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[Recensione] Cronache di un (non) pervertito di Marcolino

Creato il 05 settembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Cronache di un (non) pervertito
Autore: Marcolino
Editore: Lite Editions
ISBN: 9788866651604
Numero pagine: 119
Prezzo: € 8,99
Voto:4: [Recensione] Cronache di un (non) pervertito di Marcolino

 

Trama:
Le avventure di Marcolino sono la storia di un (non) pervertito alla ricerca di sé. In quel “non” risiede tutta l’ironia di questo giovane omosessuale, anti-eroe kafkianamente tragico, che per sfuggire a un’asfissiante Pianura Padana sfoga le sue paure nella promiscuità sessuale. Su fogli colorati Marcolino scrive un romanzo di formazione ai limiti dell’ordinario, dove forgia il mito di se stesso in ribellione al bel pensiero borghese. Con una scrittura cruda ma barocca, sempre tesa verso la poesia, prova ad arrampicarsi sui muri dell’infinito, in un mondo di fiction in cui lui vive solo per poterne scrivere. Avventura dopo avventura, il lettore sarà accompagnato dentro un baratro di solitudine, dove regnano le perversioni più inconfessabili. Toccato il fondo, a Marcolino non resterà altro da fare che risalire verso la luce, in un viaggio entusiasmante alla scoperta di una Lisbona travolta dalla calura estiva, del rapporto con l’altro diverso da sé e di quella umanità che credeva di aver perduto per sempre.

Recensione:
Pianura Padana e mito dell’anti-eroe: da veneto di spirito decadentista ho subito iniziato a leggere questa serie di episodi con un’attenzione particolare, e non ne sono rimasto deluso.
Uno stile classicista e ricercato che si abbina al racconto di una diffusa degradazione, su scenari per me molto conosciuti ma che potrebbero rispecchiare qualsiasi periferia in qualsiasi angolo di mondo: la solitudine, l’emarginazione e la discriminazione hanno sempre lo stesso sapore in qualunque città le si inquadri.
Il romanzo di formazione di Marcolino scorre senza pretese, esponendo i fatti anche scabrosi senza alcun tabù e senza la minima ostentazione, sapendo di andare a toccare corde nascoste nell’animo dei lettori senza irritarli né imbarazzarli. È una lucida descrizione del mondo reale, in cui però si innestano spunti onirici, quasi allucinogeni, che lasciano sempre il confine tra realtà e finzione annebbiato dal dubbio.
A un lettore poco avvezzo a uno stile narrativo che sconfina nel poetico può sembrare difficile come libro, qua e là addirittura pesante e di difficile comprensione; ma cogliere le scelte stilistiche nel loro significato lascia intendere un livello di interpretazione più profondo, e non è forse vero che talvolta la poesia, proprio perché più velata e soggettiva, dà più spunti di riflessione?
Certo, non è un libro da leggere tutto d’un fiato: le frasi risulterebbero pesanti. Ma trattandosi di episodi si possono centellinare, e andando avanti uno alla volta c’è modo anche di analizzarli con calma nella loro successione. Il percorso si svolge dal degrado totale delle periferie e di una vita che conosce solo promiscuità alla graduale consapevolezza di quello che significa scoprire veramente l’altro, senza per questo perdere coscienza di quelle che sono le proprie esperienze passate.
Altra piccola pecca è l’editing, ma si tratta di rari errori di battitura o di virgole fuori posto; al di là di questo, mi sono trovato davanti a una scrittura che ancora non conoscevo, analitica e tuttavia sempre un po’ distorta.
Temevo un finale prevedibile e scontato, per cui sono rimasto in guardia fino all’ultimo episodio, ma non è stato così: l’idea di un cammino che si conclude è perfettamente rappresentata, e la nota finale ha i toni malinconici eppure sereni di una maturità acquisita passo per passo, conoscendo prima il massimo della solitudine e dell’annullamento di sé e poi il riscatto con tutto il suo bagaglio di esperienze. La realtà concreta prende di nuovo il sopravvento sulla dimensione onirica, ma non è più quella cruda e deviata di chi è costretto a nascondersi o vive di perversioni; e questo non potrebbe essere un augurio migliore per chi arriva all’ultima pagina.


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