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[Recensione] Democrazia di Gherardo Colombo

Creato il 12 febbraio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Democrazia di Gherardo ColomboTitolo: Democrazia
Autore: Gherardo Colombo
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: I sampietrini
Anno: 2011
ISBN: 9788833922461
Pagine: 94
Prezzo: 8,00 €
Voto: [Recensione] Democrazia di Gherardo Colombo

Contenuto:
L’autore di questo libretto, nello svolgere il tema proposto, non analizza solo dal punto di vista esteriore quella che in fondo è una forma di governo, con regole e principi stabiliti giuridicamente. Piuttosto evidenzia che la democrazia è un modo di stare insieme, una maniera di salvare capra e cavoli pur in presenza di un partito della “capra” e quello dei “cavoli”.
Questo ne fa una cosa bellissima, anche se faticosa, impegnativa e difficile. Come spesso accade, per tutte le cose belle ci sono tuttavia sempre i se, molti ma.

La democrazia esige per definizione la partecipazione popolare al governo del paese. Esige, tra le righe, un popolo adulto, consapevole, maturo. L’alternativa è la corruzione stessa della democrazia. Un popolo immaturo ha bisogno di qualcuno che gli attribuisca delle idee, gli suggerisca scelte che non è in grado di compiere da solo.
Il problema in questo modo si sposta, perché si fa dipendere la bontà o meno di un ordinamento da colui o da coloro che in un certo momento storico si trovano al governo.
Pensare che vi sia sempre qualcun altro a intervenire, a prendersi cura dei nostri bisogni, non aiuta la democrazia anche se è duro da digerire. Se questo bisogno di sicurezza è stabilito da un certo “status quo” e questo viene a mancare o vacilla, ci si sente perduti. Ci si rivolta contro ogni mutamento, si diffida di ogni vento che soffia in direzione contraria.
È un atteggiamento controproducente, simile al naufrago che guardi con sospetto e resistenza la scialuppa di salvataggio, per la sproporzione tra essa e la nave che affonda.
La democrazia appare, nel volumetto dell’autore, non solo come una delle diverse forme di governo, ma quella più necessaria, imposta dal buon senso, a prescindere dal tipo di costituzione in vigore. Anche in una monarchia può (e deve) esservi un elemento democratico, che permette al sovrano il conforto, l’appoggio, la collaborazione dei sudditi. È innegabile che allo stato attuale vi siano paesi classificati ufficialmente quali monarchie che presentano indubbi elementi democratici (la Gran Bretagna è uno di questi). È vero anche l’esempio contrario, come l’ex Repubblica Democratica Tedesca che di democratico non aveva nulla.
Tutte le volte che l’elemento democratico viene meno (fosse anche a causa di una maggioranza che discrimina una minoranza, estromettendola, di fatto, dall’esercizio delle sue prerogative), si sostituisce qualcos’altro, un rapporto di forza.
Immaginiamo per esempio un condominio: se un condomino chiede un intervento urgente per riparare una crepa sul muro, in linea di principio può essere ridotto al silenzio dalla maggioranza che si rifiuta di sostenerne la spesa e ciò senza tener conto che, per la stabilità dell’intero edificio, sarebbe il caso di prestare attenzione agli argomenti del condomino solerte e giudizioso (l’uno contro i molti).
Certo vi sono problemi pratici, secondo l’ampiezza della comunità, nel garantire a ciascuno l’intervento diretto della cosa pubblica: un conto è un condominio, un conto un quartiere, un comune, una provincia, una regione, lo Stato. Man mano che la comunità si fa più complessa occorre eleggere dei rappresentanti, e tramite costoro darsi delle regole, amministrare la vita di tutti i giorni, rendere giustizia quando qualcosa si incrina nel meccanismo. A maggior ragione in questo caso le competenze, i poteri, vanno distribuiti, divisi: vi sarà chi stabilisce le regole (il Parlamento), chi amministra la comunità (il Governo centrale e locale), chi controlla che le norme siano rispettate (la Magistratura).
Gli strumenti giuridici non sono mai perfetti, nessuno può mettere la mano sul fuoco ad esempio su quale sia il miglior sistema elettorale, quali garanzie possano avere gli elettori di fronte ai rappresentanti eletti.
Su un punto non si transige: la democrazia è il luogo in cui le libertà di ciascuno non escludono le libertà di qualunque altro.
Questa definizione induce a guardare con sospetto qualsiasi rendita di posizione, chi dissocia i DIRITTI dai DOVERI, come se da una parte vi fosse una categoria chiamata solo a DARE e una categoria chiamata solo a PRENDERE. In democrazia gli uni (i diritti, il prendere) non possono non andare di pari passo con gli altri (i doveri, il dare).
Lo stesso principio di maggioranza va contemperato con queste riflessioni: gli interessi peculiari di alcuni non possono prevalere sull’interesse di tutti, quello generale. Va da sé che una maggioranza potrebbe rappresentare di fatto un’alleanza momentanea tra interessi particolari (corporazioni, lobby) contrapposta a una minoranza, rispettando solo sulla carta il principio democratico.
L’interesse generale, non è necessario dirlo, è l’interesse di ciascuno a che la nave continui a navigare senza affondare.


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