La decisione della Unione Europea di consentire alla Banca Centrale di acquisire i titoli di Stato di Italia e Spagna non è bastata per riportare il sereno sulle borse mondiali, anche se l'obiettivo di ridurre lo spred tra i btp e i bund tedeschi è stato raggiunto (oggi lo spread si era ridotto fino ad un minimo di 284 punti, per poi risalire oltre i 300).
Troppo forte l'effetto del declassamento del debito pubblico americano che ha per di più fatto sorgere molti dubbi sull'effettivo stato dei debiti di altri paesi che sono accreditati della tripla A, il massimo della affidabilità.
Il rischio che ci si avvii ad un declassamento anche di altri paesi è forte e non lascia tranquilli gli operatori, che preferiscono dirigersi verso lidi pià sicuri, come l'oro e il Franco Svizzero, che continuano ad aggiornare nuovi record di valutazione.
Per la verità, a guardar bene le cose, la decisione di declassare il debito pubblico americano è stata una decisione più politica che finanziaria, tanto è vero che due agenzie hanno deciso di confermare la tripla A agli Usa, quanto piuttosto un giudizio politico.
Standard & Poor's hanno giudicato debole la politica statunitense e debole l'accordo raggiunto alle camere sull'aumento del tetto pubblico e sulle politiche di tagli per ridurre il debito pubblico. Un giudizio che non è campato in aria, perché non ha fatto niente altro che ripetere gli stessi concetti proprio il presidente Obama aveva espresso all'indomani dell'accordo.
Il vero grande problema è quindi soprattutto della credibilità di una classe politica mondiale che non appare all'altezza di gestire un evento così grave come questa crisi finanziaria globale che non ha precedenti e che dovrebbe essere affrontato con un piglio e una capacità ben diversi.
Che la figura di Obama sia stata sopravvalutata (questi sono più cattivi di me, che avevo definito incapace solo di guidare gli Usa) da molti e oggi sono in tanti a doverlo riconoscere. Il figlio di suo padre, per citare la sua famosa autobiografia, si è alfine rivelato quello che da sempre ho sospettato essere: un raffinato prodotto di marketing; l'uomo giusto per il momento, capace con la sua immagine di riuscire a convogliare su di se una gran massa di scontenti, senza però avere la leadership, le conoscenze e il carisma per poter affrontare le reali cause alla base del declino del sistema economico americano e per prima cosa lo strapotere delle grandi banche d'affari e dei loro Hedge Fund.
Del resto non si può dimenticare che Obama è il candidato alla presidenza degli Stati Uniti che, nella storia di quel paese, ha raccolto più finanziamenti per la propria campagna elettorale e solo un ingenuo può veramente pensare che lo abbia fatto grazie ai donativi dei piccoli sottoscrittori fatti attraverso la rete.
Oggi però i nodi vengono al pettine e le difficoltà reali dell'economia, la disoccupazione che non decresce e il pericolo di una nuova recessione, stanno portando a far diventare Barack Obama il più giovane ex presidente degli Stati Uniti della storia. Anche questo un record, in fondo.
Ma la credibilità politica non è una mancanza solo degli Stati Uniti, perché anche l'Europa, qualunque cosa essa sia nè è chiaramente deficitaria.
Non possono essere certamente considerati carismatici i leader dei due paesi più forti dell'Unione: un Nicolas Sarkozy alle prese con un conflitto libico dal quale non riesce ad uscire e anche lui in evidente calo di consensi:; una Angela Merkel timorosa di affrontare i problemi reali per paura anche lei di dover pagarne uno scotto in termini di consenso elettorale, arrivando a prendere le giuste decisioni in grave ritardo e quando costano il triplo.
Dal canto nostro non possiamo certo dormire sogni tranquilli sulla credibilità della nostra classe politica, di maggioranza e d'opposizione che sia.
Perché se una cosa ci distingue in negativo dagli altri paesi è che quelli, nei momenti di vero pericolo per la Nazione, riescono a trovare il modo di superare i contrasti e le divisioni, agendo di comune accordo per il bene generale.
Tutto un altro discorso da noi, dove anche in una situazione drammatica (che forse non tutti hanno ben compreso), si riesce a mettersi di traverso per difendere il proprio orticello, costi quel che costi.
Per questo dall'estero vedono con scetticismo il tentativo dell'attuale governo di arrivare al bilancio di pareggio nel 2013. Troppi ostacoli e troppe forze contrarie al cambiamento da affrontare.
Magazine Economia
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