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RECENSIONE A CALDO – Two Mothers

Creato il 07 novembre 2013 da Fabioeandrea

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Questa storia dei fenomeni sociali che puntualmente ispirano l’uscita a orologeria di film sull’argomento, mi ha sempre irritato.

Ma tutta la mia irritazione è partita e finita quando ho visto Two Mothers di Anne Fontaine, storia di due milf che si fanno ingroppare l’una dal figlio dell’altra. Per quanto la trama, raccontata con questa espressione appaia orribile e indelicata, oltre che gergalmente viscida, questa pellicola drammatica “stacca la spina” su quella moda inaugurata da cantantesse pop che, non riuscendo più a far parlare di se stesse per la loro musica, si buttano in storielle d’amore con il toy boy di turno (e mi riferisco alla cagnissima Madonna, a Jennifer Lopez), seguite dalle attricesse che, prese a calci in culo da Hollywood perché invecchiate, cercano di rimanere sulla cresta dell’onda del gossip così che, magari, qualche produttore non le rinoti (Demi Moore o la più nostrana… più o meno perché è francese… Corinne Clery che però con Hollywood non c’azzecca una mazza). Comunque, Two Mothers più che la spiegazione di questo fenomeno sociale è la sua eutanasia ed è qualcosa che va oltre il cretinismo da star (oggi uso un vocabolario da far invidia a Piperno). La cinepresa segue con passione zoofila gli stati d’animo che i quattro protagonisti attraversano durante tutto il film e, con un rigore paramilitare, non pratica alcuno sconto sulle loro colpe, fino a quando, accettano, tristemente o meno, di conoscere e ri-conoscere le loro debolezze sentimentali e sessuali.

Naomi Watts e Robin Wright (che si è finalmente liberata del Penn e mi auguro che non prenda il cognome di qualcun altro altrimenti come caspita si chiamerà) sono due amazzoni. Per la seconda, che conosco dai tempi di Bottondoro in La storia fantastica, sono lieto. Era in crisi e non vinceva un ruolo così interessante da parecchio, anche se lo aveva rincorso spesso, ultimamente, in alcuni altri film anche brillanti, nei quali però i suoi personaggi non erano di primo piano. Insomma, sono contento che filmografia della Wright abbia acquisito questo melodramma in grado, spero, di rilanciare le quotazioni del suo nome che appariva più derelitto che mai. Il rientro di Naomi Watts nella serie A hollywoodiana, dopo la candidatura all’Oscar per l’ottimo The Impossible e dopo il (pare… io non l’ho ancora visto) ridicolo biopic di Lady Diana, è anch’esso ottimo per tempi e forma, ma non meno pericoloso nella sostanza: va bene che serve, ogni tanto, una scossa a una carriera soprattutto quando quella vira vicino ai cinquant’anni, ma bisogna anche saper intuire i gusti diversi ed equilibrati del pubblico.

RECENSIONE A CALDO – Two Mothers

Meno potenti sono tutti gli uomini del film che, in questa cinica sceneggiatura, appaiono tragiche vittime di un gioco più grande di loro. Così accade che, presi da questa voragine di lussuria e amore, non riescano ad accorgersi della necessità della parola FINE, anche se un bel giorno dicono BASTA, perché una certa fiducia non c’è più. Eppure, celatamente ai nostri occhi, malgrado l’opprimente senso di responsabilità, abbiamo il voltafaccia di tutti i protagonisti e il richiamo all’irresponsabilità. Two Mothers è un film che sul piano etico e morale colpisce, ma scongiura il danno d’immagine che lo avrebbe contorto a un filmetto da niente su un argomento notevole. Il montaggio ha un suo significato, così come la regia. E il risultato è che il concetto di milf muta rapidamente, in assenza di stabili punti di riferimento, sbaragliando un po’ anche lo spettatore che, fino a qualche giorno fa, sembrava essere disgustato da certi tipi di comportamenti. Il romanticismo in atto è piatto così come è piatto l’oceano che li accoglie sopra una zattera e l’amore diventa un esercizio democratico rinfrancato dalla semplicità delle situazioni create.

RECENSIONE A CALDO – Two Mothers

Sconfessata la volgarità del tema, il film vince timidamente e si riprende tutto quello che dà allo spettatore. E pazienza se l’immagine della milf rimane quello di una minestra succhiata da un ragazzino minorenne che, oltretutto, è talmente triste da farla apparire come stantia. Personalmente, ho attaccato questo film ai titoli che “mi hanno meravigliato perché non me li aspettavo così”. E ripeto, il merito è l’aver tolto a questi due ritratti femminili l’immagine di mangiatrici di uomini all’attacco, restituendo loro i volti di due donne che giocano in difesa, intercettando i malumori dei loro giovani compagni che si accingono a crescere…

Fabio Secchi Frau


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