Recensione di Elephant White. Ancora un eroe solitario, per nulla di nuovo.
RECENSIONE Ancora un eroe solitario in Elephant White, che da solo tenta di sterminare un’intera organizzazione malavitosa. Ce ne fossero d’avvero di gente così, magari si riuscirebbe a bloccare la malavita organizzata. Il tema, quella dello sfruttamento e prostituzione minorile in Cina, è sicuramente molto forte. Ma alla fine tutto si riduce in un film d’azione, con tanti proiettili e molto sangue. Nulla di nuovo insomma.
TRAMA Curtie Church è un killer professionista di altissimo profilo. In Thailandia si trova ad essere pagato per decimare una gang criminale che opera nella prostituzione minorile, ad ingaggiarlo un padre disperato per una figlia finita tra le mani della gang in questione, drogata e costretta a prostituirsi. Church con l’aiuto di Jimmy l’inglese, un intrallazzatore locale che commercia in armi e informazioni, si armerà di tutto punto e comincerà a seminar cadaveri tra le fila della gang proprio mentre ai vertici della stessa è in corso un cambio di leadership, con il vecchio boss indeciso se passare il comando dell’organizzazione al figlio ben poco affidabile o al più fidato braccio destro e consigliere. Mentre è impegnato in una delle sue incursioni con tanto di fucile di precisione Church incontra Mae una graziosa ragazzina di quattordici anni che diventerà per lui una sorta di coscienza, gli starà vicino nei momenti più difficili e gli mostrerà che esiste una strada per la redenzione anche per chi come lui toglie la vita per mestiere.
NAZIONE Stati Uniti | ANNO 2011 | GENERE Azione | REGIA Prachya Pinkaew
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