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Recensione “Colpa d'Amore” di Elizabeth Von Arnim

Creato il 22 marzo 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori, vi presento un libro che ho divorato, che mi ha coinvolto contro le mie previsioni. Ho scoperto un'autrice che non conoscevo, ma che ora si è aggiunta al gruppo dei miei preferiti. Recensione “Colpa d'Amore” di Elizabeth Von ArnimAutrice: Elizabeth Von Arnim Titolo: Colpa D’amore Editore: Bollati Boringhieri Collana: «Varianti» Prezzo: €17,50 Pagine: 313 Trama: Uno scandalo incombe sulla famiglia Bott: il povero Ernest, appena deceduto in un incidente stradale, ha diseredato la moglie Milly. Possibile che quegli occhi di colomba, quella figuretta tanto dolce e amabile meritino un castigo tanto duro? La costernazione e l’indignazione iniziale dei Bott si trasformano presto in dubbio e sospetto: e se quei venticinque anni di vita matrimoniale nascondessero un inconfessabile segreto? La soave Milly si è forse macchiata di qualche oscuro peccato? Milly sa che l’esclusione dal testamento del marito non è che l’espiazione per un’esistenza di doppiezza: per tutto quel tempo ha amato uno studioso di Oxford, Arthur. Ora, finalmente, potrà chiarire la sua situazione con lui, raccontargli che Ernest era al corrente della loro relazione e accettare la sua proposta di matrimonio. Non vede l’ora di andarsene lontano dai Bott, lasciando tutti lì a bisbigliare su di lei. D’impulso Milly esce di casa con un piccolo bagaglio e si dirige alla stazione. Ma nulla andrà secondo le sue aspettive. Autrice brillante e di raro anticonformismo, Elizabeth von Arnim conferma qui la sua straordinaria abilità nel tratteggiare precisi e caustici ritratti di un mondo dominato dall’ipocrisia e dalle convenzioni sociali. Nella sua profonda, incisiva e divertentissima messa a nudo dell’animo di ciascuno dei suoi protagonisti, l’accento cade sui punti scoperti della cosiddetta morale comune: davvero si può parlare di colpa quando si tratta di amore? RECENSIONE Il primo aspetto che colpisce di questo romanzo è sicuramente il tono frizzante, l'ironia che accompagna in ogni momento la storia, tanto che all'inizio si può pensare a Wodehouse o ad autori leggeri e ironici più recenti, stile Sophie Kinsella, ma man mano che ci si inoltra nella vicenda della strana adultera Milly ci si rende conto che c'è ben altro. Certo è un'eroina improbabile: è vicina alla mezza età e nel tempo ha perso la flessuosità della giovinezza ed è, beh, diventata rotondetta. Memorabile la scena quando proprio non riesce ad alzarsi da un divano troppo avvolgente. Morbida, burrosa, dolce ed accomodante la vedono gli uomini, soprattutto i suoi numerosi cognati, vagamente invidiosi del defunto Ernest, sulle prime, soprattutto tenendo conto delle mogli che sono loro toccate in sorte. Eppure la più angelica e disponibile delle donne della numerosa e fiorente famiglia Bott deve avere un lato inaspettatamente perfido. Una “colomba adultera” si definisce esterrefatta lei stessa. E' l'amore, dice a sé stessa, ad averla condotta dove mai si sarebbe aspettata, ad un'infedeltà durata dieci lunghi anni, prima ardente e meravigliosamente coinvolgente, poi tranquilla e serena quanto un lungo matrimonio. Ora con la morte del marito, una serie di veli le cadono dagli occhi: il marito sapeva e la punisce in modo tale che tutti sappiano, ma non solo, presto il mondo formale ma rassicurante che ha avuto attorno fino a quel momento si sgretola in mille pezzi. Niente è come lei si aspetta: l'adorata sorella con cui aveva da anni una corrispondenza segreta è una persona talmente diversa che praticamente non la riconosce. Dopo la lettura del testamento lei cerca quello che in fondo aveva cercato anche prima: qualcuno che possa amarla ed accoglierla per quello che è, e da amare e coccolare. Spera da subito in quella sorella che non vede da quando entrambe erano due giovani fanciulle, ma la vita fa strani scherzi. E quell'uomo che aveva avvolto nel suo affetto è così diverso da come lei credeva. Eppure questa tenerezza da dare e da ricevere è ciò che l'ha spinta a una menzogna e a una doppia vita in cui si era adagiata con semplicità. Ma ora non trova niente intorno a sé, tutti i ponti cadono e lei comprende di essere sola e tragicamente troppo vecchia. Non c'è perdono, indulgenza? Da nessuna parte? La prima parte del romanzo è tutto narrato dal punto di vista di Milly, agiata borghese incapace di opporsi con determinazione a nessuno, e il lettore viene travolto dall'incessante chiacchiericcio interiore della protagonista che riflette sulla sua colpa, si sente degna di qualsiasi punizione ed è più che disposta a espiare. I mezzi espressivi dell'autrice sono interessanti ed efficaci perché, per un effetto straniante degno di Pirandello, è curioso trovarsi immersi in questa visione del mondo propria di un qualcuno così relegato nel proprio ruolo. Eppure sono proprio i fondamenti della cultura borghese di inizio secolo ad essere messi in discussione. La stessa concezione di peccato e di morale: Milly si rende conto di non capire più nulla e di non sapere su cosa contare. Niente è come appare. Quando poi il punto di vista si sposta di volta in volta sui cognati e sulle loro mogli, con una tecnica di discorso indiretto libero degna dei grandi narratori del Novecento, l'effetto è ancora più forte: ci troviamo calati nella mentalità di brave e ligie mogli stravolte dalla gelosia, di pragmatici uomini d'affari, i maschi dominanti, a disagio come ragazzetti indifesi in qualunque situazione metta in discussione la loro monotona normalità. Il tutto intriso di una suadente ironia che si giova di una esilarante commedia degli equivoci su chi sia e che abbia davvero fatto la dolce Molly, incomprensibile fedifraga o colomba ingiustamente accusata? In tutto ciò emerge terribile l'incomunicabilità, a causa della quale ciascuno è solo nell'infrangibile casella del suo ruolo. Questo romanzo non è dotato di quei tempi veloci e scanditi dai fatti cui forse noi lettori siamo abituati oggi, ma i monologhi interiori attraverso cui seguiamo tutti i personaggi ci consentono di sentire quello che loro sentono cosicchè ne valutiamo i pensieri e le reazioni come condividendo con loro la chiusura nel bozzolo delle apparenze cristallizzate dell'asfittico mondo borghese. Figura memorabile a mio parere è la matriarca, l'anziana madre di tutti i Bott che sin da principio pare preda di un inevitabile decadimento senile: la soluzione a ogni problema è un buon tè con una fetta di torta al rabarbaro, oppure una buona dormita nella coscienza che tutto, tutto passa... Elizabeth von Arnim è un'autrice notevole a mio parere perché con leggerezza e, come si è detto, ironia narra una storia in cui viene duramente messa in discussione la cultura borghese con la sua ipocrisia, in cui si testimonia lo svuotamento di una concezione morale sentita ormai come vacua, usata soltanto per proteggere le apparenze di una casta di benpensanti, in cui si approfondiscono il ruolo e il destino delle donne, vittime e portabandiera dell'amore romantico e in cui, last but not least, si usa una tecnica di narrazione sapiente, come si è già detto, degna dei grandi narratori dell'inizio del Novecento, di cui la Arnim del resto è contemporanea. Grazie ad essa accompagniamo leggendo l'incapacità di ognuno dei personaggi intorno alla dolce Milly di desiderare e semplicemente chiedere la verità. Viene in mente “Così è se vi pare” di Pirandello. Eppure Milly la amiamo perché comunque sceglie l'amore e, conscia della propria doppiezza, si crocifigge al destino dei Bott nel desiderio di espiare. Troverà il perdono e la tenerezza che il suo cuore brama? Non ci resta che leggere... Recensione “Colpa d'Amore” di Elizabeth Von ArnimL'AUTRICE:Elizabeth von Arnim (Mary Annette Beauchamp), nata a Sydney in Australia nel 1866 e cresciuta in Inghilterra, fu cugina di Katherine Mansfield e amica di E.M. Forster. In seguito al matrimonio con il conte H.A. von Arnim, figlio adottivo di Cosima Wagner, visse diciotto anni in Pomerania. Rimasta vedova, tornò in Inghilterra. Fu l’amante di H.G. Wells, che nell’autobiografia la descrisse come «la donna più intelligente della sua epoca»; sposò poi Francis Russell, fratello di Bertrand. Visse tra Inghilterra, Svizzera e Francia. Morì negli Stati Uniti nel 1941. Di Elizabeth von Arnim, nella stessa collana: Il giardino di Elizabeth (1989), I cani della mia vita (1991), Un incantevole aprile (1993), La memorabile vacanza del barone Otto (1995), Elizabeth a Rügen (1996), Amore (1998), Un’estate da sola (2000), Mr Skeffington (2002), La moglie del pastore (2003), Cristoforo e Colombo (2004), Lettere di una donna indipendente (2005), Vera (2006), Il padre (2007) e Vi presento Sally (2008), La storia di Christine (2009)

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