Recensione “Britannia Mews” di Margery Sharp
Pubblicato da Simona Postiglione UNA RAGAZZA DI BUONA FAMIGLIA CHE NON AMA LE CONVENZIONI. UN MATRIMONIO SBAGLIATO. UN QUARTIERE MALFAMATO LONDINESE NEL 1875. QUALE SARA’ IL DESTINO DI ADELAIDE?Cari lettori,
ha ragione Daria Bignardi, quando scrive che bisogna fare attenzione ai risvolti di copertina, quelli sui quali vengono solitamente stampate una breve introduzione al libro e la biografia dell'autore. Rappresentano un buon punto di partenza quando si vuole recensire un testo ma ridurre il tutto a poche note introduttive è rischioso, perché il libro, quale esso sia, racchiude senz’altro una storia che vuole essere raccontata con un occhio di riguardo in più. E’ il caso di Britannia Mews, uno dei più importanti romanzi di Margery Sharp, pubblicato per la prima volta nel 1946 e riproposto oggi dalla casa editrice Astoria: non è solo la storia di una romantica e viziata ragazza inglese che, nella Londra del 1875, sposa un maestro di disegno ubriacone, abbandonando la famiglia benestante da cui proviene, è la descrizione ricca e interessante di una zona di Londra, Britannia Mews appunto, che si trasforma in cinquant’anni di vita e di storia.
Titolo: Britannia Mews
Autore: Margery Sharp
Editore: Astoria
Pagine: 384
Prezzo: 18,00 Euro
Trama: Londra, 1875. Adelaide Culver, ragazza di buona famiglia, poco incline ad accettare le convenzioni sociali con le loro regole e il loro vuoto, si innamora del maestro di disegno e, contro il parere della famiglia, lo sposa. Questa decisione segnerà la sua esistenza con l’allontanamento dalla sua famiglia , dagli zii, dalla cugina Alice, dal fratello Treff e da tutto il suo mondo. Henry, Lambert, il marito, si rivelerà presto un alcolizzato e Adelaide passa dall’innamoramento e la convinzione di avere sposato un artista alla delusione più profonda. I due vivono a Britannia Mews, un vero slum londinese, grazie a una piccola rendita di lei. Passano alcuni anni e il marito di Adelaide muore, lei vorrebbe tornare a casa ma una vecchia orribile, soprannominata la Scrofa, la ricatta e la confina a Britannia Mews. Adelaide si rassegna ma un giorno incontra per caso Gilbert, un gentiluomo che come lei è fuori dal suo ambiente sociale, senza però dispiacersene troppo, che l’ aiuterà a liberarsi del ricatto della Scrofa; a quel punto, però, Adelaide deciderà di rimanere a vivere a Britannia Mews spontaneamente. Tornare a casa , avendo disilluso le aspettative familiari, significherebbe infatti sottostare a schemi che non le appartengono più, condannando se stessa ad un’esistenza triste e squallida. Gilbert e Adelaide vivranno insieme e si innamoreranno, creando con le marionette del defunto Mr. Lambert, vere e proprie opere d’arte, un Teatro delle marionette proprio nel quartiere di Bretannia Mews, ormai trasformato negli anni.
RECENSIONE Protagonista di questo romanzo, insieme a Adelaide, è proprio Britannia Mews, che nasce come un quartiere per gli stallieri, diventa uno slum e poi un quartiere alla moda un po’ Bohème, mantenendo sempre però una cattiva fama tra i borghesi della città. E’ qui che la protagonista del romanzo, Adelaide, comincia la sua vita da adulta e, attraverso l’alternarsi delle varie attività dei suoi abitanti, ciascuno descritto con le sue bizzarre particolarità, l’autrice racconta cinquant’anni di storia durante i quali il quartiere diviene un vero e proprio centro di cultura alternativa, con l’apertura anche di un Teatro delle Marionette, e vede il passaggio dei movimenti e delle idee. Margery Sharp è un’ ottima narratrice, ha raccontato la saga familiare di Adelaide inserendola con delicatezza in un contesto sociale più ampio e, con una leggerezza ben lontana dall’essere superficialità, ha sfidato le convenzioni, facendo compiere alla protagonista scelte controcorrente per l’epoca, contestando anche l’esperienza della famiglia nell’ Inghilterra di fine ‘800.
Chi era Adelaide, prima di trasferirsi a Britannia Mews? Una bambina semplice, dal mento volitivo, che, in cuor suo, si considerava interessante, ed era soddisfatta di sé. Una bambina che rabbrividiva se solo udiva la parola ladro, o zingaro, perché quelle erano parole segrete, terribili, che facevano gelare il sangue alle bambine della sua età e della sua posizione. Figlia dell’epoca in cui viveva, Adelaide era, però, una persona fondamentalmente istintiva, pertanto faticava ad accettare le convenzioni sociali e le sue regole. A quel tempo, salvare le apparenze era considerata quasi una forma d’arte, l’uso delle parole era misurato e al termine rispetto veniva assegnato un valore decisamente più alto, rispetto ad oggi.
La libertà di rapporti tra i bambini e i genitori Hambro non finiva di stupire Adelaide. Sembrava che i figli non avessero alcun timore persino del padre e abbracciavano con impeto la madre, anche se era pronta per andare a un ricevimento: non li invidiava, però, perché era consapevole di ricevere un’educazione migliore.Per Adelaide, non c’era nessuna libertà nei rapporti con i suoi genitori, piuttosto, timore reverenziale per un padre assente e mancanza di aspettative in termini di attenzione, da parte di una madre che, cosa curiosa, era convinta di dedicare la sua vita ai figli. Sicura di non aver provato neanche un po’ di invidia, piccola Adelaide? Non sarà che l’arte di rispettare le convenzioni è divenuta nel tempo la convinzione profonda, radicata nell’animo, di non avere bisogno di un qualunque abbraccio? Il silenzio era una delle caratteristiche principali di Adelaide. Il desiderio di penetrare oltre la superficie delle cose, di capire cosa fosse davvero la vita, la portava a sprofondare più volte nell’ Abisso, come lo definiva lei, un vuoto senza rimedio, senza direzione e senza speranza. A sentirsi una persona inerte, in attesa di un sollievo che non riusciva a immaginare.
Pensate, cari lettori, all’attualità di questi sentimenti: l’ Abisso di Adelaide è lo stesso che sperimentano molti di noi oggi, soprattutto i giovani che, spesso, si sentono senza direzione e senza speranza. E così accade che per colmare il vuoto, per esempio, si ceda alla corte di un pretendente senza arte né parte e che, troppo inesperti in amore, ci si illuda di avere trovato qualcosa di proprio, di profondo e vero. Con estrema naturalezza, senza accorgersene, si scivola poi nella menzogna, compiendo atti sconvenienti, ferendo le persone che ci vogliono bene, preoccupandosi soprattutto della propria felicità. Questo è quanto capita alla giovane Adelaide ma Margery Sharp è stata molto brava nel dipingere un quadro emotivo che è destinato a ripetersi nel tempo, incorniciando di volta in volta, volti e storie diverse eppure simili, allo stesso tempo.
Adelaide sceglie di abbandonare le convenzioni imposte dal ceto a cui appartiene, rinuncia alla sua famiglia d’origine consapevole, in cuor suo, di non nutrire per loro l’affetto che una figlia e una sorella dovrebbero provare; si stabilisce in Britannia Mews di sua spontanea volontà, preparata al peggio, aberrando abitudini e abitanti, con l’unico ideale di applicare in quel luogo gli standard di Kensigton. Affronta con coraggio e determinazione l’ostilità di ambiente e persone, così differenti rispetto a quello che conosceva, e non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza di un marito alcolizzato, per nulla intenzionato a guarire e, aggiungiamo pure, fedifrago. Come le è stato insegnato, si sforzerà sempre di mantenere le apparenze, anche in un posto come Britannia Mews, dove la gente proprio non avrebbe saputo che farsene.
Ma la verità, uno strumento pericoloso, è qualcosa che rimane dentro, e Adelaide perse ogni illusione sulle basi del suo matrimonio. La verità non l’aveva resa cieca; al contrario, a man a mano che si abituava a questa nuova e penetrante illuminazione, si rese conto che lei, e non Henry, era responsabile della loro situazione.Margery Sharp racconta con estrema delicatezza e lucidità l’evoluzione interiore di una ragazza che diviene donna, attraverso le delusioni della vita: quelle inflitte da noi stessi, desiderosi di vivere film emozionanti, salvo poi accorgerci che si tratta solo di squallidi cortometraggi, e quelle che ci vengono inflitte dagli altri, senza alcuna pietà. Si dice che le sofferenze fortifichino, ma generalizzare è un tantino azzardato; diciamo che, nel bene e nel male, tutti subiamo un cambiamento interiore. E’ l’ amore stesso a trasformarsi per primo, proprio come accade a quello che Adelaide provava per il marito, che muta in cinica indifferenza, senza che lei riesca a identificare il momento preciso in cui questo accade.
Cari lettori, quanti di voi hanno visto trasformare i propri sentimenti nel tempo? Quanti, conoscono almeno una persona che abbia visto trasformato il proprio amore? Ripensandoci, meglio non indagare: ogni vita ha la sua buona dose di Britannia Mews, quant’anche sfoggi un altro nome. Raccontare troppo della trama rovinerebbe a voi l’opportunità di addentrarvi nel quartiere di Britannia Mews, incontrando, insieme con Adelaide, il Signor Lambert e Gilbert, anche il vecchio burattinaio, chiamato Vecchio Bert, o la Rossa, una giovane donna dalla chioma fiammeggiante. Che dire poi della Scrofa, a lungo temuta dalla nostra protagonista, con il suo aspetto osceno, grassa e flaccida?
Questo romanzo fa parte di quella letteratura che Astoria, piccola casa editrice milanese, si impegna a rivalutare, offrendo a noi lettori storie raccontate con ironia e leggerezza, capaci di farci guardare al mondo allo stesso modo. Storie che, per un motivo o per l’altro, sono state a lungo relegate nel cimitero dei libri dimenticati, che non è solo quello dei libri di Carlos Louis Zafòn.
L’AUTRICE
Margery Sharp nacque in Inghilterra nel 1905 ma trascorse gran parte della sua infanzia a Malta. Cominciò a scrivere molto giovane per diversi giornali importanti e questo le permise, all’epoca in cui divideva un appartamento a Londra con altre ragazze facendo la dattilografa, di guadagnare abbastanza per poter scrivere romanzi. Ne scrisse 26 per adulti e 14 per bambini: la serie The Resquers, da cui Walt Disney trasse Bianca e Bernie, la rese davvero famosa. La presenza di altri non la distraeva, e per tutta la vita scrisse del tutto a proprio agio in mezzo al caos quotidiano. Britannia Mews fu scritto quasi tutto in alberghi, mentre viaggiava durante la guerra dando lezioni ai membri dell’esercito. Sebbene non avesse mai dubitato di voler diventare scrittrice, le sarebbe piaciuto molto anche fare la cameriera a causa “della sua passione per i lavori domestici, i pettegolezzi e le tazze di tè.” Ed è proprio il suo approccio leggero e un po’ pettegolo alla natura umana che le ha permesso di creare personaggi deliziosi che danzano attraverso le pagine. Classificare il suo lavoro come narrativa leggera è corretto ma non esaustivo; Margery Sharp è un'umorista e un'artista, che ha compreso e saputo trasmettere quanto sia sorprendente la vita e quanto l'irrilevante possa avere un potere straordinariamente forte. Pubblicata in modo diffuso anche in Italia dopo la guerra, oggi di lei sono presenti sul mercato solo i libri della serie Bianca e Bernie. Da alcuni suoi libri vennero tratti film: nel 1949 venne filmato Britannia Mews col titolo The Forbidden Street con Maureen O’Hara e Dana Andrews, nel 1946 venne tratto un film da Cluny Brown (di prossima pubblicazione presso Astoria) con Charles Boyer e Jennifer Jones, del 1962 è L’affittacamere con Kim Novak e Jack Lemmon, tratto da un suo racconto. Morì nel 1991.