RECENSIONE Il romanzo si articola in un arco temporale che copre circa dieci anni di vita delle due voci narranti, Veronica e Laura. Il lettore le segue nel loro percorso di vita, dall’adolescenza fino alla maturità, e nei difficili rapporti con le rispettive famiglie.
Veronica in particolare, deve fare i conti con una madre difficile: una donna amareggiata, spesso depressa, ossessionata da qualcosa che la bambina all’inizio non riesce a capire. Lo scoprirà in un giorno d’estate quando, curiosando in camera della madre, troverà in una cartella di pelle la foto di una bambina bionda. Quella bimba, intuisce, è la ragione del dolore che aleggia da sempre sulla sua famiglia. Da quel momento in poi, la bambina della foto diviene una sorta di convitato di pietra nella vita di Veronica, la quale comprende che molte difficoltà dei genitori e l’ansia spaventosa e paralizzante della madre sono legate a quella foto.
Nel contempo, Laura vive una vita fatta di fughe, costretta a lasciare scuole e affetti dalla madre Greta e dalla nonna, una sorta di matrona d’antan, donna Lilì. A fare da trait d’union è la misteriosa Ana, amica di entrambe le madri. Una donna sensuale, elegante e ambigua di cui le bambine, per una sorta di sesto senso, non riescono a fidarsi del tutto.
Bene, tutto ciò che vi ho detto accade nelle prime cento pagine del libro.Nelle successive pagine, il racconto si snoda attraverso la ricerca di Veronica, ormai adulta, che decide di inseguire l’ossessione della madre. Ne ripercorre i passi, sceglie persino di sostituirla al lavoro quando la donna si ammala gravemente, fino a che, grazie alla confessione del padre, non scopre che i suoi genitori avevano avuto una figlia prima di lei, e che questa bambina era nata morta. La madre era convinta che invece la piccola fosse nata viva e le fosse stata sottratta. La piccola ritratta nella foto sarebbe la bambina perduta. Attraverso una serie di coincidenze fortuite e di intuizioni, Veronica giunge vicinissima alla sorella, ormai adulta, che gestisce un negozio di pelletteria. Lo stesso dove la madre di Veronica aveva acquistato la costosa cartella di pelle che custodisce la foto.
Laura ha sperimentato una vita ricca e agiata, ben diversa dell’esistenza della sorella che non sa di avere. Ha subìto le vessazioni di donna Lilì, delusa perché non è diventata una stella della danza classica, ha metabolizzato la tristezza per il comportamento della madre, una donna immatura che passa da un amante a un altro.
E queste sono altre cento pagine. Non procederò oltre nella narrazione del romanzo. A mio avviso, infatti, le ultime cento/centoventi pagine sono la parte migliore del romanzo per quanto concerne il ritmo narrativo e l’evoluzione dei personaggi. La vicenda prende spunto da uno scandalo che infiammò la Spagna alcuni anni fa: un terribile mercato di neonati, sottratti a famiglie disagiate o a ragazze madri e affidati, dietro lauto compenso, a famiglie adeguate.
È una storia particolare, ricca di implicazioni ideologiche e morali molto pesanti. Tuttavia la Sanchez non approfondisce questi aspetti. Si concentra sull’emotività dei personaggi e sul loro vissuto, su un quotidiano fatto di esperienze ed emozioni che li condiziona pesantemente. Scelta assolutamente giustificabile, ma che genera nel tessuto narrativo dei “buchi”, dei veri e propri passaggi mancanti che lasciano il lettore con l’amaro in bocca. Ad esempio: perché Greta, la madre di Laura ha “acquistato” la figlia con la complicità di donna Lilì? O ancora. La madre di Veronica non ha chiesto che le venisse mostrato il corpo della bambina morta. Perché non ha avuto una bara per darle sepoltura?
Ciò che invece è davvero difficile da spiegare è l’estrema, asfissiante lentezza della prima parte. Scene e momenti che non hanno alcun peso nella narrazione appesantiscono le prime duecento pagine del libro, che avrebbero potuto essere tranquillamente riassunte in ottanta o cento. La sensazione di pathos e di angoscia che dovrebbe connotare la vicenda ne risulta diluita e spesso poco efficace. È nella seconda parte che finalmente il romanzo acquista ritmo e, grazie all’alternarsi delle due voci narranti, guadagna quello spessore e quel fascino che contraddistingue la scrittura della Sanchez. L’attenzione del lettore è finalmente catturata e si giunge alla fine del romanzo con una sensazione di pena e di malinconia che è difficile scrollarsi di dosso.
Le due protagoniste si muovono in un mondo ovattato, declinato al femminile. Gli uomini sono assenti, o comunque, non hanno un vero e proprio peso specifico nella storia. L’unica figura maschile di rilievo è il padre delle due ragazze. Probabilmente (è una considerazione personale), l’Autrice ha scelto di focalizzare l’attenzione su questa figura quasi per segnare un collegamento con le due ragazze. Altra figura forte e interessante è Ana: la Sanchez ha compiuto un lavoro raffinato: non si ha contezza dei suoi pensieri per gran parte della narrazione, ma nel medesimo tempo, il lettore comprende che il suo è un personaggio nodale.
Per concludere, Entra nella mia vita è un romanzo scritto molto bene, con uno stile fluido che scivola via pagina dopo pagina. La gestione della trama e del tessuto narrativo è, a parere di chi scrive, piuttosto altalenante, afflitto da una lentezza esasperante e una certa prolissità che appesantiscono la prima parte, ampiamente riscattate dal finale vibrante. È un romanzo che parla di legami familiari, di ricerca di se stessi e del confine sottile che separa l’ossessione dal bisogno di ottenere la verità, qualunque essa sia.L'Autrice: Clara Sánchez vive a Madrid. Ha pubblicato alcuni romanzi inediti in Italia, ma tradotti in molti altri paesi, e ha vinto il Premio Alfaguara nel 2000 con Últimas noticias del paraíso. Con Il profumo delle foglie di limone, in cima alle classifiche di vendita spagnole per oltre un anno, ha raggiunto la fama mondiale. Libri di Sánchez Clara pubblicati da Garzanti: Il profumo delle foglie di limone, La voce invisibile del vento, Entra nella mia vita