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Recensione di Ero il mare nero di Francesco Giannini

Creato il 27 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

13 Flares 13 Flares × Recensione di Ero il mare nero di Francesco GianniniVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Francesco Giannini
Pubblicato da:Youcanprint
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
in offerta
scontato
Trama:

C´è tanto in questa storia. L´amore per la musica, l´amore per due donne che sono, o potrebbero essere, passato e futuro. C´é la tristezza e la disillusione di chi si lascia andare piuttosto che nuotare contro corrente. E c´è anche l´impressione che quel che facciamo non basta, a conoscerci e a toglierci quel nero che ci portiamo dentro.


Ero il mare nero è una storia densa, di quelle sporche, un po´ rudi e poetiche al tempo stesso in cui alberga la sostanza della vita: le emozioni. Vi parlerò di un libro che è appena uscito e che per me è stato un piacere leggere a più riprese, lentamente, ché il tempo a volte scioglie gli enigmi e svela il potere delle parole che si manifesta pian piano. Sebbene questa storia e i suoi personaggi possano essere visti inizialmente come dei deboli, mancanti in qualche dovere e responsabilità della vita, scoprirete che in realtà sono forti o impareranno a esserlo.

Il personaggio principale è un uomo che tradisce le sue speranze, un uomo disilluso che accetta il “game over” dalla vita senza provare nemmeno a combattere. Dopo aver perso Anna, l´amore della sua vita, si perde tra bottiglie di troppo e puttane. Si salvano solo due cose nella sua vita: La Ford Capri, che ama e protegge più di se stesso e la sua fedele Gibson gialla assieme alla quale ha sognato, un tempo, di sfondare nella musica. È un disperato, e forse più un condannato, a tu per tu ogni giorno con una sentenza da rileggere. Ma è anche una persona di spessore, oltre alle apparenze, oltre alla maschera di cinismo e il fare da depresso.

Incapace di separarsi dai dolori del passato troverà conforto nell´amicizia di Rob, Paolo, Gerry e Silvano che fonderanno una band. Quei ragazzi sono tutti lì per fuggire da qualcuno, qualcosa o da qualcosa che non c´è, nessuno se lo chiede e nessuno ci fa caso. Si suona e si butta fuori energia, si creano testi, si litiga, ci si addormenta insieme ubriachi sperarsi per la sala. E così la vita fluisce, meno inesorabile, più leggera. Quasi come un´illusione. Il cuore si stappa ed escono parole, forse parole che cambieranno tutti i loro destini.

Oltre ad Anna saranno altre due donne a sfondare il torpore del personaggio. La sorella Silvia, mamma e amica insieme, che cerca di rimettere ordine nella vita del fratello e dargli motivazioni e coraggio per non mollare, per fare ciò che è giusto. E poi Carmen, moglie di Paolo presente in casa quando i ragazzi provano. Queste donne sono correnti nella sua vita, in qualche modo lo trascinano e lo abbandonano in punti diversi. Amore, visioni, follia, disperazione. “A un passo da” e non arrivare mai. Silvia è sicurezza, Carmen è speranza. Entrambe sembrano luce, quella in fondo al tunnel. Succede che vivi accanto alle persone e non sai chi siano davvero, e questa è la vera rivelazione del romanzo, a mio parere. Ciò che cambia la prospettiva, proprio nelle pagine finali è questa nuda verità. Portiamo il nero dentro, dietro gli scherni e le osservazioni dure, siamo mare nero che prima o poi si infrange su qualcosa.

Da questa consapevolezza ne consegue probabilmente il perdono, verso se stessi e verso chi ha sempre taciuto, a suo modo, il dolore. Anche il rispetto, forse non sempre comprensione perché quando si è alla deriva le nostre rotte non incrociano chi come noi si è perso, ma l´accettazione, perfino l´amore assoluto. In un tempo senza tempo.

Poi di colpo compresi che il tempo era inutile: non esisteva. Il futuro è esattamente alle nostre spalle, ed il passato avanti, e contemporaneamente sono presenti ed assenti, e quando la nostra mente è libera, non esiste il tempo. (Ero il mare nero, Francesco Giannini)

 

Approfondimento

Francesco Giannini scrive bene, davvero bene, e quello che è un romanzo breve sembra diventare una piccola odissea. Il lettore è spettatore di questo degrado, declino, di queste facce arrese che provano a sistemarsi per il meglio senza raccontarsi, prendendo i pugni in segreto dalle proprie realtà. È un racconto pieno di passione sul lato torbido della vita, destabilizza e disillude con una forza narrativa sensibile e poetica. Molto belli i testi delle canzoni, e ottima la costruzione del personaggio principale caratterizzato da una forte autoironia e da un modo sensibile di sentire le cose. Ancorato alle sue disgrazie, con un passato da condonare, l´animo da trovare al presente e tanta amarezza da spendere al futuro. Il linguaggio cameratesco fa da cornice a eventi di per sé miseri, senza controllo, carichi di tristezza e perdizione. Sono vite che s’intrecciano in maniera meravigliosa e regalano piccole luci nel nero. Non basta ritrovarsi, non basta avere una moglie, o una fidanzata, non basta scappare dalla realtà della famiglia, non basta pagare, non basta amare. Non basta e non basterà mai, e il messaggio arriva diretto perché è vero, ci portiamo il nero dentro di noi ed è troppo grande per affidarlo a qualcuno. Poi questo nero ti scoppia dentro e ti pervade ogni adesso.
Ognuno si scorge solo. Qualcuno è qui, qualcuno già non c´è più.



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