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RECENSIONE A FREDDO – Nebraska

Creato il 11 marzo 2014 da Fabioeandrea

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Guardare questo film con cadenza campagnola e che parla di anziani che non riescono a reggersi in piedi? Impossibile resistere per me che ho un certo gusto riguardo ai film sulla terza età.

Partiamo da tre DICIAMO:

PRIMO DICIAMO: Diciamo pure che, in Nebraska di Alexander Payne, la bellezza dei personaggi è secondaria. Punto a suo favore, adoro i film dove i protagonisti sono particolari anche nel loro aspetto. Brutti, sporchi e cattivi? Ciao, piacere di conoscevi, Fabio. Ruttate dove vi pare, che tanto l’aria è già inquinata.

SECONDO DICIAMO: Diciamo pure che si ha l’impressione che Alexander Payne se la rida pure dei piccoli fastidi di questa famiglia “invecchiata” che segue i vaneggi di un padre spelacchiato e senza molto senno. Altro punto a suo favore, perché lì dove io sento la risata del regista, sento anche forte un’ala di politicamente scorretto… Ed essendo esponente di una generazione cresciuta a panem and Simpsons, è tanto così se non mi alzo la sottana e comincio a ballare per la giUoia.

TERZO DICIAMO: Diciamo pure che tutta la sceneggiatura è OKKUPATA da battute e situazioni iperdivertenti, ottimamente costruite ma, anche di scene di riflessione quasi teatrale e romanticissime… che ovviamente, un attimo dopo, trasformano i protagonisti in vittime dell’altrui spolpare. Più bello di così si muore!

Ecco, tutto quello che ho detto è Nebraska. Puro e semplice Nebraska.

Vi spieCo…

Abbiamo un padre anziano e affetto da demenza senile, una specie di Tex Willer oggi ridotto più semplicemente a un Groucho vaneggiante di 120 anni, un uomo desolato come è desolato il luogo in cui abita e, soprattutto, quello da cui è partito. Il vecchio, d’un tratto, si rianima di nuova vita (… prendetela con le pinze questa “nuova vita”…) quando gli arriva per posta la notizia ha vinto una lotteria e che deve andare fino a Lincoln per prelevare la vincita (ovviamente… è una presa per il culo). Dopo vari tentativi di fuga, uno dei suoi due figli, quello più insicuro e scialbino (un Will Forte che, prego, si accomodi, da oggi nutro profondo rispetto per lei), pur dichiarando suo padre ufficialmente fuori di testa, decide di assecondarlo e di intraprendere con lui il viaggio fino a Lincoln, diventando testimone di un uomo abbandonato alle sue fantasie e ai suoi ricordi che, però, vorrebbe dimenticare perché troppo amari e dolorosi. Aspettando con anZia una reazione dell’antipatico e porello padre (che come ricco non è credibile) e combattendo con la sempiternamente rompiscatole madre che è più volgare di uno scaricatore di porto nei giorni di giramento di balle, il figlio prenderà coscienza di chi realmente sia suo padre… al di là dell’immagine del beone menefreghista che lo ha allevato.

RECENSIONE A FREDDO – Nebraska

Un plauso va sicuramente alla coppia dei genitori, formata da Bruce Dern e June Squibb (o come cavolo si scrive). Il primo abbina il bianco dei pochi capelli a quello della fotografia del film e si presenta come il vero mattato di questo film nelle vesti di un Pino Scotto (per linguaggio) appesantito e rallentato dall’età ma, più scrauso e meno rock. La seconda, mi sta simpatica, perché amoamoamo le stronzette (anche quelle millenarie… quindi, può accomodarsi anche lei, grazie per la sua interpretazione, io non la dimenticherò mai).

RECENSIONE A FREDDO – Nebraska

RECENSIONE A FREDDO – Nebraska

Importante anche la cerchia di parenti e amici che li circondano, ai quali daresti legnate sui denti per come si comportano.

Il resto del film è una commedia amara, di quelle alla Alexander Payne che, tenetelo d’occhio, perché è intimista tanto quanto è dotato nello stile.

Fabio Secchi Frau


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