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RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

Creato il 18 febbraio 2014 da Fabioeandrea

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Se Dio vuole (ma non ci conterei) taglieranno la testa a Stuart Beattie usando un machete dalla lama molto sottile e io la appenderò sulla parete di casa mia accanto al quadro della Dama Piumata lasciatomi in eredita da mia nonna.

Fregandosene bellamente della continuity con il romanzo gotico di Mary Shelley da cui è tratto (che già questo ti fa girar le palle come pulegge, ma tanto i giovincelli di oggi, probabilmente, nemmeno conoscono l’esistenza del libro), Kevin Grevioux firma I, Frankenstein, una graphic novel che racconta le avventure della creatura del Barone Frankenstein dopo la morte del suo padrone. Sapete che fine fa? Tenetevi forte: combatte i demoni assieme ai Gargoyles. Fate quella faccia? Che coincidenza. Anche io ne ho fatta una simile quando ho letto il fumetto.

RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

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A questo punto, quando Hollywood comincia a interessarsi alla storia, Grevioux vede i dollari cadergli dal cielo e appiccicarsi sui suoi abiti e si ricuce, all’interno del progetto, il doppio ruolo di produttore esecutivo e attore. Ed entrato in scena Stuart Beattie come regista e sceneggiatore (che impone delle semplificazioni culturali all’opera utilissime devo dire per digerirlo meglio…!!!), si sceglie il povero Aaron Eckhart (che sta facendo una bruttissima fine professionale) come protagonista dove, praticamente, non fa altro che entrare e uscire dalle finestre spaccandole in mille pezzi. Sì, il mostro che noi conosciamo non è più lo stesso ma, soprattutto, non conosce l’uso delle porte o i benefici dell’usare una maniglia e ti viene da pensare che in quella città nella quale agisce, si muove, cammina e vive, ci deve essere un gran bel giro d’affari nel settore degli infissi.

RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

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Comunque, io rispetto tutti i pareri su questa pellicola e può anche essere che rompa gli schemi (oltre che le finestre), come qualcuno ha scritto… Ma buon Dio, è uno dei peggiori film con un buon cast che io abbia mai visto.

RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

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RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

Sequenze sceneggiate veramente con i piedi, che seguono sempre lo stesso schema, facendo in modo che la Creatura si trovi continuamente a essere conteso fra il Male e il Bene, in una guerra fra Luci e Ombre non del tutto fortuita ma, che nasconde, non A CASO, un terribile e importante segreto che non è certo dato dall’elettricità grazie alla quale è stato creato (e sono sibillino perché sono buono con voi nell’ipotetico caso in cui decidiate di farvi del male andando a vederlo… e non con l’opera). Per di più, dobbiamo sorbirci dei personaggi idioti, sia buoni che cattivi, effetti speciali ORRENDI e persino qualche citazione ai vecchi mostri della Universal con il risultato di rovinare la loro immagine e far piangere me. Persino la colonna sonora, che è stata salvata da parecchi critici, a me pare infima.

RECENSIONE A FREDDO – I, Frankenstein

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Ma c’è un però: la graphic novel I, Frankenstein è un sequel del romanzo rovinato da disegni PESSIMI e battute a effetto buttate lì tanto per piacere ai teenagers… quindi, chiaramente, l’errore è a monte.

Fabio Secchi Frau


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