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Rebecca Goldstein "36 arguments for the existence of God"

Da Frogproduction
Due motivi per cui ho acquistato questo libro:
1) Il sottotitolo: Se il titolo è "36 dimostrazioni (o "argomentazioni") dell'esistenza di Dio", il sottotitolo recita: "Un lavoro di finzione (o "fantasia")"
2) L'autrice è la moglie di Steven Pinker. Sì, ho comprato un libro perché è scritto dalla moglie di uno.
Si tratta di un romanzo di un genere molto classico e a me gradito solo fino a un certo punto: vite e avventure di professori universitari americani (con il corredo di campus, incarichi, conferenze, confraternite, ecc. ecc.). Mi fa l'effetto dei manga con i "delinquenti" nelle scuole superiori giapponesi: un setting talmente abusato che ha senso solo se da un momento all'altro arrivano gli alieni, o gli zombie, o i mostri.
Nel romanzo della Goldstein non arriva niente di tutto questo: i personaggi sono mediamente interessanti e mediamente amabili, ma non gli succede niente di veramente interessante. Quindi non vi racconto la sinossi, ché mi annoio e la potete trovare su Amazon.
E' invece degna di nota l'appendice al romanzo, davvero la parte più riuscita di tutto il libro, con le trentasei argomentazioni per l'esistenza di Dio con relative confutazioni, partendo dalle più classiche (ontologica, cosmologica, ecc. ecc.) fino ad arrivare ad alcune più elaborate e molto sottili (The argument of improbable self su tutte, che gioca un ruolo decisivo anche all'interno del romanzo).
La più divertente (ma non la più interessante) è la confutazione della scommessa Pascaliana (anche se io non l'avrei mai catalogata sotto la voce "argomentazioni pro-esistenza di Dio", ma l'abuso che Ferrara e atei devoti ne fanno di tanto in tanto mi mostra che ho torto, a non farlo). Si parte dal far notare come il cuore della scommessa pascaliana non stia in piedi se alla matrice di "perdita/ guadagno" si aggiungono le probabilità relative agli eventi (qui una qualche forma di contrappasso è evidentemente all'opera), come si farebbe in una qualsiasi scommessa vera e propria: è vero che vinciamo molto e perdiamo poco a credere nell'esistenza di Dio, ma se la possibilità che Dio esista è infinitesimale, allora lo scegliere di credere nell'esistenza di Dio diventa molto meno sensato.
L'esempio che fa la Goldstein è però molto woodyalleniano, mi pare, e provo a tradurlo:
"Si può vedere come queste considerazioni invalidino la scommessa pascaliana considerando delle scommesse simili. Mettiamo il caso io vi dica che un drago sputafiamme si è trasferito nell'appartamento di fianco, e che a meno che voi non mettiate fuori dalla porta una ciotola di marshmallows per lui ogni notte lui farà irruzione nel vostro appartamento e vi carbonizzerà. Seguendo la scommessa pascalina, dovreste mettere fuori i marshmallows. Ovviamente però non lo fate, anche se correte un terribile rischio a scegliere di non credere al drago, perché non considerate  la probabilità che il drago esista abbastanza alta da giustificare anche il più piccolo inconveniente"


Le altre 35 dimostrazioni e confutazioni, come dicevo, sono molto ben scritte, incisive e intelligenti, e ci ricordano con grande precisione quanto sia figo (e corretto) essere atei.
Non che mi venga mai il dubbio, eh.

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