Peccato per il prezzo ancora decisamente elevato...
We have always lived in the castle
Adelphi, 2009 - 180 pag.- € 18,00
È con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo "La lotteria". Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai 'cattivi', ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.Voto: 6 ½
R e c e n s i o n e
Costance è così dolcee così innocenteche al processo per l'omicidio della sua famiglia, morta avvelenata, viene assolta. Da quel momento lei, la sorella Mary Kathrine (detta Marrycat) e lo zio Julian, gli unici sopravvissuti, vivranno segregati nella loro grande casa al riparo dai pettegolezzi, dagli sguardi sospetti e dai pregiudizi della gente. Marrycat, la voce narrante, ci trasporta nel suo mondo solitario ma confortante, fatto di una routine appagante e inviolabile, scandita dalle pulizie, dal cucinare (compito di Costance), dalle rapide incursioni in città per fare la spesa e da piccoli rituali magici a protezione della grande villa. Ma per quanto faccia, un giorno qualcuno entrerà nelle loro vite: un avido cugino intenzionato a mettere le mani sul patrimonio di famiglia... e a quel punto verrà spontaneo chiedersi se era così sbagliato volersi proteggere da un mondo corrotto, avido e calcolatore, curioso e invadente. » continua a leggere sul sito
C o v e r
T e a t r o
Come ho scritto nella recensione il romanzo è un classico esempio di giallo "a camera chiusa" e pertanto si presta benissimo per la trasposizione teatrale che ovviamente non è mancata.
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