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Recensione di “Non volare via” di Sara Rattaro

Creato il 06 settembre 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Simona Postiglione

Conosco le regole Il silenzio è mio amico E quando ho paura, la mia voce sei tu
Non volare via, edito da Garzanti, è il terzo romanzo di Sara Rattaro, autrice genovese che ha riscosso già un discreto successo dopo la pubblicazione di Sulla sedia sbagliata (2010) e Un uso qualunque di te (2011), già recensito per Diario. Una storia che ripercorre passaggi comuni a molte persone e che fa riflettere, perché dietro l’ordinario si nasconde sempre l’unicità dell’individuo, con le sue innumerevoli sfaccettature.
Recensione di “Non volare via” di Sara RattaroAutore: Sara Rattaro
Titolo: Non volare via Editore: Garzanti Genere: Narrativa Pagine: 222 Prezzo: € 14,90
Data pubblicazione: Maggio 2013 Trama: Matteo ama la pioggia, adora avvertire quel tocco leggero sulla pelle. È l'unico momento in cui è uguale a tutti gli altri, in cui smette di sentirsi diverso. Perché Matteo è nato sordo. Oggi è giorno di esercizi. La logopedista gli mostra un disegno con tre uccellini. Uno vola via. Quanti ne restano? La domanda è continua, insistita. Ma Matteo non risponde, la voce non esce, e nei suoi occhi profondi c'è un mondo fatto soltanto di silenzio. All'improvviso la voce, gutturale, dice: «Pecché vola via?». Un uccellino è volato via e Matteo l'ha capito prima di tutti. Prima della mamma, Sandra. Prima della sorella, Alice. È il padre a essere volato via, perché ha deciso di fuggire dalle sue responsabilità. All'inizio non era stato facile crescere il piccolo Matteo. Eppure tutti si erano fatti forza in nome di un comandamento inespresso: restare uniti grazie all'amore. Ma è stato proprio l'amore a travolgere Alberto, un amore perduto e sempre rimpianto. Uno di quei segreti del passato che ti sconvolgono la vita quando meno te lo aspetti. Lo fa quando credi di essere al sicuro, perché sei adulto e sai che non ti può succedere. E poi ti trascina nell'impeto di inseguire i tuoi sogni. Ma adesso Alberto ha una famiglia che ha bisogno di lui. Sandra, la donna che ha sacrificato tutto per il figlio. Alice, la figlia adolescente che sta diventando grande troppo in fretta. Ma soprattutto ha bisogno di lui Matteo, che vorrebbe gridare: «Papà, non volare via».

RECENSIONE Non ho letto il primo romanzo dell’autrice, ma sono rimasta piacevolmente colpita dal secondo, tanto da attendere con un certo interesse la pubblicazione di Non volare via. Sara Rattaro trae ancora una volta spunto dalla quotidianità e dall’ordinario, una storia nella quale molti potranno riconoscersi, o ritrovare situazioni vissute di riflesso sulla pelle di altri. D’altro canto i temi della famiglia, del tradimento, del perdono e dell’amore, appartengono alla vita di ciascuno di noi. La trama è semplice: una famiglia normale, apparentemente molto unita, il tradimento coniugale del padre, che ritrova all’improvviso una vecchia fiamma, la scoperta del tradimento da parte della moglie, la rabbia, la presa di coscienza, l’amore ritrovato e rivalutato. Il perdono. Fulcro della storia è Matteo, un bambino audioleso, sensibile e intelligente, che da subito stringe gli altri membri della famiglia in un abbraccio. Un luogo metaforico, dove sostenersi con forza l’un l’altro per affrontare con amore le difficoltà. Il mondo di Matteo è fatto di silenzi sin dalla nascita, quello di sua madre Sandra, di suo padre Alberto e di Alice, sua sorella, è concentrato nel comune tentativo di farlo crescere sereno, come qualsiasi altro bambino, perché, come scrive l'autrice, non è assolutamente necessario nascere perfetti per essere straordinari. Sandra è una madre protettiva, che ha rinunciato a buona parte di se stessa per il figlio; Alberto è un padre presente che prende in mano la situazione quando è necessario, ma è anche un uomo spaventato, che cede alla tentazione di fuggire dalle sue responsabilità. Alice è un’adolescente maturata troppo in fretta, che porta sulle giovani spalle il peso di quella stessa responsabilità. Ero impaziente di leggere questa nuova storia e mi aspettavo di ritrovare lo stile linguistico di Un uso qualunque di te: un linguaggio colorito di aggettivi, che rendeva le azioni e le emozioni dei protagonisti quasi palpabili, un susseguirsi incalzante di fotogrammi, dove il non detto si palesava con forza al lettore.

La scrittura di Non volare via è differente: limpida e scorrevole, lascia trasparire sempre una certa sensibilità – dono innegabile dell’autrice –, ma l’ho trovata meno incisiva, in un confronto che non potevo evitare. Terminata la lettura, ho provato la netta sensazione che mancasse qualcosa; non ho sentito le emozioni profonde dei protagonisti, che si muovono in una situazione difficile, concentrati nella soluzione di un quotidiano scandito da regole precise e, proprio per questo, ho pensato che l’autrice avrebbe potuto dare maggiore voce ai loro sentimenti. Credo che molto sia dipeso dal punto di vista da cui la storia è raccontata, che è quello di Alberto; Sara Rattaro si è calata nei panni di un uomo, ha dato voce a un’intimità diversa da quella cui ci aveva abituati e l’ha fatto bene, mostrando con quel senso di mancanza che ho provato, una peculiarità comune a molti uomini, quella di esprimere le proprie emozioni in modo più distaccato rispetto a una donna. Sarei curiosa di rileggere questa storia dal punto di vista di Sandra. La sua figura, per esempio, è ben delineata nel suo ruolo di madre troppo assorbita dai suoi compiti, nell’impegno spasmodico che mette nel cercare sempre nuovi stimoli per Matteo, perché cresca in un clima sereno, ma l’aspetto emotivo legato al tradimento mi ha lasciato in sospeso. Alberto descrive la sua reazione quando lo scopre, ma Sandra cos’ha provato nell’intimo di se stessa, veramente? Il tradimento è un evento doloroso, i suoi effetti emotivi sono paragonabili quasi a quelli di un lutto, soprattutto se a tradire, è stato chi, fino al giorno prima, era un punto di riferimento indiscusso. Come tale dunque andrebbe elaborato: la perdita di fiducia nell’altro, le certezze che improvvisamente s’infrangono come un castello di carte, la rabbia, la frustrazione, la paura dell’abbandono, la disistima di sé e, infine, la consapevolezza che porta alla reazione. Qualunque nuova strada porti a percorrere.

Il temperamento forte di Sandra è raccontato nei fatti che la portano a salvare la sua famiglia, ma il passaggio di emozioni che la spingono al perdono non è messo in evidenza, e la storia perde d’intensità. È chiaro che la scelta di raccontarla dal punto di vista di Alberto non mi è piaciuta, ma quest’aspetto è del tutto personale.


Alberto tradisce per fuggire le responsabilità di un quotidiano impegnativo, è consapevole di avere intorno a sé una famiglia straordinaria e, nonostante questo, si abbandona al piacere e all’illusione di tornare adolescente. Si rifugia tra le braccia di una donna che lo riporta al passato e a una gioventù che sente di non avere vissuto pienamente; racconta bugie su bugie, ma torna ogni sera dalla sua famiglia, sostenendo sguardi di rispetto e tenerezza che sa di non meritare; è oppresso da un senso di colpa relativo, in quanto a lungo non saprà decidere se restare o volare via. Lo farà quando Camilla, la donna con cui ha pensato di poter essere se stesso, fuggirà via.

Sarebbe interessante conoscere anche il punto di vista di questa donna, che ricompare improvvisamente dopo anni, insinuandosi senza rispetto alcuno nella vita di una famiglia, alla ricerca di affetti che non ha voluto o saputo costruire da sola, o semplicemente oppressa dalla solita voglia di non invecchiare, di non crescere.

«È sempre una questione di aspettative, perché quello che desideriamo ci mette in attesa, ma quello che non immagineremmo mai, invece, ci cambia la vita

Alberto probabilmente non sarebbe mai volato via, non avrebbe mai rinunciato all’amore per la sua famiglia, aveva solo bisogno di affrontare la paura provata tutte le volte che non si era sentito all’altezza, e tutte quelle in cui sarebbe voluto scappare lontano per la frustrazione che non lo abbandonava mai. Alla fine ritrova se stesso, il senso del suo essere padre di Matteo e di Alice, e ritrova l’amore per Sandra, così perfetta e coraggiosa, con la consapevolezza di non averlo mai perso veramente, perché il suo valore di moglie e madre è scolpito negli anni di condivisione e nei ricordi.

«Ogni cosa si può mettere in ordine, i numeri come le lettere, le parole come i nomi. Ordinare significa selezionare, decidere, ma anche scegliere

Alcuni aspetti della trama mi hanno lasciato perplessa. Comprensibile il perdono di Alice – scopre per prima la relazione del padre cogliendolo sul fatto –  manifestato rapportandosi in modo naturale con lui, quasi come se non avesse visto nulla, ma la comprensione che in qualche modo le fa giustificare il suo comportamento non mi ha convinto. “…Ti ho anche odiato sai? Ma ora è diverso…Perché mi sono innamorata anch’io.” Alice si è innamorata, e vuole vedere nella scelta del padre di restare con la famiglia, la rinuncia all’amore vero, quello che per la prima volta sconvolge lei.

Subito dopo il tradimento di Alberto, poi, Sandra s’innamora, apparentemente ricambiata, di un altro uomo; una reazione plausibile – riscoprire e difendere la propria femminilità, desiderare di essere amata –, ma la scelta di farla innamorare di un DJ, Davide, padre anche lui di un bambino audioleso, lo stesso che Alberto ascolta tutte le mattine mentre va a lavorare in auto, mi ha fatto sorridere. Così come la gravidanza inaspettata di Sandra e l’abbandono di Davide, che non se la sente di essere ancora padre, con la probabilità di avere un altro figlio disabile. Alberto lo cercherà e lo picchierà, in difesa di Sandra: “Stai tranquillo, non credo che ti rimpiangeremo.”  E così sarà.

«La famiglia non è fatta solo di anni passati sotto lo stesso tetto, di figli e una marea di esperienze da raccontare. No, una famiglia possiede un ventre molle che di solito si preferisce tenere nascosto

Non volare via, tramite il personaggio di Matteo, tratta un tema delicato come quello della disabilità, descrivendo lo sconvolgimento e le difficoltà che affrontano ogni giorno milioni di famiglie, ed è senz’altro la storia di un amore grande e imperfetto. Siamo chiamati a fare delle scelte ogni giorno e, come in questo caso, scegliere significa rinunciare a qualcosa o a qualcuno. La ricompensa però può essere inaspettata

«Quando arriva la tempesta pensiamo a trovare un riparo, sperando che passi in fretta portandosi via tutto ciò che non ci piace. Le conseguenze delle nostre azioni, le ferite che non si rimarginano e i brutti ricordi. Poi smette di piovere e scopriamo che ha dato solo una rinfrescata

Recensione di “Non volare via” di Sara Rattaro L’AUTRICE: Sara Rattaro è nata nel 1975 a Genova. Laureata in Biologia e in Scienze della Comunicazione, ha frequentato il master in Comunicazione della Scienza «Rasoio di Occam» a Torino prima di essere assunta come informatore farmaceutico. Coltiva da sempre la passione per la scrittura, le sue storie s’ispirano ai racconti delle persone che incontra. Nel 2010 esce per un piccolo editore il suo primo romanzo Sulla sedia sbagliata. Nel 2011 scrive il suo secondo romanzo Un uso qualunque di te, che ben presto scala le classifiche e diventa un fenomeno del passaparola. Non volare via è il suo primo romanzo pubblicato con Garzanti. Sito Autrice


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