La trama
La trama di Dragon Age II si muove in parallelo a quella di Dragon Age Origins. Hawke, il protagonista, fugge il Flagello in compagnia della famiglia, proprio durante il tradimento di Loghain e alla conseguente disfatta di Ostagar che dava avvio al primo episodio della serie. La storia del protagonista di questo nuovo episodio prende però una direzione diversa. Il gruppo di fuggiaschi (Garret, sua sorella Bethany, suo fratello Carver e sua madre Leandra) si imbarca per la città stato di Kirkwall, dove affondano le radici della famiglia di Hawke. Qui ricominceranno la loro vita e avrà inizio per noi il gioco vero e proprio.
Una scelta sbagliata
Molti hanno rilevato la qualità della narrazione, forse confondendo l’originalità con la sua effettiva riuscita. Io ho trovato che l’unico grande difetto di Dragon Age II sia proprio la trama. Il gioco, come ho già spiegato, non segue i fili della trama di Dragon Age Origins, ma si svolge tutto all’interno di un lungo flashback, ossia il racconto del nano cantastorie Varric. Come se questo non bastasse, non è nemmeno presente una linea narrativa precisa che va da un catastrofico evento iniziale fino ad una risoluzione drammatica, ma tende a concentrarsi solamente sulle azioni di Hawke e sulla sua ascesa personale, tralasciando l’importanza della coerenza nel tessuto narrativo. La trama finisce così per sfilacciarsi e non appassiona come potrebbe e dovrebbe. Personalmente non apprezzo questo schema narrativo a ritroso, frutto certamente di una scelta precisa che mira all’originalità ma che toglie molto alla libertà della storia (se il personaggio è già diventato una leggenda, non c’è motivo di temere una sua dipartita o una sua defezione in favore del lato oscuro).
La gestione dei componenti del party è di gran lunga la cosa più divertente del gioco: si possono pianificare strategie, combo di magie, assegnare ruoli automatici ad uno o tutti i membri attraverso semplici comandi logici ed intuitivi, sviluppare alcune abilità e non altre, personalizzare armature e armi, stabilire relazioni personali (quali amicizia e amore) che permettono di sbloccare abilità nuove.
Come al solito con i giochi della Bioware il punto forte è infatti la costruzione dei personaggi. Il party è carismatico e lo sviluppo delle storie di ciascuno degli elementi del gruppo influenza la storia in maniera imprevedibile. Ogni personaggio è dotato di abilità particolari e precisi valori: simpatizza con una fazione e meno con le altre e dovremo tenere questo in mente se vogliamo tenerci stretta la sua amicizia. Insomma, ogni scelta compiuta dal giocatore finisce per pesare sul rapporto con il party favorendo l’amicizia o l’odio di ciascuno dei componenti. Come sempre, sarà poi possibile scegliere di utilizzare un personaggio invece di un altro da relegare nelle riserve e accedere comunque ad un sistema di sviluppo del personaggio molto simile ad Origins, con gli schemi ad albero che dipenderanno dalla classe del personaggio scelto e con opzioni molto diverse per ognuno dei membri del party.
Questioni tecniche
Passiamo brevemente alle questioni più tecniche di Dragon Age II.
La grafica, nonostante non sia ai livelli di Mass Effect e di titoli come Oblivion, è comunque ad alti livelli; gli scenari sono dettagliati e realistici, anche se molto spesso si ripetono per più di una missione. Infine, diversi giocatori segnalano la presenza di vari bug che impediscono il completamento di una missione o di trovare alcuni NPC funzionali al completamento di alcune quest. Personalmente, pur avendo finito il gioco, non mi è mai capitato nulla del genere, ma avendo letto più di un commento in questo senso, mi è sembrato giusto riportare anche questi pareri, fermo restando che difetti del genere non tolgono più di tanto alla qualità generale del comparto tecnico e alla godibilità di un ottimo titolo.
Riassunto della recensione
Dragon Age II è davvero un bel gioco, con una trama originale, ma non del tutto riuscita, un comparto tecnico ottimo, personaggi caratterizzati ed una buona longevità che non vi farà pentire di avere perso numerose ore giocandolo fino in fondo.