Una storia incredibile - Ogni Paese ha aneddoti e notizie che rilette dopo qualche decade appaiono tanto variopinte da essere un perfetto plot e “American Hustle” non fa eccezione. Torniamo agli anni ’70, rileggiamo qualche articolo sullo scandalo Abscam, diamo in mano la succulenta e un po’ inverosimile vicenda a una bella manciata di pluripremiati professionisti e, come risultato, un gran film arriva sugli schermi il primo giorno dell’anno: non si poteva chiedere di meglio!
È la vita ai confini della legalità di due persone normali, geniali, due amanti speciali, che non si danno mai per vinti, quella che seguiamo per due abbondanti ore. Irving Rosenfeld è uno di quegli uomini anonimi e poco attraenti che a qualsiasi evento mondano passano inosservati, Sydney Prosser è una di quelle donne affascinanti che riempiono una stanza, vera carta moschicida se invitata a una festa. I due in comune non hanno apparentemente nulla, ma nei fatti sono una coppia esplosiva. Truffatori per sopravvivenza, per divertimento, per voglia di sbarcare il lunario e dimenticare le umili origini, Irving e Sydney verranno presi con le mani nella marmellata e si ritroveranno a collaborare con le forze dell’ordine per evitare di finire sotto chiave. Quando il gioco si farà troppo grande anche per due cialtroni come loro, dovranno tentare il tutto per tutto per riuscire a sopravvivere. Ce la faranno?
Un buon team non si cambia e il regista de “il Lato Positivo” lo sa bene quando decide di chiamare a sé i suoi attori prediletti creando sul suo set un’alchimia che buca lo schermo: “American Hustle” ha la solidità che solo una folle storia vera può avere e funziona grazie ad un cast che si è preso già da qualche tempo le misure. L’armonia è così palpabile da incollarci tutti allo schermo.
Il trio in pantaloni a zampa, che ci porta in giro per un New Jersey gestito da un Jeremy Renner che depone gli spara-cannoni a favore di un’infinita cotonatura, è formidabile: Christian Bale è talmente ciccio-sfatto da farci prima trasalire, poi ridere e infine preoccupare; Amy Adams è tanto provocante e desnuda da farci dimenticare quanto fosse odiosa la sua perfezione in “The Master”; e Bradley Cooper è tanto riccioluto ed esaltato da farci ribaltare. E poi c’è lei, la più strabiliante attrice degli ultimi anni, tanto giovane quanto magnetica, la cui esuberanza riempie la stanza e annulla chiunque altro le stia accanto: Jennifer Lawrence, è istericamente perfetta e una nomination per la sua performance quale migliore attrice non protagonista, se la meriterebbe proprio.
Senza prezzo sono pure i costumi, la fotografia e l’incantevole colonna sonora (da recuperare!) che ci fa ripercorrere gli anni dell’infanzia. La narrazione corre veloce, tutto si avvita in modo intrigante, soprattutto agli occhi di coloro che non possono ricordare o conoscere lo scandalo da cui trae origine la sceneggiatura. I camei di attori (chi più chi meno) fedelissimi al regista non si contano e, in generale, la bravura di cast and crew convince anche i più prevenuti.
Voto: 7. L’opera scorre, corre, diverte, stupisce, allieta lo spettatore. Un’evidente evoluzione rispetto ai precedenti lavori di David O. Russell che ci provoca un convinto Bravo a tout le monde!