Ed eccoci qui, subito dopo Natale e Santo Stefano, per proporvi una nuova recensione a un autore di cui già vi abbiamo parlato: Diego di Dio. Lo abbiamo conosciuto un paio di mesi fa, e ora torniamo a raccontarvelo attraverso la sua raccolta di dodici racconti noir intitolata “E’ tempo sprecato uccidere i morti”.
La raccolta si apre con una prefazione di Barbara Baraldi, che è stata in giuria per dove scegliere e votare i racconti che le sono pervenuti – durante concorsi letterari o eventi particolari - e in duei casi, nonostante i libri che pervenivano fossero anonimi, ha votato inconsapevolmente per Diego di Dio e quest’ultimo, dopo un po’ di tempo, le ha chiesto di redigere la prefazione alla sua raccolta. Lei, ovviamente, non ci ha pensato due volte.
E così seguono i racconti, il primo è La signora, racconto noir di stampo mafioso nel quale ci viene presentato un attentato – con la tecnica del “libanese” - a Luigi Esposito, il Don dei Pianuresi. Riportandovi una frase del libro:
Alcuni sostengono che il movente della prima uccisione fosse di natura prettamente economica (affari di macellazione clandestina), mentre altri sono più propensi ad avallare la tesi del delitto passionale
Scorrendo le pagine, scopriamo poi la vita di due personaggi in particolare: Lo svelto e Donna Teresa.
Una frase estremamente interessante, in particolare, può servire a farvi capire chi è “Lo Svelto”:
Lui è un soldato, deve solo eseguire gli ordini: per questo è ancora vivo.
Così ci troviamo dinanzi a un procedere di eventi che quasi facciamo fatica a seguire.
Tutti i racconti di Diego di Dio sono caratterizzati da un ritmo serrato, incalzante e da una narrazione che mescola l’azione a momenti di pausa durante i quali comprendiamo l’introspezione dei personaggi.
Lo stile è conciso, diretto:
Gode, geme, arriva.
Ma talvolta anche tagliente.
I racconti affrontano tematiche differenti ma comunque molto importanti, sono molte volte una denuncia sociale – come l’esempio della moglie picchiata dal marito ne “La schiava e l’imperatore”-, eventi che più volte sentiamo nei telegiornali.
Gli epiloghi di questi racconti sono alle volte scontati, l’autore forse concentra l’energia della sua penna nella narrazione, nello stile e nella parte centrale del racconto.
“E’ tempo sprecato uccidere i morti”, titolo dell’opera ma anche citazione di Dylan Dog, è quindi una lettura consigliata a tutti, forse però diretta perlopiù a un pubblico maturo, poco impressionabile.
La lettura, nonostante tutto, è di facile comprensione; Diego sa come catturare il lettore.
Recensione a cura di Dylan Berro e Laura Bellini,
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