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Recensione e pensiero "L'inverno che Helen O'Mara smise di sognare" di Lisa Moore
Creato il 12 agosto 2011 da FineUn amore più forte della vita. Una rinascita oltre la solitudine a spezzare l'inverno del cuore.
Titolo: L'inverno che Helen O'Mara smise di sognare Autore: Lisa Moore Editore: Bollati Boringhieri Collana: Varianti
Pagine: 274 Prezzo: 16,50
descrizione La notte di San Valentino del 1982, una «tempesta perfetta» provoca l'affondamento di una piattaforma petrolifera al largo di Terranova. A bordo ci sono 84 membri dell'equipaggio, reclutati nelle cittadine della costa, giovani, poveri e inconsapevoli o incuranti del rischio. La storia narrata da Lisa Moore è quella di chi rimane. Helen O'Mara è una delle vedove, ha tre figli piccolissimi e ne aspetta un quarto. Helen è costretta a continuare a vivere, per essere insieme madre e padre, ma una parte di lei, quella innamorata di Cal, il marito morto, resterà congelata nella lunga notte d'inverno che ha cambiato la sua vita.. Il lutto assume via via le forme del dolore, della ribellione, del rimpianto, del ricordo, del sogno, ma sembra non finire mai. Ogni pausa dall'impegno di cura, ogni sguardo che Helen alza verso la finestra dal lavoro di cucito che ha scelto per tirare avanti, le riporta alla mente un episodio della vita con Cal; ogni notte è affollata di sogni che si confondono con gli ingannevoli richiami del dormiveglia. Solo più di vent'anni dopo, quando John, l'unico figlio maschio, che non a caso ha scelto di lavorare come esperto per sistemi di sicurezza per le piattaforme petrolifere, telefona per annunciarle che diventerà padre, Helen si sveglia dal lungo, ostinato, torpore del desidero. Il disgelo assumerà la forma concreta di Barry, un attraente quanto riservato artigiano che la saggia e attenta sorella Luise le ha mandato per sistemare la casa.
L'autrice Lisa Moore è autrice di due raccolte di racconti, Degress of Nakedness (1995) e Open (2002), quest'ultima finalista al Giller Prize, il più importante premio letterario canadese. Il suo primo romanzo Alligator (2005), è stato a lungo nella lista dei bestseller in Canada, il libro dell'anno per il «Globe and Mail», e ha vinto il Commonwealth Writers Prize for Canada and the Carribbean 2006. L’inverno che Helen O’Mara smise di sognare è stato finalista al Man Brooker Prize 2010. Vive a St. John's, Terranova, con il marito e due figli.
"Moore intreccia il presente e il passato, evocando ricordi dolorosi con la perfezione dei dettagli". The New Yorker
La storia narrata da Lisa Moore è quella di chi rimane.
Il racconto che Lisa Moore mette in scena è basato su avvenimenti reali, più precisamente sull'affondamento di una piattaforma petrolifera, al largo di Terranova, avvenuto nel febbraio dell'82 causando la morte di 84 persone a bordo.
La narrazione si concentra sulla vita reale di chi, quel giorno, è riuscito a sfuggire in modo terreno, ma non spirituale alla catastrofe. Una di queste, se non la più importante, è Helen O'Mara, madre di tre figli in attesa del quarto, le sue emozioni, pensieri e preoccupazioni vengono raccontate cambiano continuamente lo stile di narrazione che varia dal presente al passato, ma non solo realtà si mescola al sogno e ai pensieri della protagonista. L'autrice con il suo stile cerca di trasmettere in tempo reale tutto quello che passa per la testa dei personaggi, creando così un flusso di pensieri e rendendo verosimile la lunga trafila di preparazione al lutto della protagonista.
Questo modo di raccontare le vicende a volte manda in confusion il lettore che, dopo varie pagine, si sente stremato e la sua voglia di continuare diminuisce se non fosse per la storia che riesce a trasmettergli tutte le sensazioni che la protagonista prova. Il susseguirsi di momenti gioiosi e ostili, ti porta a provare la stessa apatia che a volte perseguita la protagonista, ma nonostante ciò cerca di vivere al meglio la realtà malgrado dentro di se porta un dolore profondo, il quale sembra bloccare perfino i battiti del cuore come se si fossero paralizzati o addirittura ghiacciati come l'acqua di un lago, d'inverno, prima mossa dal vento, ora immobile ad aspettare di essere scongelata e così liberata, dal calore del sole.
..."La vita scorre via; finisce. Qualcosa arriva a tutta velocità. Sbatte la porta di casa e sbatte la porta sul retro; qualcosa brucia sui fornelli; compleanni, matrimoni e funerali; bambini, bancarotte, colpi di fortuna sfacciata, gli alberi carichi di ghiaccio; tutto finito. Helen si tocca la collana. Tutto finito."...
Helen dopo la morte del marito si trava a vivere una vita fatta di dolore e rimpianto, ma anche di faccende che non può tralasciare cioè l'accudire le creature nate dall'amore, perché anche se il ricordo del marito e del loro amore che, sembra continuare a vivere anche dopo la morte, per lei è una costante e le fa provare momenti di disperazione intensi, comunque la vita va avanti e lei farà in modo di riprendersela e stringerla concretamente fra le mani.
Gli episodi che rigurdano il figlio John, ci fanno capire come una "disgrazia" influscie in modo diverso sulle persone perché nonostante la sua paura dell'acqua e la perdita del padre, avvenuta a causa di una petroliera, lui decide di lavorare su una di esse, forse per esorcizzare il passato? I suoi comportamenti a volte sembrano pieni di menefreghismo e io sinceramente in alcuni punti del romanzo non sono riuscita a digerirlo, in alcuni momenti il modo di agire e pensare, di questo personaggio, mi dava un pò ai nervi.
Mentre leggi il gelo ti avvolge e forse, per l'ambientazione o le parole usate dall'autrice, ti senti all'improvviso svuotato, ma allo stesso tempo traboccante di malinconia, non so dirvi esattamente che tipo di sentimenti ho provato leggendo il racconto, perché le sensazioni sono state molteplici e a volte discordanti fra loro.
Un romanzo che fa capire cos'è la sofferenza e (per certi versi) come abbatterla, raccontato con parole dure e passione, sicuramente un romanzo da tenere in considerazione, da non prendere alla leggera perché lo stile narrativo non è dei più semplici e non a tutti potrebbe piacere.
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