Premessa: questa recensione è stata iniziata all’incirca cinque giorni fa e terminata oggi, poichè ho avuto svariati problemi. Quindi A) chiedo umilmente scusa per il ritardo, spero che non accada più e B) se trovate espressioni come “la settimana scorsa”, diventate ormai un po’ anacronistiche, tenete a mente che, per l’appunto, la recensione è stata scritta a due riprese. That’s all.
La settimana scorsa – eccallà! – Constantine ci aveva lasciato con l’inquadratura di una donna misteriosa, intenta a disegnare con tratto nervoso, quasi frenetico, il nostro conturbante ed inquieto protagonista. Tanto di cappello al cliffanger con cui si è concluso già il primo episodio, ed un ringraziamento speciale a chi di dovere per aver sciolto suddetto cliffhanger non dopo episodi su episodi, aka dopo averci fatto penare che neanche le anime dello Stige, ma in questa seconda puntata. Perchè la fumettista misteriosa è Zed Martin, di professione: veggente.
Vi dico già che, con ogni probabilità, quella che avevo creduto fosse soltanto la companion del nostro Constantine per questo episodio – non mi avrebbe sorpreso se ce ne fosse stata una diversa in ogni puntata, un po’ come per ogni numero di Dylan Dog—no, non ho letto Hellblazer[1] perchè la fumetteria della mia città si ostina a non procurarselo, ecco, sì, non giudicatemi -, ci accompagnerà invece per tutta la serie, dato che il nome di Angélica Celaya (Zed, per l’appunto) compare nei regular del cast. Quindi, ladies and gentleman, probabilmente abbiamo appena conosciuto uno dei personaggi principali della serie. Ma direi di fare un respiro profondo (magari meno profondo di quello di Moriarty, qui sopra), un passo indietro e procedere più lentamente. Zed, dicevamo. Zed che vive in Pennysilvania, in una cittadina più creepy del manicomio della prima puntata. E per essere più creepy di un manicomio dove gironzolano matti posseduti, ce ne vuole.Nella cittadina in questione stanno accadendo delle cose alquanto singolari. La scena con cui si apre questo episodio, infatti, vede come protagonisti un marito ed una moglie, non proprio la classica famigliola felice alla Mulino Bianco: burbero, patriarcale e probabilmente violento lui, in apparenza succube e triste lei. Il sovrannaturale si intromette brutalmente nella vita dei due, quando l’uomo entra nella doccia e viene letteralmente bruciato vivo. Bell’affare, non c’è che dire.
Ma dove c’è il sovrannaturale, si sa, c’è anche John Constantine. Ques’ultimo si carica delle sue conoscenze in materia, del suo esilarante e pungente sarcasmo, della sua sfacciataggine talvolta inadeguata, di un bel po’ di camice bianche con cravatta rossa annessa e parte, via, alla volta della Pennysilvania. Piccolo particolare su cui vorrei che si soffermasse la vostra attenzione: avete notato che Constantine è vestito sempre alla stessa maniera? Può sembrare una cosa insignificante ed anche un po’ inverosimile, ma credo che sia un modo per caratterizzare il personaggio proprio come se si trattasse del protagonista di un fumetto. Cosa che, in origine, John Constantine è.
Quindi, abbigliato come suo solito, il nostro esperto dilettante delle Arti Oscure decide di fare un giretto in miniera per cercare di capire che cosa non vada, da quelle parti. Premessa: Heddwich aka il teatro dell’inquietante accaduto, è per l’appunto una città di minatori e, quando si parla di morte, conseguentemente si parla molto spesso anche delle suddette miniere. A questo va aggiunto il fatto che molti minatori sostengono di sentire degli strani colpetti provenire dalla roccia ed ecco che non c’è da meravigliarsi se Constantine decide di iniziare le sue indagini proprio sottoterra. Con una semplice ma efficace trovata riesce ad eludere la sorveglianza ed entrare e, quando uno è lì a pensare che sia stato proprio furbo, si punta una torcia in faccia per assicurarsi che funzioni e per poco non si brucia i bulbi oculari (e qui “l’uno” di prima inizia a pensare che forse non è così furbo come sembra). Armato di torcia e picchetto, il nostro demonologo preferito inizia a cantaricchiare Hei Ho Hei Ho, andiamo a lavorar! si inoltra nella miniera e appura che, effettivamente, a picchiettare contro la parete rocciosa si ottengono dei colpetti di risposta. Non ha modo di verificare nient’altro, però, dato che la miniera, per cause sovrannaturali – bingo! – quasi gli crolla addosso, costringendolo a scappare.
Una cosa adesso è certa: è proprio un demone che si aggira da quelle parti.
Per questo, si presenta al funerale della vittimaIntuizione o meno, comunque, Constantine è cortesemente invitato dal ricco proprietario della mieniera a tenere le sue teorie per sè, perchè il panico e la paura non sono altro che una minaccia ancora più pericolosa. Ci risiamo con questa storia, che potremmo definire addirittura un topos, in base alla quale si ritiene preferibile lasciare i più nella loro ignoranza piuttosto che rivelare la verità dura, nuda e cruda e rischiare di scatenare il caos.
A questo punto direi che possiamo anche tornare al personaggio che ho introdotto ad inizio recensione, dato che da questo momento in poi sarà proprio lei ad aiutare Constantine nelle sue indagini: Zed. Zed, che incontra Constantine per Caso – con la maiuscola, sì, perchè non credo che sia stato un caso, piuttosto un evento che doveva accadere, a giudicare dai disegni di Zed – e per la prima volta gli fa provare l’ebbrezza di non apparire il maniaco psicopatico della situazione, no, perchè questa volta è lei a sembrarlo. E lo sembra a tal punto che Constantine cerca di liberarsi di lei, ma Zed riesce a rubargli un documento e Constantine se la ritrova nellaAttratta da lui per qualche inspiegabile ragione o forse semplicemente perchè Matt Ryan è davvero un gran manzo e trovarselo mezzo nudo davanti non può che provocare scompensi ormonali, Zed si rifiuta di andar via e, anzi, lo afferra per un braccio, instaurando con lui una sorta di connessione immediata, che le permette di vedere, sentire tutto il tormento di Constantine, la sua rabbia, la sua frustrazione e l’enorme senso di colpa che si porta dentro.
È, infatti, grazie a Zed che Constantine capisce con che demoni hanno a che fare, i Bwca, spiriti di minatori morti che avvertono i loro compagni del pericolo e che per qualche motivo – leggi: a causa della Vedova-Troppo-Poco-Addolorata-Per-Essere-Innocente – si sono ritorti contro questi ultimi, ed è sempre Zed a salvarlo quando rischia di restare intrappolato ed annegare in un’auto piena di fango.
Sono.
In. Lacrime.
Dopo aver seguito una falsa pista ed aver sospettato erroneamente di un prete che, in miniera, aveva perduto suo figlio, Constantine riesce ad intrufolarsi nuovamente nella miniera incriminata e, con l’aiuto di Zed, praticare un rito che scacci via il demone che aveva attaccato due minatori, riuscendo a salvare quello più giovane. A questo punto, per evitare che altre creature sovrannaturali escano dal cuore della terra a causa dell’intervento umano, che ha scavato troppo a fondo – una storia vecchia come il mondo: l’uomo osa troppo e la Natura i demoni dell’Inferno si ribellano -, Zed e Constantine fanno saltare in aria la miniera e poi il nostro esperto delle Arti Oscure si dirige dalla Vedova Allegra, affrontandola con un aiutante speciale: il marito della donna, che quest’ultima aveva fatto brutalmente fuori. Occhio per occhio…
Detto [tutto] questo, non vi lascio con il promo della prossima puntata semplicemente perchè quest’ultima non è più prossima, ecco. Piuttosto, vi dò appuntamento a domani per una nuova recensione, sperando che questa vi abbia strappato un paio di sorrisi. :)
Ringraziamo: 365 Giorni di Telefilm | TelefilmSeries.Com | Diario di una fangirl. | Telefilm. ϟ