Titolo: Comandoio
Autore: Elvira Ciacci
Editore: Fernando Ciacci
Sinossi:
L'amore e la morte, due esperienze capaci di sconvolgere un'esistenza. Un tributo da parte dell'autrice al padre, uomo forte e determinato, che le ha garantito una vita esente da qualsiasi preoccupazione. "Comando io", diceva. Nessun membro della famiglia ha potuto mai contraddirlo fino all'ultimo giorno della sua vita. Un ringraziamento all'altro "Comandoio" di casa. Il cane, grazie al quale l'autrice, ha scoperto la sua passione per il mondo animale. Entrambi sono volati in cielo a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Il racconto di due creature speciali con cui l'autrice, con toni dolorosi, prova a descrivere un amore profondo e la difficoltà a continuare a camminare da sola in questa vita, sua sconosciuta.
Recensione a cura di Samanta Catastini
Un romanzo che si legge più come un diario, un’esperienza di vita o, meglio ancora, un cambiamento interiore a opera di due perdite fondamentali: un cane e l’amato padre. Struggente e semplice nella sua stesura, tanto da sentirsi parte di una quotidianità che ci appartiene subito dalle prime righe. Elvira mette a nudo la sua anima, il suo dolore senza alcuna vergogna. L’incontro con l’amato Rexino, un pastore tedesco accantonato perché incapace di procreare, plasma il suo camino fino all’ultima notte. Anni trascorsi insieme gomito a zampa, qualunque fosse la destinazione; un parco, il posto di lavoro, una vacanza, un trasferimento. Una simbiosi che insegna all’autrice il vero significato della parola Amore, un concetto troppo spesso espresso e poco provato a fondo.
“Tu, mio essere esclusivo, mi hai insegnato la gioia di essere responsabile verso una creatura che non ha chiesto di nascere e si è affidata totalmente a me”.Elvira riesce, grazie a un lessico semplice e scorrevole, a far pensare il lettore. Chiunque abbia un cane o altro tipo di animale si riconosce in queste righe; ne gioisce e trattiene a stento le lacrime nelle descrizioni strazianti. Chi, invece, non ha mai avuto al proprio fianco un amico a quattro zampe inizia forse a porsi delle domande, lasciando da parte pregiudizi radicati nel pensare comune.
“L’amore che stavi ricevendo non riusciva a farti superare il dolore delle botte ricevute. Avevi già sei anni e il tuo fisico sentiva quei pochi anni come un masso sulle spalle. A nulla valevano le nostre attenzioni, le nostre carezze, i grattini sulla pancia. Mai avresti dimenticato la cattiveria che hai dovuto subire nel primo periodo della tua vita…Sai, amore mio, siamo umani e ci sentiamo i padroni dell’universo. Siamo umani e siamo gli esseri più cattivi dell’universo…. Ci sentiamo onnipotenti verso di voi, creature più deboli e indifese”.Tutto questo profondo amore parte dalla figura paterna che accompagna l’intero racconto: Nando. Il padre di Elvira, il vero Comandoio (ossia “in questa casa comando io”), è colui che, sin dalla nascita dei figli ha infuso loro l’amore e il rispetto verso ogni forma di vita. Se alla fine del romanzo l’autrice si descrive come annientata e annullata dalla perdita del padre il lettore avverte la forza interiore che l’uomo è riuscito a lasciarle in dono. Io, da scrittrice animalista e da donna che ha appena perduto la persona più importante della mia vita da pochi mesi (amica del cuore e del sangue) ho trovato in queste righe conforto e specchio. Mi sono emozionata nonostante abbia letto trattati e trattati sugli animali e mi sono ritrovata nel vuoto immenso che lascia una persona alla sua dipartita improvvisa. Quando ho chiuso il libro ho però capito sia Elvira che me stessa. Ne consiglio la lettura a chiunque perché un romanzo che riesce a far piangere e interrogare se stessi è solo un valore aggiunto.