RECENSIONE Come già sapete non disdegno l'ascolto di audiolibri: spesso lo affianco alla lettura tradizionale, quasi nell'ordine del 50% delle mie letture. Non ho problemi ad ascoltare neanche e-book letti da voci sintetiche di varia natura; ma se ho la possibilità di 'leggere' un audiolibro ben fatto, la mia soddisfazione raggiunge il picco. Quando ho sentito di questa collana di audiolibri letti da più di un lettore, in modo che ogni personaggio avesse la sua voce – e sapendo, inoltre, che questi lettori erano tutti attori e doppiatori professionisti – sono stata subito curiosa di saperne di più.
Una pagina manoscritta del romanzo
Uno, nessuno e centomila è un libro a cui sono particolarmente legata: anch'io in alcuni momenti della vita mi sono ritrovata a fare ragionamenti molto simili a quelli di Vitangelo Moscarda, a sentirmi completamente diversa da come mi vedevano gli altri, a cercare di vedermi dall'esterno, da un'altra ottica, nel tentativo di percepire quale fosse la vera me stessa. La prima volta che ho letto il romanzo, ricordo di essermi fermata a ogni capitolo e di aver fatto delle considerazioni che, puntualmente, Moscarda faceva nel capitolo successivo, nei suoi lunghissimi e coinvolgenti monologhi. In questa sede, però, mi limiterò a recensire l'audiolibro realizzato da Salani LibriVivi e non il romanzo di Pirandello – recensione per la quale non sarei assolutamente all'altezza. Confesso che, quando ho saputo che la lettura durava appena due ore o poco più, ne sono stata delusa perché, sebbene il romanzo di Pirandello sia molto breve, certamente la sua lettura richiede qualche minuto in più dei 242 di questi due CD. Spesso ho difeso gli audiolibri contro chi diceva che non sono libri veri e propri, ma loro interpretazioni recitate da attori. Inutile spiegare che sì, certo, gradisco molto di più un audiolibro ben fatto, ma che al mio scopo vanno bene anche attori 'sintetici' che a malapena interpretano la punteggiatura. I detrattori degli audiolibri li paragonano quasi a riduzioni radiofonico/cinematografiche, come se il copione non fosse il libro stesso, ma venisse riscritto e interpretato dall'attore al momento della lettura. Per me, ripeto, non è così, perché è nelle parole scelte dallo scrittore che sta il vero significato; sono esse a dare un tono allegro, ironico, triste, pensieroso, ecc al testo, e il lettore/attore si adegua allo stile del testo. Ho fatto questa premessa perché in questo caso c'è stata davvero una riscrittura del romanzo di Pirandello, romanzo che è diventato una sorta di commedia radiofonica, con uno stravolgimento cronologico della trama (il primo atto si apre con Moscarda che ha già deciso di liquidare tutto e il suocero che appare a dargli una strigliata con Dida, Firbo e Quantorzo che cercano di convincerlo a fare altrimenti e il dramma della crisi dell'io che si è già consumato e sta per dare i suoi inattesi frutti); un innalzamento dei ruoli degli attori comprimari (Annarosa, l'amica della moglie Dida diventa la coprotagonista, la confidente di Vitangelo, sostituendo il pubblico/lettore a cui nel romanzo Pirandello destinava i suoi monologhi); un taglio non radicale ma fastidioso del testo originale. Ora, non è che Pirandello non abbia scritto teatro: le sue numerosissime commedie sono state composte sia prima che dopo questo romanzo, che pure è stato in gestazione per diversi anni, venendo accantonato per essere poi ripreso e terminato definitivamente nel 1926. E non è che la vocazione teatrale dell'autore non si percepisca: nei suoi romanzi Pirandello privilegia il dialogo alla narrazione e i monologhi di Vitangelo Moscarda sembrano essere fatti apposta per un palcoscenico. Ma se quest'opera è nata come romanzo e non come commedia, perché decurtarne brutalmente alcuni interessantissimi passaggi e stravolgere l'ordine cronologico che aveva stabilito Pirandello?La prima edizione del romanzo
Se avesse voluto farne un'opera teatrale, probabilmente anche lui sarebbe stato costretto a fare variazioni analoghe, per ridurre e sfruttare al meglio il cambio delle scene fra un atto e l'altro, per far entrare i personaggi in modo logistico e coerente, evitando di far fare loro un balletto di entrate e uscite, cambio d'abito, cambio di scena, ecc. Ma ripeto, se avesse voluto scrivere una commedia, Pirandello lo avrebbe fatto, raggiungendo lo stesso scopo, forse (nell'audiolibro adattato da Giuseppe Manfridi è ben chiara l'analisi dell'identità condotta da Pirandello in Uno, nessuno e centomila, che lo porta a formulare la crisi dell'io, ed è lampante il tema dell’incomunicabilità), ma eliminando brani fondamentali del testo originale, come evidentemente non volle fare. Veniamo agli attori: sono davvero bravissimi, le voci dei doppiatori delle star di Hollywood, e si sente; ma danno appunto al testo un'aria troppo teatrale, un’interpretazione esasperata, mentre in un audiolibro – e qui contraddico quel che ho detto prima, ma neanche tanto – voglio sentire il testo e darne la mia interpretazione, senza lasciarmi suggerire dai lettori/attori quale significato dare all'opera. Perché anche con i romanzi, proprio come con le persone, ognuno deve avere – a diritto – il proprio punto di vista, che dà a ogni opera centomila diverse interpretazioni. Detto ciò, non si può certo disprezzare del tutto questo adattamento del romanzo di Pirandello, che è ben sceneggiato, ben recitato e ben confezionato in ogni suo dettaglio. Un prodotto di altissima qualità che reinterpreta e rende cinematografico, o meglio, teatrale, l’opera di Pirandello. Resta però una mero adattamento. Gradevole e ben realizzato. Abbastanza fedele, ma non un audio-libro. Perché solo il libro stesso è fedele al 100%. Se volete ascoltare una trasposizione dell’opera di Pirandello affascinante, ben realizzata, letta da ottimi attori e tecnicamente perfetta, che vi farà immaginare di trovarvi sul palco di un teatro, questo audiolibro realizzato da Salani LibriVivi è davvero eccezionale. Se volete invece leggere o ascoltare Uno, nessuno e centomila così come Pirandello l’ha scritto, dovrete farlo in altro modo. L'AUTORE Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) fu un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934.