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[Recensione] Cafonal Natalizio – Ester Nobile

Creato il 19 dicembre 2011 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Cafonal Natalizio – Ester NobileTitolo: Cafonal Natalizio
Autore: Ester Nobile
Editore: Edizioni Esordienti Ebook
Num. Pagine: 95
Lo potete acquistare QUI.
Prezzo: 4,90€

Voto:

[Recensione] Cafonal Natalizio – Ester Nobile

Trama:
Il Cafonal è la rubrica del sito Dagospia dove vengono pubblicate le foto più ridicole e terrificanti delle feste della Roma Bene. Politici che mangiano con le fauci spalancate, vip con la faccia devastata dal botulino, nobildonne che si atteggiano festanti come la più sguaiata delle vajasse. Questi baccanali degli orrori, queste cene a metà tra l’atroce e l’esilarante, sono diventati la più vivida immagine dell’Italia degli ultimi due decenni. Lo stesso si prefigge di fare questo libro: narrare la vera trucida e tragica essenza della nostra odierna realtà tramite una cenone.
Naturalmente natalizio.

Recensione:
Bello, forte, tagliente.
Mi vengono in mente questi aggettivi dopo aver finito di leggere questo libro.
Forse la sinossi postata poco più su non è esattamente esaustiva, dà l’idea di un viaggio surreale tra politici dalle sembianze di porci ingordi come ci ha tramandato il saggio Orwell, o il cinismo cui Ammaniti ci ha abituati, invece no.
Cafonal Natalizio è un breve racconto, se vogliamo, di una persona normale, non una vittima del sistema, non una supereroina, non un personaggio romantico da teen-romance né la tipica donna da romanzo per crisi di mezza età.
La protagonista, la voce narrante, si scontra con la realtà reagendo a volte con acidità altre volte con ingenuità, commette i suoi errori nel tentativo di perseguire i suoi ideali per poi infangarsi (metaforicamente) nei sentimenti più comuni, come livore, senso di potenza, giustizia fai da te e così via.
E’ ironico e sarcastico, intelligente e perfettamente moderno, incastonabile nella società di oggi pregna di persone gonfiate fino al parossismo degli stereotipi.
Le figure retoriche sono poche ma azzeccate, i riferimenti sono arguti e immediati, la scrittura è affilata e incisiva, in cui è facile immedesimarsi e riderci su, scorrevole e non pesante, un po’ amarognolo per le verità che descrive, ma senza lascia quella seccante sensazione di agrodolce che fa incredibilmente retrò.
Le uniche pecche che ho riscontrato sono più un vezzo stilistico che errori: frasi lunghe e piene di subordinate che allungano la narrazione forse un po’ troppo, togliendo il respiro al lettore, più qualche refuso facilmente correggibile. Ma – dicendosi la verità – ho letto decisamente di peggio.
Consiglio caldamente questo romanzo breve. Fa parte dell’ormai bistrattata congrega degli scrittori esordienti che tentano di farsi strada senza gettarsi nell’editoria a pagamento, non costa tanto e farà la sua bella figura nel vostro tablet o nel vostro e-reader, una lettura disincantata ma non di denuncia, solo un pretesto per ridere un po’ delle miserie della gente, e anche delle proprie.

Come si dipinge l’autrice:
Ester Nobile nasce a Brescia il 5 marzo del 1985. Le piacerebbe dire che è nata lo stesso giorno di Pier Paolo Pasolini, ma i suoi avvocati glielo sconsigliano perché rischia la denuncia per diffamazione e calunnia da parte degli eredi.
A tre anni si è trasferita da Brescia a Catania; a sei da Catania a Ragusa, luogo dove ebbe a crescere e a deprimere fino ai diciotto. Raggiunta la maggiore età ha deciso che era ora di vivere esattamente come i suoi miti letterari e si è messa a vivere in quanti più posti possibili: Roma, Bologna, il Belgio, gli Stati Uniti. Poi quando ha finito i soldi è tornata a Ragusa, perché tutto sommato tra i luoghi in cui è stata è quello dove deprimersi le costa esponenzialmente di meno.
Non ha mai pubblicato nulla, né ha mai vinto una beneamata ceppa. Difatti si è sempre scocciata di partecipare ai vari concorsi letterari, dato che non ha ancora capito come cavolo si fa a raccontare qualcosa in 4000 battiture spazi compresi. Soprattutto non ha capito come diavolo si fa a realizzare un bel racconto avendo come tema la parola orologio o balaustra.
Le piacerebbe anche tantissimo dire che il suo stile è fortemente influenzato dal contributo di importanti scrittori come Nadine Gordimer, Doris Lessing, Ernest Hemingway, George Orwell. Invece sarà onesta e dirà la verità. Se ha finalmente imparato a scrivere qualcosa che non facesse più venire solo la voglia di gettare una secchiata di acido muriatico in faccia al vicino di casa, è grazie ad una misconosciuta quanto geniale fumettista americana, Miriam Engelberg.


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