Pubblicato da Gabriella Parisi
Cari lettori, parliamo oggi in anteprima del secondo romanzo di Anna Premoli, la vincitrice del Premio Bancarella 2013. Come ricorderete, recensii io stessa il romanzo, che trovai molto scorrevole e ben scritto per essere un chick-lit, ma privo di originalità e decisamente non adatto per essere un finalista del Bancarella – figuriamoci poi vincerlo! Prima del successo con Newton Compton, Anna Premoli aveva autopubblicato un altro e-book, Come inciampare sul principe azzurro, che Newton Compton ha prontamente acquisito per la pubblicazione cartacea (variandone leggermente il titolo, come potete vedere) e che apparirà nelle nostre librerie il 5 settembre. Quando lessi Ti prego, lasciati odiare acquistai incuriosita anche l'e-book autopubblicato di Come inciampare sul principe azzurro, ragion per cui potrò recensirvi in anteprima questo romanzo, sebbene sia sicura che Newton Compton apporterà un opportuno editing (che sarei assai curiosa di verificare).
Autore: Anna Premoli Titolo: Come inciampare nel principe azzurro Casa editrice: Newton Compton Collana: Anagramma Pagine: 320 Prezzo: € 9,90 Data pubblicazione: 5 settembre 2013 Trama: Quale ragazza non sogna di sfondare nel proprio lavoro sfruttando la possibilità di trascorrere un anno all’estero? È proprio questa la grande opportunità che un giorno si presenta a Maddison: ma l’inaspettata promozione arriva sotto forma di un trasferimento dall’altra parte del mondo, in Corea del Sud! Maddison, però, è solo all’apparenza una donna in carriera. In realtà è molto meno motivata delle sue colleghe e per nulla attratta dall’idea di stravolgere la sua vita. Come è possibile che abbiano pensato proprio a lei, che del defilarsi ha fatto da sempre un’arte, che ha il terrore delle novità e di mettersi alla prova? Una volta arrivata in Corea, il suo capo, occhi a mandorla e passaporto americano, non le rende neanche facile adattarsi al nuovo ambiente. Catapultata in un mondo inizialmente ostile, di cui non conosce nulla, di cui detesta le abitudini alimentari e non solo, Maddison si vedrà costretta a tirar fuori le unghie e a crescere una volta per tutte. E non è detto che sulla sua strada non si trovi a inciampare in qualcosa di bello e del tutto imprevisto!RECENSIONE Ebbene sì, mi sono avventurata nella lettura del secondo romanzo di Anna Premoli, Come inciampare nel (sul) principe azzurro, carica di pregiudizi.
Il romanzo autopubblicato
Confesso che all'inizio Maddison, protagonista e voce narrante come richiesto da ogni chick-lit degno di questo nome, mi stava un po' sulle scatole: è riuscita a laurearsi dopo aver imbrogliato al test d’ammissione alla facoltà grazie all'aiuto della secchiona di turno, da cui ha copiato la prova d'esame. Ha un lavoro di responsabilità in una società importante per cui – a sua detta, sia ben chiaro – non è tagliata. È in procinto di essere trasferita in una sede all'estero perché quell'esperienza le consentirebbe un avanzamento nella carriera. Lei invece sogna di trovare il ‘Principe azzurro’ e di poter stare in panciolle da mane a sera e in barba al lavoro e alla carriera. Del resto, è comprensibile. La sua è una forma di ribellione nei confronti di una madre che, non avendo mai alzato un dito né in casa né fuori, vagheggia ancora una carriera; riversando dunque il suo sogno su Maddison, che affronta il suo lavoro più come un dovere figliale che come una sua personale affermazione. C'è da dire anche che Maddison è figlia di una società in cui le donne non devono più lottare come un tempo per affermarsi ed essere considerate alla pari degli uomini (insomma, non come una volta), per cui trovandosi la 'pappa pronta', possono anche permettersi di sputare nel piatto in cui mangiano con il desiderio di regredire al ruolo di mantenute. Maddison, tuttavia, è una contraddizione vivente: guai se qualcuno non apprezza il suo lavoro o fa delle battute sui suoi ritardi e la sua svogliatezza (ma non aveva detto le medesime cose su se stessa nel capitolo precedente?). Si irrita e diventa un'autentica cafona, salvo poi appellare gli altri con questo aggettivo. Quando lo sperato trasferimento a New York le viene soffiato da un collega, Maddison scopre di dover andare a Seoul accompagnata dal bel capo americano-per-metà-coreano Mark Kim e sfogherà su di lui il suo risentimento. Fra l'altro ora le toccherà persino lavorare sul serio, perché sarà a capo di un gruppo di lavoro che conta altri tre elementi. Questa antipatia per la protagonista, però, rende più interessante la lettura. Se in Ti prego, lasciati odiare era il protagonista maschile Ian a essere insopportabile ai nostri occhi come a quelli di Jennifer, in Come inciampare nel principe azzurro non si riesce a non parteggiare per Mark dall'inizio alla fine del romanzo, per rendersi poi conto che, grazie alla sua benefica influenza, anche Maddison diventerà, in fondo, più responsabile e meno odiosa. Come inciampare sul principe azzurro mi ha dunque sorpresa in positivo, spazzando molti dei miei pregiudizi. Uno però è rimasto, quello sulla nazionalità inglese della protagonista e l'iniziale ambientazione londinese del romanzo (ambientazione solo nominale, perché, come nel libro precedente, ci si potrebbe spostare a Roma, Milano, New York senza accusare il colpo). Sappiamo che se Maddison fosse stata l'italiana Maddalena la storia sarebbe stata meno affascinante, ma non si può fare a meno di pensare che la giovane si comporti da Maddalena più che da Maddison. Non credo che gli inglesi siano schifiltosi con il cibo come lo siamo noi italiani. E nemmeno una volta a colazione la signorina Johnsonn ha bramato il tè (che pure contiene la sua bella dose di teina stimolante), solo il caffè, possibilmente forte (proprio da brava ragazzona italiana!). Poi, con la scusa della nonna 'in parte' francese, la colazione è solo dolce, con le fette biscottate e la marmellata o il miele... Dove sono andate a finire le uova col bacon e tutte le delizie salate del breakfast inglese? Come mai Maddison è nauseata dalla colazione salata che si consuma a Seoul? E come mai, quando esce a cena, è sempre alla ricerca dei ristoranti italiani? Lamentandosi poi se il menu è scritto in inglese e in coreano? E come dovevano scriverlo, in italiano? Alcuni piccoli refusi ed errorini ortografici saranno sicuramente passati al vaglio ed eliminati da un editor accorto, ma non posso lasciar passare il marchiano errore che la Premoli fa sul nome della scrittrice preferita di Maddison: Jane Austin. Non si tratta di un refuso, perché viene ripetuto per ben due volte nell'arco di due righi. Ora, quando io sono indecisa su un nome che conosco poco, ma lo voglio utilizzare perché 'fa figo', googlo e controllo la corretta grafia. Non sarebbe stato male, dunque, che lo avesse fatto la Premoli prima di (auto)pubblicare il romanzo. Lo stile è fluido e privo di fronzoli; ciò rende la lettura scorrevole e fresca, adatta a trascorrere un pomeriggio d'estate in piacevole compagnia. La trama è originale per essere un chick-lit (che tanto si sa già come va a finire). Certo, se dovesse essere presentato a un prestigioso premio – e lo dovesse anche vincere – sarei la prima a storcere il naso, ma mi sento di consigliare questo romanzo alle fruitrici del genere, che lo troveranno sicuramente tenero e appassionante.