Ed eccoci tornati con una recensione di un libro in coda lettura da un po’ di tempo. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Non è un romanzo, non è un manuale, come definire allora quest’opera?
Sicuramente una lettura particolare.
Da un lato ci troviamo di fronte all’analisi psicologica della “casalinga” italiana che lavora 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno (366 in caso di anno bisestile!), senza essere mai considerata una vera lavoratrice. Che sia una scelta o un’imposizione, il ruolo di casalinga resta uno dei più difficili da sostenere, quello che a livello personale non appaga mai, ma che viene considerato come scontato. La donna si deve occupare della casa, della famiglia, della gestione della quotidianità e questo è un dato di fatto che non viene messo in discussione, né tantomeno valorizzato. E’ ciò che emerge in questo libro, la figura della casalinga che è davvero croce e delizia per ogni donna, viene sviscerata, compresa dall’autrice, ma non solo: sono presenti anche alcuni elementi che rimandano molto ai luoghi comuni, come ad esempio la casalinga tipicamente disperata. Con discreta franchezza, viene difficile pensare che tutte le donne soffrano di depressione per dover lavorare a casa!
Ci sono anche alcuni punti su cui le discussioni sarebbero molteplici. Questa tipologia di donna viene vista dall’autrice come “scomparsa” perché, come afferma Flower Stylosa:
… la donna è già andata oltre la dimensione senza accorgersi cosa stava perdendo dal punto di vista matrimoniale. Ha ottenuto la libertà di poter uscire, muoversi, avere più amanti in segreto, la possibilità di fare tutto quello che le pare. Perché quell’educazione e quella responsabilità che era tramandata dai padri alle figlie e che serviva per farle arrivare pure e vergini davanti un marito, oggi non esistono più: non c’è coprifuoco e tutto si fa senza alcun limite. Come pretendiamo che le donne diventino vere casalinghe di casa e chiesa? Non esiste più la donna che rimane a casa: oggi la donna deve andare in palestra, dall’estetista, dal parrucchiere e così via. È stata una scoperta sconvolgente che ha portato le nuove generazioni a contrarre meno matrimoni e ad avere meno figli ma che ha ottenuto il potere per dirigere una massa di uomini senza cervello e che con le donne vogliono soltanto divertirsi o assumere ancora l’atteggiamento dell’uomo possessivo.
Questo è solo uno degli esempi che si possono trovare in questo libricino, che riesce a mettere insieme anche degli articoli di giornale, delle citazioni, diverse fotografie.
Sinceramente si fa fatica a credere che sia stato scritto da una donna del nostro secolo.
Sono presenti alcune incoerenze, quella che più salta all’occhio è sicuramente l’episodio della torta di mele. Per la gestione dell’economia domestica ci viene consigliato di comprare merendine preconfezionate, poco dopo però il consiglio si ribalta.
Durante la lettura, o almeno all’inizio, si ha la sensazione che queste affermazioni siano una provocazione voluta dalla stessa autrice, un po’ come quando si vuol dire una cosa affermandone il contrario; purtroppo scorrendo le pagine non si ha più la stessa percezione, appare invece leggermente fastidioso questo fare un po’ saccente dell’autrice che sembra detenere le esatte conoscenze del mondo (il libro sembra aspirare a fini didattici); allo stesso tempo però ci preme anche affermare che questo particolare stile dell’autrice potrebbe essere considerato da alcuni come “velato di ironia”…
Recensione a cura di Dylan Berro e Laura Bellini