Recensione di Alcatraz (1° stagione)
RECENSIONE Quando di mezzo c’è J.J. Abrams, non si può pensare altro che ad un ottimo lavoro. Certo, ai livelli di Lost ancora nessuna serie c’è arrivata. Forse solo Fringe riesce a tenere il passo, ma questo Alcatraz non è molto da meno. Molto intrigante e ben articolato. Forse un po’ ripetitivo in ogni episodio come concetto di base. Dover acciuffare un nuovo detenuto, ma del resto è la base della storia. Tutto però è condito da molto mistero, che secondo me poteva essere sviluppato in modo migliore, ma comunque così non è per niente male. L’intera sera mi ha affascinato. Ben realizzata dal punto di vista tecnico. Sembra che non abbia avuto molto successo e a quanto pare non ne faranno una seconda stagione, ma se così fosse sarà un vero peccato. Avrebbe potuto dare ancora molto.
TRAMA Rebecca Madsen è una detective del San Francisco Police Department che sta indagando su un atroce caso d’omicidio, quando si ritrova con un’impronta appartenente a Jack Sylvane, un criminale che era rinchiuso nella vecchia prigione di Alcatraz e che era dato per morto da decenni. Quando tenta di approfondire il mistero, l’agente federale Emerson Hauser tenta inizialmente di ostacolarla, per poi affiancarla nelle indagini con il suo fidato tecnico di laboratorio Lucy. Rebecca, che nel frattempo si era rivolta all’esperto della prigione Diego Soto, scopre che non solo Sylvane è ancora vivo, ma non è invecchiato di un giorno dai tempi in cui era rinchiuso ed è tornato a seminare vittime. Inoltre, presto la detective Madsen si renderà conto che Sylvane è solo una piccola parte di un mistero molto più grande: altri prigionieri stanno infatti per riapparire dal passato.
NAZIONE Stati Uniti | ANNO 2012 | GENERE Thriller, Fantascienza | REGIA Bryan Wynbrandt, Steven Lilien, Elizabeth Sarnoff
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