Magazine Cultura

Recensione "Dark e i Fantasmi del Parco" di Deborah Grabien

Creato il 18 febbraio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario

oggi vi presento una romanzo tratto da una storia vera, ma che acquisisce senza dubbio i Cari lettori,
toni della fiaba e quelli ancor più delicati della poesia! La storia di Golden Gate Park di San Francisco! Se amate gli animali, questo libro vi piacerà moltissimo, e se invece non li amate... forse leggerlo farà cambiare idea al vostro cuore -_^ Dark è stata romanzata dall'autrice Deborah Grabien che l'ha vissuta in prima persona, essendo lei uno di quei Premurosi che si occupano dei randagi nel grande

Recensione Fantasmi del Parco" di Deborah Grabien" title="Recensione "Dark e i Fantasmi del Parco" di Deborah Grabien" />

Dopo essere stata abbandonata nel Golden Gate Park di San Francisco da padroni che non volevano più saperne di lei, Trama:
Dark, una gattina dal pelo scuro, è costretta a imparare velocemente a prendersi cura di se stessa. Grazie all'amicizia di Rattail, un procione, e di Casablanca, un altro gatto abbandonato, Dark fa in fretta a capire come muoversi nel parco e come trattare i suoi abitanti. Perché, se la gattina può fare affidamento su alcune brave persone che provvedono a sfamare gli animali abbandonati o, come nel caso del gufo Memorie, su altri esseri buoni, nel parco non mancano certo le presenze pericolose. In modo particolare, quando un branco di coyote invade il Golden Gate distruggendo i delicati equilibri del parco, Dark potrà fare affidamento unicamente sulle storie di Sal, una donna senza casa che conosce bene la vita sulla strada e che popola di fantasmi e spiriti i suoi racconti, fantastici soltanto all'apparenza. I coyote, intanto, si fanno sempre più minacciosi. E Dark, sola con il suo coraggio, si ritroverà a scoprire che il destino del parco dipende soltanto da lei. Ispirato a una storia vera, Dark e i fantasmi del parco è un libro toccante e avventuroso, dedicato a tutti coloro che, malgrado tutto, non smetteranno mai di credere alla lealtà e all'amicizia. E neppure di sognare

Mi mancava dormire in una chiazza di sole senza preoccuparmi di essere inseguita, mi mancava correre all'ingresso quando le Persone tornavano a casa per strusciarmi contro le loro gambe. Quando ci strusciamo, lo facciamo per marcare il nostro territorio. Ho sempre pensato che le Persone fossero il mio territorio, ma immagino che non fosse così.

Quella di Dark è la storia di una gattina abbandonata dalle sue " Persone", a causa dell'allergia del loro bambino, e del suo difficile ambientamento nel grande Golden Gate Park di San Francisco.Qui Dark deve imparare a sopravvivere a tutti i pericoli, nuovi per lei, che minacciano la vita di un randagio, la fame e il freddo sopra a tutti; a muoversi tra gli altri animali che popolano il parco e che condividono e rispettano una tacita regola di convivenza; e infine a riconoscere i Teste vuote (gli umani che attraversano il parco credendosi i soli esseri viventi presenti), i Duri (i giovani senzatetto che vivono nel parco con i cani), i Premurosi (coloro che amano gli animali) e infine i Pericoli (gli esseri umani particolarmente aggressivi e ostili). E Dark sa che deve imparare e sapere quanto più può e nel minor tempo possibile:

Insomma, un libro

Mentre mangiavo li ascoltavo, tentavo in tutti i modi di capire, facevo molta attenzione. Dopo tutto, la realtà era che il potere era in mano agli umani, non a noi. Perciò era importante per me sapere chi era con me, chi era contro di me, e cosa facevano tutti. Era lo stesso per qualunque cosa succedesse nel parco: più cose sai, più aumentano le possibilità di sopravvivenza.

Dark stringe amicizie speciali con il procione Codaditopo, la ritrosa gattina Casablanca, il saggio gufo Memory, la strana figura di Sal, forse una senzatetto forse uno spettro, infine inizia a fidarsi almeno un poco dei Premurosi Angie e Jack, che portano ogni sera da mangiare agli animali del parco. Ma soprattutto stringe un rapporto importante con Jesse, un ragazzo che gira con i Duri ma che in realtà è un Premuroso, uno molto speciale visto conosce il linguaggio di Dark e parla con lei proprio come lei fa con gli altri animali! Mentre ancora Dark è impegnata ad ambientarsi e si prepara ad affrontare l'inverno che incombe con una certa apprensione, arriva qualcosa di terribile a destabilizzare l'equilibrio del parco e a portare pesanti cambiamenti: un branco di coyote. Agli occhi di Dark i coyote sono creature quasi magiche per la loro bellezza e perfezione, ma anche terribili, non solo perché predatori superiori, ma soprattutto perché, non interessati a rispettare quelle che sono le leggi di rispetto reciproco che governano la convivenza all'interno del parco, cacciano senza selezione e senza regole:

Era pazzesco. Se erano qui, nel parco, avrebbero rovinato la vita a tutti noi. Avevamo un equilibrio che ci faceva sopravvivere. Se avessero semplicemente preso quello che volevano avrebbero lacerato quell'equilibrio.

Davanti al pericolo rappresentato dalla presenza sempre più numerosa dei coyote nel parco, a fare la parte degli sciocchi sono indubbiamente gli umani al potere, che invece di cercare soluzioni efficaci prima ignorano il problema, poi tentano di farvi fronte nei modi più inutili: varare la legge che vieta di portare cibo agli animali randagi e far sgomberare i Duri dal parco. Il problema infatti non viene risolto, non nel libro quanto meno, ma forse nella storia vera che lo ha ispirato qualcuno è intervenuto in modi più sensati... La storia di Dark ha comunque un lieto fine, anche se è felice solo per lei e Jesse perché oscurato da una triste perdita e perché il resto del Parco rimane nelle mani degli incompetenti umani e nelle zampe dei devastanti coyote.

L'intera storia è narrata dal POV di Dark, e l'immedesimazione dell'autrice è tale che davvero dalla prima pagina ci si ritrova a guardare attraverso gli occhi estranei di una micetta, senza mai mettere in dubbio che sia lei a vedere e parlare e sentire, e non l'umana che scrive dietro di lei! Ammetto di aver faticato a portare avanti il libro nella prima parte: per quanto carina e ben scritta, la storia non conquistava il mio interesse e mi sembrava trascinarsi nei piccoli e grandi spostamenti noiosi che occupano la giornata di un micio. Ma sono due i momenti topici che mi hanno finalmente messo in relazione col libro.

<<La conoscenza non significa nulla, non quando l'oggetto è piazzato nel freddo occhio del loro dominio. I diritti non significano nulla. Non c'è conoscenza e non ci sono diritti. Ci sono solo ostacoli alò raggiungimento di uno scopo, e lo scopo è controllare, nutrirsi, dormire. [...] Prendono quello che scelgono di prendere. Non c'è giusto o sbagliato, o colpe. Ma è ciò che è. I coyote sono così e questo è il loro modo di vivere.>>

Il primo è rappresentato dal legame che unisce sempre più strettamente Dark e Jesse e che fa assumere al libro i toni delicati della poesia, muovendo corde invisibili dentro di me e facendomi desiderare di poter essere simile a un Premuroso come Jesse, capace di rispettare libertà e individualità di ogni altro essere vivente, al punto tale da saper parlare con ciascun essere vivente con l'unica lingua del rispetto del valore della vita, che pone tutto e tutti sullo stesso gradino della scala...

Il secondo è invece la realtà triste e ingiusta che si mostra quando il pericolo rappresentato dai coyote investe anche i frequentatori umani del parco: l'assurda superbia dell'uomo che crede di avere i diritti, e per legittimarli li trasforma addirittura in doveri, di gestire la vita degli animali mi ha fatto vergognare e sperare di non inciamparvi mai, o almeno mai più.

Quelle persone decidevano se potevamo vivere o se dovevamo morire, decidevano se potevamo avere cuccioli, se potevamo mangiare. Avevano dei furgoni che avevano l'unico scopo di prenderci e portarci via se non "appartenevamo" a qualche essere umano.[...] Tutto quel potere, e tutta quella libertà... sembrava, non so, come se a Jesse ne avessero concessa troppa,, in qualche modo. Per un attimo mi sentii spaventata e capii perfettamente perché Codaditopo stava cambiando in quel modo: non sembra esserci abbastanza equilibrio nel mondo.

Mi ci volle un po' prima di capire che quella reazione veniva dall'aver visto il potere che gli umani avevano su di noi: sulle nostre vite, e sulle nostre morti. Avevano il potere su tutto nel parco. A nessuno piace scontrarsi col fatto che qualcuno ti può far del male e può ucciderti. Nessuno vuole credere che non ci si può fare niente. Ti fa sentire piccolo e insignificante.

piacevole, che fa intenerire, che fa riflettere e sopratutto che fa venire voglia di essere L'AUTRICE
Deborah Grabien, originaria della Bay Area, ha vissuto a Londra, Parigi, Ginevra e Firenze prima di stabilirsi a San Francisco. Tra i suoi successi, i romanzi compresi nelle serie Kincaid Chronicles e Haunted Ballads. Tra i suoi interessi, oltre alla scrittura, la musica e la cucina. Tutte le sere, insieme a suo marito, passeggia nel Golden Gate Park per dare da mangiare ai gatti abbandonati. I l sito dell'autrice QUI persone migliori, persone che non facciano mai sentire nessuno, persona o animale che sia, "piccolo e insignificante".
Recensione

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :