dei servizi segreti, e giù giù fino a Ruby Rubacuori alla quale il vescovo di Genova non consente di sposarsi in chiesa. Hosny Mubarak viene tirato in ballo da Silvio proprio per la storia di Ruby e, nel giro di qualche mese, viene cacciato dagli egiziani. Professa eterno amore a Gheddafi e, tempo una manciata di settimane, esplode la rivolta in Libia che dura tutt’oggi e che costringe l’Italia a entrare in guerra. Rivuole prepotentemente il nucleare e succede il disastro a Fukushima. Imposta la  campagna elettorale della Batman-Mom e tutti sanno com’è andata a finire, va a Napoli a benedire Lettieri, e De Magistris vince con una percentuale bulgara, fino a che si ritrova un comunista a Milano e un magistrato a Napoli, le categorie sociali e politiche che odia di più. Se un indizio resta solo un indizio mentre due costituiscono già una prova, Silvio, che chiameremo “Sbe” perché non vorremmo che aggiungesse la sua sfiga alla già conclamata nostra, è uno iettatore nato, uno di quelli ai quali Pirandello concederebbe immediatamente la patente. Forse è per questa ragione che ogni volta che giura sulla testa dei figli, da Segrate si sentono le urla disperate di Marina e di Piersilvio. Cari italiani, Silvio porta sfiga. Il 12 e 13 giugno mandiamolo affanculo. Democraticamente, però.

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