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Recensione "Confessioni di un barman" di Marini e Cavalli

Creato il 31 gennaio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da roberta maciocci Cari lettori,
nostalgico ma immerso nella quotidianità, poetico a tratti ma parecchio spregiudicato: questo ed altro è il libro che vi presentiamo, qualora vogliate avere una immagine “ribaltata” anche se romanzata della figura del barman. Perché ribaltata? Perché in questa occasione sta dall’una dall’altra parte della barricata: da confidente e laico confessore degli avventori per definizione, “confessa”, sempre laicamente, le sue fantasie ed esperienze.  Recensione  Titolo: Confessioni di un barman Autori: Paolo Marini e Marco Cavalli Editore: Curiosando Pagine: 136 Prezzo: 10 Trama:  E’ la storia di Cuper Bennati, un BARMAN, un sognatore, un amante del bello, e come chi è sempre in stretto contatto con la gente, un abile psicologo, soprattutto del mondo femminile. Le donne – filo conduttore del suo "viaggio" – lo accompagnano attraverso un on the road per il mondo in un saliscendi di emozioni accompagnate da un sottofondo romantico, talvolta surreale, comico e pulp. 

«In fondo amo questa vita così come amo la notte che mi avvolge e mi inebria, con tutta la sua magia, insieme all'intera UMANITÀ DISPERSA che incontro ogni volta nel mio locale in cerca di emozioni che la luce del sole non sa regalare loro [...]. È l'ora del rientro a casa; lentamente salgo le scale del mio appartamento in piazza Santa Croce, carezzo affettuosamente Sonny, adagiato morbidamente sulla poltrona, chiudo le serrande e faccio del giorno la mia notte, continuando imperterrito nella mia vita dannata».


RECENSIONE  E’ un viaggio eno-gastronomico-filosofico-erotico quello del nostro Cuper (badate bene, non Cooper ma Cuper ). Vivida nella sua mente l’esperienza primaria, indimenticabile, dove la Mela è quella grande – New York – i ricordi ed emozioni dei suoi incontri ce li narra da quella che lui definisce la “Piccola Mela”, vale a dire Firenze, dal suo Viktoria Lounge Bar. Sorta di Joyce della mescita, lo dico per il flusso della narrazione, organizzata ma vissuta in prima persona e con dovizia di particolari (anche piccanti), questo barman “filosofo-poeta-psicologo” ci introduce nel cosiddetto “mondo della notte” che ama e che è lo scenario principale per definizione della vita dei locali di ristorazione enogastronomica. Ma non solo: ci fa’ entrare nel suo di mondo ed in quello degli altri. Incontri fugaci con donne – sempre bellissime, beato lui! direbbe qualcuno dei lettori maschietti – citando Hesse o con il sottofondo dei Coldplay, di Peter Gabriel e George Michael. 

Ci racconta, sempre in maniera estremamente spregiudicata, il suo personale “Impero dei Sensi”, avventura professional-erotica asiatica commista di esperienza lavorativa ed acrobazie sessuali con disinibite e benestanti fanciulle del Sol Levante. Ma è anche un poeta, abbiamo detto, Cuper; proprio l’inizio della sua episodica narrazione, fatta di tanti frammenti di vita notturna e non, lo dedica all’incontro con una anziana signora che porta tracce di una antica bellezza. Una rompiscatole, così la giudica in occasione delle ripetute visite al suo locale: espressioni e comportamenti anacronistici, critiche sul vino che le viene spillato. E’ questa prima figura femminile delineata è quella che gli ha insegnato che “chi tace non acconsente: chi tace sta zitto”. Punto e basta. E soprattutto che “Dio non ti da’ le persone che vuoi, ma quelle di cui hai bisogno per aiutarti, per ferirti, per lasciarti, per amarti, per farti diventare la persona che eri destinata ad essere”. 

Questo, racconta Cuper, gli ripeteva sempre l’anziana signora, con le sue modalità da attrice decaduta che sembra venir fuori, dico io, da un Viale del Tramonto nostrano. Ed è proprio per questo che tra un piacere e un altro, tra uno scambio di pensieri ed una variazione di location, questo viaggio apparentemente votato all’edonismo casereccio a tratti, transoceanico ed esotico per altri, avrà un epilogo romantico, che non vi svelo in precedenza. Faccio solo un nome: Evelyn. 

E’ un un libro leggero ma anche piacevolmente impegnativo: parla di sensi e di sentimenti, senza inibizioni, quasi un diario molto, molto personale. Nonostante la narrazione proceda in un flusso di ricordi, anche se non caotici, intelligente la scelta di frammentare in capitoli a sé stanti gli episodi di vita vissuta. Certo, vissuta alla grande per Cuper: solo belle donne – a parte la citata attempata “ex rompiscatole” dell’inizio, solo bei posti, ottimi cibi e bevande. Se è un libro in parte autobiografico i nostri autori se la sono spassata e se la spassano alla grande, buon per loro. Comunque facciamo finta di credergli, a Cuper: sospendiamo l’incredulità, per dirla tecnicamente quando si tratta di narrazioni. Se è vero che in vino veritas, in questo caso non è male che non ci sia soltanto verità ma anche tanta, tanta fantasia tra un cocktail ed un altro, che sia esso servito o degustato dal nostro barman/narratore.


GLI AUTORI Paolo Marini è nato a Prato, ma si trasferisce a Firenze dopo il diploma, dove inizia a lavorare dietro il bancone di diversi locali fiorentini. Oggi svolge la professione di barman a Firenze nel proprio locale, il Viktoria Lounge bar. Mirco Cavalli è nato a Prato, dopo i primi anni di lavoro nelle fabbriche tessili decide di affrontare un nuovo lavoro, prima come cuoco, poi come chef a Firenze.


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