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Recensione "69" di Cinzia Bomoll

Creato il 31 gennaio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Elisabetta Bricca La lunga estate calda di una generazione

Quando si scontrarono, non badarono ai rispettivi volti. Provarono un'istintiva paura e per questo si attrassero, rimanendo però voltati ognuno dalla parte opposta. Perché là, c'era l'altra faccia della loro luna. Quella in ombra. Quella vera. Quella che non potevano mostrare.

Titolo del Libro: 69. Sessantanove
Autore: Bomoll Cinzia
Editore: Fazi
Collana: Lain
Pagine: 270
Data di Pubblicazione: 2011
Trama: È l'estate del Sessantanove. Rosa si aggira per le strade di una Torino deserta, nella notte in cui gli occhi di tutti sono puntati sulla diretta TV di Tito Stagno. È un senso di estraneità al mondo che la spinge a vagare sul filo dei suoi pensieri. È scappata da un piccolo paese del Sud per colpa di uno scandalo e sta lottando per costruirsi una nuova vita. La notte dello sbarco dell'uomo sulla Luna, incontra Corrado, un giovane di estrema destra che spera di consolidare le sue ambizioni di potere sposando Olimpia, la figlia di uno dei più potenti industriali piemontesi. La passione istantanea che lega Rosa e Corrado è frutto del contrasto: per il giovane dal "cuore nero", che vive ossessivamente il suo ideale di onore, quella ragazza ignorante e sbandata che è Rosa esercita un'attrazione irresistibile con cui sporcare voluttuosamente il suo rapporto con Olimpia. A quell'attrazione non si può resistere, ma solo voltarle le spalle, viverla senza guardarla in faccia. E allora, a letto come nella Storia, il sessantanove è sempre un nodo di forze opposte ma avvinte insieme.
Recensione Adorati lettrici e lettori, eccomi di nuovo a voi con la recensione di un libro che non riuscirei a definire solo bello e ben scritto: non è abbastanza. 69 di Cinzia Bomoll è molto di più. Fazi ha fatto di nuovo centro con questa giovane ed eclettica autrice che ci guida per mano attraverso le sfumature dell’esistenza dei protagonisti e di un contesto storico e sociale che è destinato a mutare per sempre. 
Siamo nel 1969, anno dello sbarco dell’uomo sulla luna, anno in cui sembra chiudersi definitivamente l’era del boom economico. L’uomo conquista lo spazio, nulla sembra essere ormai più impossibile. La gente segue l’evento storico con il fiato sospeso, accalcata nei bar. Tutti ne parlano. Tutti tranne Rosa e Corrado. Rosa, già. Giovane donna del sud emigrata a Torino in cerca di fortuna e per dimenticare un passato squallido e triste. Rosa è bella, attira gli sguardi, ma vuole vivere come una sconosciuta tra gli sconosciuti. Spera che la grande città l’avvolga facendo di lei un essere trasparente. Desidera non esistere e si nasconde dietro enormi occhiali da sole neri. Rosa, però, sa anche che la vita è più forte di qualsiasi dolore. La chiama, l’attira, la reclama. Ed è per questo che legge, Rosa. Divora i libri, si appassiona. Culla in cuor suo un grande sogno. Al suo paese, al sud, l’hanno privata della dignità, logorata e mortificata come solo una donna può essere. Al sud. Ed è qui, nel rapporto tra la protagonista e il piccolo paese del meridione, che la Bomoll ci costringe alla prima riflessione sul primo spinoso tema storico e sociale: il raffronto tra una mentalità ancora arcaica del sud e l’apertura al moderno di Torino. Rosa vuole liberarsi di questo fardello, di un bagaglio culturale fatto di silenzio e occhi bassi. Vuole essere una donna libera e liberata, ma sta ancora cercando la sua via, il suo modo di vivere. 
Attraverso l’incontro di una notte con Corrado, giovane alto borghese legato al movimento neofascista, Rosa si riappropria del proprio corpo, in un rapporto in cui ci si possiede senza toccarsi, senza guardarsi mai in faccia, nella stanza tutta nera di un albergo. Ed è anche attraverso “quel” 69 che filtra la luce di quell’anno caldo fatto di scontri in piazza, di rivoluzioni, di eroina, di hippies e Woodstock.


“69” è un romanzo in cui le voci dei due protagonisti si mischiano ad altre secondarie, ma non per questo meno incisive nei giochi sotterranei e perversi del perbenismo borghese: Rosa, la futura sposa di Corrado, figlia del Conte Isoardi, personaggio di spicco del MSI, e amante di Riccardo, suo cugino; lo stesso Riccardo restio a rinunciare a una donna destinata ad altri. Un mondo di finzione, quello a cui appartiene Corrado, in cui gli stessi valori in cui egli crede si dissolvono in un valzer di bugie. Male e voglia di vivere seguono il ritmo delle parole di Cinzia Bomoll in un libro che è insieme il grido di una generazione e un inno all’autoconsapevolezza attraverso la riscoperta del sé e dell’altro.
L'AUTRICE: 
Si laurea in Lettere all'università di Bologna e frequenta un corso di sceneggiatura della RAI, uno di scrittura creativa della Scuola Holden di Torino e la scuola di fiction Mediaset. Nel 1998 pubblica il suo primo racconto Figa sfiga senza fuga (Stile Libero) e tra il 2004 e il 2008 scrive Sbologna (Meridiano Zero), Lei che nelle foto non sorrideva (Fazi) e Le Città In-Visibili. Dal 1997 dirige vari cortometraggi e un documentario (Il Diamante Scheggiato) per arrivare, nel 2006, a dirigere il suo primo lungometraggio, Il segreto di Rahil. Dirige anche per la televisione, passando tra RAI, Mediaset e La7 e aiutando alla regia del DVD del musical Notre-Dame de Paris, e assiste alla regia del videoclip Io ci sarò di Piero Pelùe del documentario sul gruppo punk Cut. Nel 2011 torna alla narrativa, pubblicando il romanzo storico sentimentale Sessantanove, ambientandolo nella Torino degli anni '70. 


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